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GLOCAL di Ernesto Pappalardo »

Destinati a confrontarci con scelte e decisioni da valutare solo sulla base dei risultati che saranno raggiunti.
E’ la politica che non c’è, viaggia al contrario
E’ evidente che viviamo una fase di decadenza partitica disastrosa, che si inchina agli eventi tentando di strumentalizzarli, ma di scelte coerenti e sagge ne mette molto poche in campo.

Come, purtroppo, non era “complicato” prevedere, assistiamo negli ultimi giorni a una serie di “rappresentazioni” di contrasti politici e istituzionali – più o meno palesi da tempo, ma, in ogni caso, inquadrati in un momento particolarmente complesso – che confermano il persistere di una situazione difficile, avviata verso scenari che non è semplice decifrare fino in fondo. In altre parole, mentre la deriva economica va avanti – barcollando tra aiuti e disegni di ripresa che è bene prendano forma prima di essere annunciati (cosa che non accade quasi mai) – si accavallano in maniera continua e senza alcuna interruzione notizie che richiamano un quadro destinato a proseguire senza alcun “pericolo” di interruzione. Siamo, cioè, diventati testimoni diretti della prevalenza (più o meno netta) dei riti e delle pratiche della politica – con tanto di corsie preferenziali (aperte e vistosamente sorvegliate) riservate alla carriere personali o a obiettivi primari per “dominare” il permanente contrasto tra le forze in campo – che non demorde affatto pur di arrivare al traguardo della conquista di postazioni sempre più dominanti. Se provassimo a individuare quale obiettivo ha raggiunto, senza scomporsi più di tanto, il “polverone” quotidiano sollevato dai partiti, potremmo senza dubbio fare riferimento alla “conquista”, ormai non reversibile, di ogni spazio disponibile in termini di comunicazione di risultati ( e di scelte) raggiunti e rappresentati come fattori positivi. Ogni qualvolta, invece, occorre assumersi responsabilità e tracciare il perimetro di una sconfitta – di qualsiasi genere – anche di minima entità, scatta un atteggiamento che tende a porre distanza, a “svicolare” da quanto accaduto. Si tratta, naturalmente, di fatti che si ripetono nel tempo, ma ogni volta assumono – sempre – il carattere della scelta incentrata sulla via di fuga, senza distinzioni di ruoli e posizioni.

Se questo è il “clima” generale che attraversa ogni “evento” che si produce nel tempo che stiamo attraversando, è evidente che nel viaggio “senza regole” che ci tocca affrontare, siamo destinati a confrontarci con scelte e decisioni che dovranno essere valutate solo sulla base dei risultati che saranno raggiunti. Mentre continueremo ad assistere a questo perenne e scorretto confronto tra le forze (politiche) in campo – che, fino a questo momento, non pare abbiano individuato la strada concreta per obiettivi rilevanti e imprescindibili rispetto al medio e lungo periodo – siamo ogni giorno di fronte all’evoluzione di fasi che privilegiano in maniera preminente la prassi dell’annuncio. Una prassi che consente di protrarre per lungo tempo polemiche e scontri frontali senza, però, raggiungere traguardi, in qualche modo, funzionali all’evoluzione delle situazioni, che, invece, si evolvono e proseguono, raggiungendo “traguardi” che si ripercuotono sulle spalle dei cittadini con conseguenze molto difficili da digerire.

Insomma – e c’entra molto relativamente la fase del Covid – nella generale confusione, che molte volte appare, in qualche modo, “organizzata”, permane senza alcun dubbio o questione proveniente dall’apparato politico, un clima generale che pare privilegiare il culto di assistere a quanto accade, con l’obiettivo di comprendere un istante prima dell’avversario come va a finire. Per, poi, assumere una posizione almeno compatibile.

E’ evidente che viviamo una fase di decadenza politica disastrosa, che si inchina agli eventi tentando di strumentalizzarli, ma di scelte coerenti e sagge ne mette molto poche in campo.

Ernesto Pappalardo

direttore@salernoeconomy.it

 

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