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La ricerca presentata in occasione dell'Assemblea annuale di Federvini.
E il vino traina i consumi
Il Censis: “Il 93,2% dei consumatori sceglie in base alla qualità e non al prezzo”. Il prodotto deve essere Made in Italy (per il 91,2%), Dop (Denominazione di origine protetta: 85,9%) o Igp (Indicazione geografica protetta: 85,4%).

L’approccio più “colto” ai consumi si riflette con particolar evidenza nelle dinamiche degli acquisti che riguardano il vino. In questo segmento la spesa cresce di più. “Nel biennio 2013-2015 la spesa delle famiglie per il vino è aumentata del 9% in termini reali, mentre i consumi complessivi hanno registrato un incremento del 2% e la spesa alimentare solo dello 0,5%. Il consumatore evoluto e informato è pronto a mettere più soldi su beni che incorporano un elevato valore immateriale. E per il vino, oltre alla dimensione organolettica, conta quella simbolica, l’incarnazione di cultura e tradizioni locali, espressioni specifiche dell’italianità”. È quanto si evince dalla ricerca del Censis presentata in occasione dell’Assemblea annuale di Federvini. I numeri del consumo di vino.
“Nel 2016 – si legge in una nota di sintesi del Censis – consumano vino più di 28 milioni di italiani. Dall’inizio degli anni ’80 ai giorni nostri la popolazione che beve vino è rimasta sempre al di sopra del 50% (il 51,7% nel 2016). In particolare, il 54,6% degli italiani con 65 anni e oltre, il 58,4% di quelli con 35-64 anni, il 48,6% dei millennials, ovvero dei giovani con età compresa tra 18 e 34 anni. Si è, invece, ridotta la quota dei grandi consumatori (persone che ne bevono più di mezzo litro al giorno), passata dal 7,4% del 1983 ad appena il 2,3% del 2016. E negli ultimi anni si sono ridotti i consumatori con un basso livello di scolarizzazione, mentre sono aumentati i diplomati (dal 30,6% del 2006 al 33,8%) e i laureati (dal 35,5% al 39,5%), più propensi alla ricerca di informazioni e di qualità”.
Il vino come rivitalizzatore di territori e di città.
Il vino si rivela sempre più anche uno degli “strumenti” più importanti per la promozione dei territori e delle loro capacità attrattive. “Sono 24 milioni gli italiani – spiega sempre il Censis – che nell’ultimo anno hanno partecipato ad almeno un’attività eno-correlata. In particolare, 16,1 milioni hanno partecipato a eventi, sagre, feste locali legate al vino, 14,2 milioni si sono recati in locali, ristoranti e trattorie perché disponevano di buoni vini, 13,7 milioni hanno fatto vacanze e gite in località celebri per l’enogastronomia. Sono il 62,3% dei millennials, il 49,8% dei baby boomers e il 26,1% dei longevi ad aver partecipato alle diverse attività eno-correlate. Il popolo del buon vino genera così una vera e propria economia diffusa, a beneficio non solo dei soggetti e dei territori del settore, ma anche dell’economia italiana nel complesso”.
Vino di qualità per bere meglio.
Sul versante degli acquisti la ricerca del Censis chiarisce un aspetto sostanziale dal punto di vista del sistema produttivo. “Il 93,2% dei consumatori sceglie il vino in base alla qualità e non al prezzo. E nello scegliere la qualità pesano alcuni fattori precisi: che il vino sia italiano (per il 91,2%), che sia un vino Dop (Denominazione di origine protetta: 85,9%) o Igp (Indicazione geografica protetta: 85,4%), che sia del marchio giusto (70,4%). Perché la storia del vino italiano è una storia di vini locali e di marchi che esprimono il legame profondo con comunità e territori, protagonisti di processi di rigenerazione locale e di conquista dei mercati globali”.
La potenza dell’export del vino.
Notevoli i riflessi che la produzione di vino genera sulle esportazioni Made in Italy. “L’Italia conta su una produzione di vino pari a 50,9 milioni di ettolitri nell’ultimo anno, superiore a quella di Francia, Spagna, Germania, Portogallo. Il valore dell’export del vino ha raggiunto i 5,6 miliardi di euro nel 2016, con un incremento del 27,6% nel periodo 2011-2016. Si registra un boom delle esportazioni di vini Dop (+44,8% in valore e +20,5% in quantità) e Igp (+24,1% in valore, pur a fronte di un -3,7% delle quantità). Ed è decollato l’export degli spumanti: +117,9% in valore e +85,1% in quantità. Il vino italiano è un potente ambasciatore nel mondo del Made in Italy e dell’Italian Style, ma sono ancora enormi le potenzialità da cogliere sul sentiero dell’innalzamento del valore. Se, ad esempio, la nostra produzione raggiungesse il valore unitario della produzione francese, l’export di vino italiano potrebbe aumentare fino a 12 miliardi di euro, con un incremento di 6,4 miliardi rispetto ai valori attuali”.
(Fonte: censis.it/17.05.2017)

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