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I numeri dell'economia »

Istat. Il commercio internazionale di merci “ha rallentato e l’indicatore PMI globale è sceso sotto quota 50, segnalando una contrazione degli ordini all’export”.
Dimezzate le stime di crescita in Italia
A preoccupare “la politica aggressiva dei dazi statunitense: potrebbe avere un impatto più ampio del previsto sulla nostra economia, con una crescita del PIL e dei consumi che già quest’anno dovrebbe ridursi rispettivamente allo 0,4% e allo 0,7%”.

Lo scenario globale resta incerto, il commercio internazionale è in frenata, perché il contesto è “dominato dall’incertezza”, spiega l’Istat nella nota sull’economia italiana (marzo-aprile 2025) “inasprita dalle oscillazioni nella politica commerciale statunitense e dalle tensioni geopolitiche in Ucraina e Medio Oriente”. Il commercio internazionale di merci “ha rallentato e l’indicatore PMI globale è sceso sotto quota 50, segnalando una contrazione degli ordini all’export. Il prezzo del gas e del petrolio è in calo, mentre l’euro si è rafforzato sul dollaro”. Bisogna, poi, aggiungere che “l’area Euro cresce (anche l’Italia)”. “Nel primo trimestre del 2025, l’economia statunitense ha segnato un lieve calo del Pil (-0,1%, la prima flessione in tre anni), dovuto a un forte aumento delle importazioni. Al contrario, la Cina (+1,2%) e l’area euro (+0,4%) hanno mostrato una tenuta migliore. In Europa, la Spagna continua a crescere più della media. In Italia il Pil è cresciuto dello 0,3% nel primo trimestre, spinto dall’industria e dall’agricoltura. I servizi sono rimasti stabili. La produzione industriale è aumentata leggermente (+0,4% su base trimestrale), mentre le costruzioni mostrano un rallentamento. I permessi per nuove abitazioni sono in calo, ma l’edilizia non residenziale regge”.

Il Documento di finanza pubblica “dimezza le stime di crescita per l’Italia”. “Il quadro delineato appare ancora segnato da un eccesso di ottimismo. A preoccupare, in particolare, è la politica aggressiva dei dazi statunitense: potrebbe avere un impatto più ampio del previsto sulla nostra economia, con una crescita del PIL e dei consumi che già quest’anno dovrebbe ridursi rispettivamente allo 0,4% e allo 0,7%, due e tre decimi di punto al di sotto delle stime del Governo”. A tutto ciò si aggiunge che “peggiora la fiducia in Europa, con l’Italia tra i Paesi più colpiti: le rilevazioni Istat hanno registrato due cali consecutivi, a marzo e ad aprile. La fiducia delle imprese è scesa per tre mesi consecutivi, con segnali negativi soprattutto nel turismo e nel commercio al dettaglio. Le aspettative restano deboli. Un deterioramento del clima su cui a nostro avviso pesano sia l’andamento economico sotto le attese sia l’incertezza legata alla stretta protezionistica dell’amministrazione Usa e che potrebbe influire negativamente sui consumi di primavera”.

In Italia “consumi e risparmio in rallentamento”. Nel quarto trimestre 2024 “la spesa delle famiglie è cresciuta meno del trimestre precedente. Il reddito disponibile è in lieve calo e la propensione al risparmio è scesa all’8,5%. Anche le vendite al dettaglio hanno subito una flessione nel primo trimestre del 2025, sia in valore che in volume”. E per l’inflazione “tornano le tensioni sui prezzi. Dopo l’accelerazione di febbraio, l’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) è aumentato anche a marzo, dello 0,4% su base mensile e del 2,0% sullo stesso mese dello scorso anno 2024, dal +1,6% del mese precedente. Anche ad aprile, l’indice dei prezzi ha registrato un nuovo aumento, trainato soprattutto dal rialzo degli energetici regolamentati e dal balzo dell’inflazione di fondo, salita al 2,1% rispetto all’1,7% di marzo”.

Per quanto concerne il  lavoro “a marzo l’occupazione è leggermente diminuita (-16mila unità), ma nel complesso del trimestre si è registrato un aumento dello 0,9%, con una crescita diffusa tra le diverse categorie. La disoccupazione è salita al 6,0%, mentre quella giovanile è balzata al 19%. Resta stabile il tasso di inattività.

(Fonte: confesercenti.it/13.05.2005)

 

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