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Le dinamiche delle retribuzioni dei laureati a Salerno che riescono a bucare il cancello (stretto) del circuito occupazionale.
Dualismi, salari e competenze
Nella parabola temporale a breve e medio termine, nell’ambito dei percorsi post/universitari, il “saper fare” continua ad assumere (per fortuna) rilevanza e consistenza.

di Paolo Coccorese ed Ernesto Pappalardo

Questo articolo è stato pubblicato sul quotidiano “Il Mattino” (edizione Salerno) giovedì 19 ottobre 2017.

Il divario territoriale – il cosiddetto dualismo – tra Sud e Centro/Nord stimola effetti concreti, com’è ampiamente noto, sulla qualità della vita delle persone. E si riflette, naturalmente, anche sui salari e sulle retribuzioni più in generale. Ma, per fortuna, nella parabola temporale a breve e medio termine, le competenze professionali ed il  “saper fare” continuano ad assumere, in qualche modo, rilevanza e consistenza da vari punti di vista. Fino a determinare, sebbene solo  progressivamente, la riduzione delle distanze. Accade anche nel caso delle retribuzioni dei laureati a Salerno che riescono a bucare il cancello (sempre stretto) del circuito occupazionale. L’indagine di “Almalaurea” (dati 2016) consente, per esempio, di appurare che, pur partendo da una condizione di oggettivo svantaggio territoriale (appunto), i laureati presso l’Università di Salerno incrementano il loro compenso maggiormente rispetto ad altri importanti atenei. Al punto che arrivano a percepire a cinque anni dalla laurea  il 45,2 per cento in più rispetto a quanto ottenuto ad un anno dall’uscita dall’Università. Questa dinamica colloca il nostro Ateneo al 7° posto nella particolare graduatoria che censisce da vari punti di vista oltre 50 Università. Sia ben chiaro: non è che si riescano ad azzerare per intero le “differenze”, ma il segnale può essere letto in maniera fortemente positiva. Le competenze maturate nel corso di studio affrontato sono in sintonia con le aspettative del datore di lavoro (pubblico o privato che sia) ed avviano il laureato ad una crescita professionale anche in termini di percezione del reddito.

Va detto, come si accennava, che le “differenze” ci sono eccome. Ad un anno di distanza dall’esame finale il laureato a Salerno può contare  su 869 euro netti a fronte di una media nazionale di 1.006 euro. Dopo cinque anni sale a 1.262 euro (sempre netti), mentre la media-Italia è di 1.386 euro. Ma la sua busta paga (o fattura) ha subito un incremento di 393 euro rispetto al trend nazionale di 380. Ed è proprio questo “aumento” percepito che fa la differenza e pone Salerno nella top ten delle Università con una parabola in ascesa rispetto al compenso medio iniziale. Ed occorre aggiungere che si tratta di una dinamica ancora più apprezzabile se si pensa che – secondo gli ultimi dati Istat disponibili, relativi al 2014 – le retribuzioni per occupato dipendente al Sud sono più basse del 13,6% rispetto alla media nazionale.

Una riflessione significativa è necessaria sull’effettiva utilizzazione delle competenze acquisite quando si entra nel mercato del lavoro. Il 47,4% dei laureati a Salerno evidenzia che fa ricorso a quanto appreso nel corso di studi in misura elevata (media-Italia pari al 45,4%) ed il 37,6% in misura ridotta (Italia 42,1%). Conferme positive arrivano, infine, dall’auto-valutazione dell’adeguatezza della formazione ricevuta. Il 50,4% ritiene che la formazione ricevuta sia “molto adeguata” (Italia: 49%) ed il 36% “poco adeguata” (Italia: 40,2%).

 

 

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Differenze di retribuzione tra Nord e Sud
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