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I numeri dell'economia »

Le misure della Bce e gli altri interventi in programma non potranno evitare la recessione.
Coronavirus, oltre 50 miliardi di consumi in meno
L’Ufficio Studi della Confcommercio prevede un calo del 3% del Pil nel caso di una ripartenza ad ottobre. Alberghi, ristorazione, trasporti e tempo libero i settori più colpiti.

“Con il protrarsi delle chiusure delle attività produttive e di quelle del terziario – come il commercio, il turismo, i servizi, i trasporti e le professioni – e con la prospettiva che questa condizione si prolunghi nel tempo, la situazione economica e il calo dei consumi sono destinati a peggiorare. E, nella difficoltà di prevedere a breve il ritorno ad una situazione normale, rischia di saltare la previsione più ottimistica che era quella della riapertura dell’Italia a giugno che avrebbe comportato, per il 2020, la perdita di 1 punto di Pil e 18 miliardi di consumi”. Diventa, quindi, “più realistica l’ipotesi della riapertura del Paese solo all’inizio di ottobre, con una riduzione dei consumi di oltre 52 miliardi e un calo del Pil di circa il 3%, stime che incorporano anche gli aiuti stanziati con l’ultimo decreto”. Queste le previsioni dell’Ufficio Studi della Confcommercio sugli effetti del lockdown a causa del coronavirus. “In quest’ultima ipotesi i settori che saranno più colpiti sono: alberghi e ristorazione (-23,4 miliardi di consumi nel 2020), trasporti e acquisto autoveicoli (-16,5 miliardi), cultura e tempo libero (-8,2 miliardi), abbigliamento (-6,6 miliardi)”.

“E’ evidente – spiega l’Ufficio Studi della Confcommercio – che tutte le misure annunciate dalla Bce per evitare che dal settore reale la crisi migri a quello finanziario, così come i diversi interventi progettati a livello internazionale per assicurare un movimento ordinato del rendimento dei titoli sovrani dei diversi Paesi, non potranno evitare la recessione, ma ne mitigheranno l’impatto favorendo le condizioni di ripresa una volta superata l’emergenza sanitaria”.

Appare, quindi, evidente la difficile situazione che vivono le imprese. “La crisi si allunga, i danni economici crescono e molte imprese – sottolinea il presidente della Confcommercio Carlo Sangalli –  rischiano di non riaprire. Di fronte a questa emergenza senza pari bisogna sostenere subito la liquidità delle imprese con strumenti straordinari, raccordati con l’Europa, evitando gli impacci burocratici”.

L’Ocse.

“Dispiegare subito il massimo delle risorse contro il coronavirus. Perché le conseguenze economiche, a livello globale, dello shock rischiano di essere altissime”. L’Ocse lancia l’allarme e richiama stime che prevedono “una perdita del Pil globale di due punti percentuali per ogni mese di misure di contenimento”, con particolare riferimento al turismo “che rischia un 70%”. I modelli di analisi dell’Ocse pongono al centro dell’attenzione un declino della produzione “fra un quinto e un quarto in molte economie”.

(Fonte: confcommercio.it/ 26.03.2020; 27.03.2020)

 

 

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