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“Giardini e balconi delle abitazioni sempre più spesso lasciano spazio ad orti per la produzione fai da te”.
Covid, “svolta autarchica in 4 famiglie su 10”
Coldiretti: “Nuova tendenza a produrre in proprio, conservare e trasformare in casa per garantirsi risparmio e genuinità anche per la maggiore attenzione alla salute determinata dalla pandemia”.

Tra le tante conseguenze derivanti dal mutato stile di vita in seguito alla diffusione del Covid è da inserire anche la “svolta autarchica in quattro famiglie su dieci (44%), che hanno portato in tavola cibi di propria produzione con la pandemia che ha spinto la coltivazione fai da te di frutta e verdura in giardini, terrazzi, orti urbani e piccoli appezzamenti di terreno ma anche piccole attività di allevamento familiare”. La conferma arriva dall’indagine Coldiretti/Ixe’ che “fotografa la nuova tendenza da parte dei cittadini a produrre in proprio, conservare e a trasformare in casa per garantirsi risparmio e genuinità anche per la maggiore attenzione alla salute determinata dalla pandemia. Una tendenza favorita dalla crisi economica generata dal Covid, ma anche dalla voglia di trascorrere più tempo all’aperto nelle lunghe settimane di lockdown che hanno anche favorito l’impegno in cucina nella preparazione di piatti e conserve”.

Cambia l’uso degli spazi verdi a disposizione “con i giardini e i balconi delle abitazioni – spiega Coldiretti – che sempre più spesso lasciano spazio ad orti per la produzione fai da te di lattughe, pomodori, piante aromatiche, peperoncini, zucchine, melanzane, ma anche di piselli, fagioli fave e ceci da raccogliere, trasformare o conservare all’occorrenza”.

Ma “accanto a chi esprime la propria passione in orti e giardini ci sono anche molti italiani che non si accontentano e hanno a disposizione almeno un ettaro di terreno a uso familiare”. Si tratta “in larga maggioranza di famiglie – specifica Coldiretti – che hanno ereditato aziende o pezzi di terreno da genitori e parenti dei quali hanno voluto mantenere la proprietà per esercitarsi ora nel ruolo di coltivatori e allevatori, piuttosto che venderli come accadeva spesso nel passato. Ma ci sono anche tanti che hanno acquistato terreni o piccole aziende agricole anche in aree svantaggiate per ristrutturarle e avviare piccole attività produttive, dall’olio al vino, dall’allevamento delle galline a quello dei cavalli”.

Gli orti urbani.

C’è chi “ha approfittato dell’opportunità messa a disposizione dagli enti locali che da Nord a Sud dell’Italia organizzano e affittano veri e propri orti urbani, che – evidenzia Coldiretti – registrano una crescita del 18,5% in cinque anni superando i 2,1 milioni di metri quadrati, (dati Istat al 2019). Ogni amministrazione applica parametri e sistemi diversi per la concessione degli orti pubblici: ci sono Comuni che li danno in uso annuale in cambio di un piccolo canone dopo averli recintati e attrezzati con acqua e piccolo riparo per gli attrezzi, altri che li riservano solo a certe fasce di età e altri ancora che aprono dei veri e propri bandi per le assegnazioni con quote di canone che cambiano a seconda del reddito e dell’età”.

La passione dei giovani.

Va detto che “se in passato erano soprattutto i più anziani a dedicarsi alla coltivazione dell’orto, memori spesso di un tempo vissuto in campagna, adesso – sottolinea la Coldiretti – la passione si sta diffondendo anche tra i più giovani e tra persone completamente a digiuno delle tecniche di coltivazione. Un bisogno di conoscenza che è stato colmato con il passaparola e con le pubblicazioni specializzate, ma che ora ha favorito la nascita della nuova figura del tutor dell’orto che la rete degli orti urbani di Campagna Amica mette a disposizione. Una svolta utile anche per garantire le forniture alimentari in un momento in cui un numero crescente di italiani si trova in difficoltà economica, con circa 5,6 milioni di persone in condizioni di povertà assoluta, un milione in più rispetto allo scorso anno con il con il record negativo dall’inizio del secolo”.

(Fonte: coldiretti.it/ 25.05.2021)

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