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Rapporto Ance Salerno/Gli scenari del settore edile per il primo semestre 2014
Costruzioni, il comparto privato può “salvare” le imprese
Il “sentiment” migliora, ma tutti i principali indicatori si confermano negativiIl problema prioritario per le imprese resta il reperimento delle risorse finanziarie

Il settore delle costruzioni nel Salernitano “non intravede ancora la fine del tunnel e continua a subire l’onda lunga della crisi”. Questa in sintesi la chiave di lettura dell’indagine qualitativa presentata dal Centro Studi di Ance Salerno. “La persistenza di tutti i principali indicatori in campo negativo – si legge nel rapporto – sottolinea il permanere di uno stato recessivo, pur a fronte di proiezioni economiche generali improntate a un minore pessimismo”. In questo quadro “il rischio-usura si inserisce pericolosamente nello scenario di un difficile e complesso 2014, caratterizzato da lievi segnali di inversione di tendenza soltanto nel comparto privato”. Non accenna ad indebolirsi – in stretta relazione con il rischio-usura – il problema dell’accesso al credito. I risultati meno negativi di questa indagine rispetto al rischio-usura “possono attribuirsi – spiegano da Ance Salerno – alla minore domanda di credito proveniente dal mercato, che induce minore rischio nel ricorrere a canali non legali di finanziamento”. Il campione di imprese intervistate reputa, inoltre, alto il livello di pressione fiscale e ne sollecita una sua riduzione sia a livello centrale che regionale e locale. Emerge, infine, l’auspicio di mettere in campo modelli operativi più snelli ed efficaci dal punto di vista dei controlli sull’evasione e sull’elusione fiscale, ritenendo quelli attuali scarsamente incisivi . La “tassa più odiata” dai costruttori salernitani risulta l’Irap, seguita da quella sui rifiuti.
Credit crunch/Rischio usura
La persistenza delle politiche restrittive del credito, che nel settore delle costruzioni è stata particolarmente avvertita anche nel primo semestre del 2013 – come confermato dalla recente indagine relativa alla Campania della Banca d’Italia – è alla base del valore ancora molto importante della percezione del rischio-usura che si attesta (sommando le risposte “totalmente d’accordo” e “abbastanza d’accordo”) al 73% rispetto all’85,7% del periodo precedentemente rilevato. Ad evidenziare una maggiore preoccupazione per tale tipo di grave rischio – se si considerano le classi di fatturato – sono le imprese medie e quelle piccole, che fanno segnare rispettivamente il 74% e il 73,5% di risposte affermative (sempre secondo il criterio sopra esposto), mentre è più basso il timore palesato dalle imprese con un fatturato superiore ai 20 milioni di euro (60%). Nella graduatoria di tasse locali, quella percepita come più iniqua risulta l’Irap (23,1%) seguita da: Addizionale Regionale Irap (22,3%); Imu (20,1%); imposte sui rifiuti (14%); Addizionale Comunale Irpef (10,5%); Addizionale Regionale Irpef (10%). Alla domanda sul livello massimo accettabile di pressione fiscale (tasse più contributi) da parte di un’impresa, le prime tre risposte sono state le seguenti (in ordine percentuale decrescente): meno del 35% dell’utile; tra il 35 ed il 40% dell’utile; tra il 40 ed il 45% dell’utile. In merito all’evasione fiscale, alla domanda su quale percentuale del totale delle imprese (appartenenti a tutti i settori produttivi) presumibilmente ricorre a pratiche di evasione ed elusione del fisco in provincia di Salerno, il totale del campione ha risposto (in ordine percentuale decrescente): tra il 30 ed il 40%; tra il 40 ed il 50%; tra il 20 ed il 30%. In conclusione, la stragrande maggioranza delle imprese intervistate ritiene che gli attuali controlli sulla regolarità fiscale delle imprese siano inadeguati ed inefficaci.
“Raggiunto il picco massimo di crisi”.
Il clima generale di attenuazione della percezione della crisi costituisce l’elemento dominante dell’indagine congiunturale di tipo qualitativo che il Centro Studi di Ance Salerno realizza semestralmente attraverso le interviste ad un panel di cento iscritti individuati per fasce di fatturato (meno di 5 mln; tra 5 e 20 mln; oltre 20 mln). Si tratta di un dato in linea con altre analisi realizzate ed illustrate in questo scorcio di fine 2013, ma che sottolinea – pur affermando un’evoluzione in senso meno recessivo – la presenza di tutti gli indicatori in campo negativo. Dal confronto degli indici previsionali elaborati rispettivamente nel primo semestre 2013 e nel secondo semestre dell’anno in corso si evince con chiarezza il trend sopra delineato. Per quanto concerne la produzione si passa dal valore di -37,1 a quello di -25; per il fatturato da -38,6 a -21; per gli ordini ed i contratti da -45,7 a -14; per l’occupazione da -37,1 a -16; per il costo del lavoro da +4,2 a +15; per il costo delle materie prime da +32,9 a +30; per le spese dirette di cantiere da +21,4 a +25; per le spese generali da +38,6 a +28. Le variazioni più consistenti e significative in senso positivo si verificano nelle fasce delle aziende piccole e medie (quindi, per le imprese con fatturato inferiore a 20 mln).
“Macchina amministrativa troppo lenta”.
Tra le criticità con le quali le imprese ogni giorno si confrontano spicca sempre la lentezza della macchina amministrativa: sommando le risposte “totalmente d’accordo” e “abbastanza d’accordo” si raggiunge la percentuale del campione pari all’84%, in lieve flessione rispetto all’indagine precedente (90%). Subito dopo si colloca la difficoltà di accesso al credito (83%), sebbene in calo (era al 90% nella scorsa rilevazione). Seguono la scarsa responsabilità e/o l’incompetenza dei quadri dirigenti delle Pubbliche Amministrazioni (77% rispetto al 78,6%), la mancanza di un disegno generale di sviluppo economico provinciale e regionale (69% rispetto all’84,3%), i costi elevati di materie prime, servizi ed utenze (69% rispetto al 74,3%), la riduzione/carenza di investimenti pubblici (64% rispetto all’84,3%) e le avverse condizioni meteorologiche (32% rispetto al 30%).
Le strategie di sviluppo delle aziende.
Nell’ambito delle strategie di sviluppo attuate o che si intendono attuare si registra una maggiore propensione a concentrare i propri sforzi negli investimenti in capacità produttiva. Sommando le risposte “li ho già attuati” con “non li ho attuati, ma sicuramente li attuerò”, si passa dal 51,4 del precedente rilevamento al 68% attuale. Seguono gli interventi su struttura organizzativa, formazione e riqualificazione del personale (dal 62,9 al 65%) e la spinta ai processi di aggregazione con le altre imprese (dal 54,2 al 66%). Appare evidente, in ogni caso, una maggiore propensione verso tutti e tre i tipi di strategie rispetto al semestre precedente, altro segnale di un cambiamento di situazione economica che le imprese stanno percependo e che le induce a progettare scelte miranti alla crescita aziendale.

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Da sx Coccorese (Unisa), Lombardi (Ance Sa) e Persico (Unisa)
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