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GLOCAL di Ernesto Pappalardo »

Appare necessario che le forze socialiste e progressiste prendano atto che occorre ritrovare lo spirito di un dialogo forte, aperto e rispettoso delle diverse culture chiamate a confrontarsi.
Elezioni europee, la vera sfida da giocare (e vincere?)
Oggi la forza della destra si basa sulla capacità di visione (concetto chiave e prevalente in questo periodo di mutamenti di non poco conto). Nella piena consapevolezza che, fino a questo momento, non si è lasciata intrappolare in nessun errore di rilievo. Uno sforzo non da poco.

La battaglia politica che prende sempre più consistenza è quella che porta alle elezioni del Parlamento europeo che sono in programma dal 6 al 9 giugno del 2024. Va detto che le date individuate sono quelle che rispondono all’atto elettorale dell’Ue “secondo cui le elezioni parlamentari europee si svolgono ogni cinque anni, da giovedì a domenica, normalmente nella prima settimana di giugno”. Al di là dell’inquadramento formale della scadenza, è chiaro che rappresentano un passaggio di notevole importanza, ben più di quanto si immagini, molto oltre, naturalmente, il delicato contesto degli equilibri internazionali in questo periodo immerso nel confronto con l’emergenza bellica. E’ proprio, invece, sul versante interno, quello dei singoli Paesi, che emergerà con estrema naturalezza il quadro della situazione che, di fatto, è venuta a crearsi sul piano della valutazione politica vera e propria: per quanto ci riguarda più strettamente da vicino, è (già) riuscita la destra di Giorgia Meloni a conquistare, pienamente, la fiducia degli italiani che le hanno affidato a fine settembre dello scorso anno (2022) il governo del Paese? A giudicare dai risultati e, soprattutto, dalle tendenze espresse dagli elettori in questo primo semestre del 2023, la risposta è estremamente semplice. Sì, la destra non solo ha vinto, ma ha stravinto. E ha ricevuto un mandato ad ampio raggio, che nel frattempo le ha consentito di guardare lontano – anche in Europa – per provare a pianificare un disegno di governo che – a valutare anche velocemente come si stanno articolando le cose – è già pronto ad assumere ampie prospettive di crescita, nell’ottica di un conservatorismo sempre più aggregato a una visione che si oppone fermamente – per intenderci – a tutto quello che la sinistra, intesa prioritariamente come area progressista e socialista, aveva già delineato (sebbene non riuscendo programmaticamente a puntualizzare quasi niente di quanto pure più volte affermato).

Queste sono le premesse di un’analisi che parte dai dati di fatto, dai numeri e da quanto si prospetta sulla base di una netta corrispondenza tra principi dichiarati e non sempre facili passi compiuti dalla destra che ha capito come il muro difensivo costruito da varie forze politiche in Europa può, senza dubbio, ben articolare uno scontro in grado di mettere in difficoltà forze di governo – come in Italia, per esempio – in ogni caso chiamate a fare fronte a un contesto non sempre facile da comprendere, sia nella strategia che negli obiettivi più semplici, sempre orientati – è estremamente evidente –  sul versante della piena corrispondenza tra l’utile dei singoli Paesi e l’interesse prevalente dell’Ue, che deve per forza di cose manifestarsi come dominante (almeno all’apparenza).

Fino a questo momento è necessario che le forze socialiste e progressiste prendano atto che è proprio dalle leadership radicate nella propria area, che occorre ritrovare lo spirito di un dialogo forte, aperto e anche ben rispettoso delle diverse culture che, pure, si confrontano.

Per arrivare dove? Ad un alleanza in grado di  fare fronte a quanto l’Europa è chiamata ad affrontare nel breve e nel medio periodo, per iniziare. La costruzione, cioè, del cambiamento, effettivo (anche istituzionale, da un certo punto di vista) e della totale condivisione di obiettivi sociali ed economici per guidare l’Ue nei prossimi anni. E’ questo il passaggio sul quale si gioca il futuro di quanto fatto fino ad oggi dalla parte che in Italia si è trovata di fronte una destra con le idee ben delineate, pronta al governo e a mettere in campo iniziative che hanno saputo interagire con gli elettori e con pezzi di classi dirigenti disposte ad affrontare (quasi sempre bene, fino a questo momento) i rischi di un cambiamento che, nel frattempo, procede a passo svelto.

Oggi la forza della destra, basata sulle capacità di visione (concetto chiave e prevalente in questo periodo di mutamenti di non poco conto) e di condivisione, è lì, e va avanti.

Nella consapevolezza che, fino a questo momento, non si è lasciata intrappolare in nessun errore di rilievo. Uno sforzo non da poco.

Ernesto Pappalardo

direttore@salernoeconomy.it

 

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