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Punti di forza e criticità del nuovo strumento che potrebbe consentire una maggiore dinamicità del comparto.
E il Bio attende il Testo Unico
La norma intende programmare lo stanziamento di risorse attraverso l’attivazione di uno specifico fondo; rafforzare il ruolo della ricerca; promuovere l’aggregazione imprenditoriale della filiera e disciplinare la vendita delle sementi.

Riceviamo e volentieri pubblichiamo di Katya Madio

Nel mese di ottobre dello scorso anno (2016) è stata presentata una proposta di legge – ancora oggi all’esame della Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati – in materia di “Disposizioni per lo sviluppo e la competitività della produzione agricola e agroalimentare con metodo biologico”. Primo firmatario della proposta il deputato Pd, Massimo Fiorio e Alessandra Terrosi, relatrice della riforma. Oggetto della norma è l’agricoltura biologica, un settore che, nel 2016, ha superato i 4,8 miliardi di euro di fatturato di cui 1,6 legati all’export, e che vede coinvolte secondo la FederBio, 60.000 aziende agricole che si prendono cura dell’ambiente e del territorio senza utilizzare concimi e pesticidi chimici di sintesi e, oltre 8.000 imprese in attività di trasformazione di materia prima prodotta da più di un milione e mezzo di ettari (oltre il 12% della superficie agricola complessiva italiana); insomma un settore virtuoso che conta circa 250mila addetti e che per questo viene considerato di interesse nazionale con funzioni sociali ed economiche importanti, capace di promuovere sicurezza alimentare, benessere degli animali e sviluppo rurale riducendo, le emissioni nocive nell’ambiente.
Il Testo Unico nello specifico tende a organizzare il settore soddisfacendo da una parte la grande richiesta dei consumatori e dall’altra il forte orientamento da parte delle imprese. La norma si pone l’importante obiettivo di programmare lo stanziamento di risorse sul biologico con la costituzione di un apposito fondo; di rafforzare il ruolo della ricerca; di promuovere l’aggregazione imprenditoriale della filiera e, infine, di disciplinare la vendita delle sementi biologiche affidando al Ministero delle Politiche Agricole, con un decreto ministeriale previsto dal Collegato Agricolo, il compito di normare i controlli e le sanzioni per le aziende.
I punti di forza del decreto.
Il Testo Unico sul biologico ha, quindi, diversi elementi di interesse e di forza riassumibili nella volontà di individuare fondi certi per l’attuazione del Piano Strategico Nazionale (PSN) sul Bio che consentirebbe di promuovere ulteriormente la crescita del settore soprattutto presso i mercati internazionali e la capacità di dare valore e nuovo slancio ad attività come formazione e ricerca oltre che a rivolgere maggiore attenzione ai distretti Bio. Infine, un’importante novità introdotta nel testo riveste la disciplina in tema di sementi biologiche: viene infatti, consentito il diritto di vendita diretta in ambito locale e per piccole quantità, agli agricoltori che producono sementi non iscritte al registro, e il diritto al libero scambio delle stesse.
Punti di debolezza.
Se i punti di forza sono considerevoli, il quadro normativo presenta però anche una serie di “aspetti deboli”. Secondo lo stesso Presidente Aiab (Associazione Italiana per l’Agricoltura Biologica), Vincenzo Vizioli, il fondo destinatario delle risorse sarebbe sempre lo stesso individuato per il sostegno e lo sviluppo dell’agricoltura biologica. “Quest’anno – secondo quanto dichiarato dallo stesso Vizioli all’Ansa – in presenza di un articolato Piano Strategico Nazionale per il biologico dei circa dieci milioni provenienti da quel fondo, solo due sono stati resi disponibili per la ricerca e sempre con tempi molto incerti, tanto che per un loro uso ragionato, siamo in attesa che venga convocato il Tavolo sulla Ricerca”. Altro punto debole di non secondaria importanza riguarda l’istituzione di un apposito Comitato che andrebbe a sovrapporsi al Tavolo Tecnico già esistente, costituito da associazioni di categoria.
Entro la fine del corrente mese di aprile il TU sul biologico potrebbe essere approvato dalla Camera dei Deputati, ma è auspicabile un maggiore coinvolgimento delle associazioni che rappresentano il biologico al fine di meglio definire un quadro normativo adeguato alle aspettative del settore.

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