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I numeri dell'economia »

Rispetto ad un anno fa risultano in aumento le assunzioni, ma domanda ed offerta restano lontane.
Contratti programmati: Salerno tra le prime al Sud
I dati del Sistema Excelsior relativi al mese di ottobre segnalano la nostra provincia tra le più dinamiche realtà territoriali meridionali seguita da Palermo e Catania e preceduta da Napoli e Bari.

I numeri del Sistema Informativo Excelsior – realizzato da Unioncamere ed Anpal – evidenziano segnali positivi rispetto ad anno fa. “Ad ottobre – si legge in una nota di sintesi di Unioncamere – aumentano le imprese che programmano assunzioni, aumentano i contratti offerti, ma aumenta anche la difficoltà di fare incontrare domanda e offerta di lavoro, che tocca il suo massimo dallo scorso anno”. Le indicazioni che emergono dai programmi occupazionali delle imprese dell’industria e dei servizi offrono un quadro chiaro anche dal punto di vista dell’analisi delle dinamiche delle singole aree geografiche del Paese. “Nel Sud e Isole – spiega Unioncamere – gli ingressi programmati toccano il massimo nelle province di Napoli, Bari, Salerno, Palermo e Catania; generalmente più contenute le difficoltà di reperimento che vanno dal 27,5% di Napoli al 16,8% di Palermo”. Va, in ogni caso, sottolineato che “su base territoriale Milano, Torino, Brescia, Bergamo e Varese sono le province del Nord Ovest in cui è previsto il maggior numero di contratti; in queste province, particolari difficoltà di reperimento vengono evidenziate nei territori del bresciano (con una quota del 35,4%). Nel Nord Est, guidano la graduatoria delle entrate le province di Bologna, Verona, Padova, Treviso e Vicenza: il territorio bolognese è, poi, anche quello dove le imprese segnalano fino a 42 ingressi su 100 difficili da trovare. Nel Centro sono in testa in termini di entrate Roma, Firenze, Latina, Perugia e Ancona: è Perugia a detenere il primato per difficoltà di reperimento, mentre a Roma solo circa un’entrata su 5 presenta criticità (al di sotto della media nazionale)”.

Domanda e offerta. Le difficoltà.

“Su circa 370mila contratti  di lavoro da stipulare entro la fine del mese di ottobre (31mila in più rispetto a un anno fa) – si legge sempre nella nota di Unioncamere – il 29% presenterà difficoltà di reperimento (era il 25% a ottobre 2017). Sono però sensibili le differenze territoriali: si passa da un massimo intorno al 42% di difficoltà riferite alle province di Pordenone, Lecco, Ferrara e Bologna a valori decisamente più contenuti (intorno al 15%) a Brindisi, Benevento, Taranto e Ragusa”.

I profili professionali.

Tra i profili professionali più difficili da reperire “si contano i tecnici in campo ingegneristico (61,2%), quali ad esempio tecnici addetti alla programmazione di macchine a controllo numerico e tecnici per la gestione, manutenzione ed uso di robot industriali; gli operai specializzati nella lavorazione dei metalli (58%), tra cui fonditori, saldatori, fabbri; gli addetti a macchinari dell’industria tessile (50,3%); gli ingegneri (49,8%); gli operai di macchine automatiche (49,7%); gli elettromeccanici (47%), come ad esempio installatori, montatori, manutentori di macchinari per impianti industriali, di apparecchiature elettriche, elettroniche, informatiche”.

La domanda di lavoro espressa dalle imprese “si caratterizza anche per una ricerca più accentuata di personale ad alta qualificazione: rispetto a ottobre 2017, aumenta di 1,3 punti percentuali la quota di contratti che verranno offerti ai dirigenti e alle professioni intellettuali, scientifiche e di elevata specializzazione e di 0,7 punti percentuali quella destinata alle professioni tecniche. La maggior domanda fa innalzare anche la difficoltà di reperimento che, per le professioni tecniche, raggiunge addirittura il 35,7% delle entrate programmate”.

I settori con maggiore difficoltà di reperimento della forza/lavoro.

Made in Italy e meccatronica sono i settori “che registrano le maggiori difficoltà di incontro domanda-offerta di lavoro, a partire dalle industrie metallurgiche e dei prodotti di metallo (48%), industrie tessili, dell’abbigliamento e calzature (45%), industrie meccaniche ed elettroniche (43%), industrie del legno e del mobile (40%). Fra i motivi alla base del mismatch l’esiguo numero di candidati ma, al tempo stesso, una preparazione non in linea con le richieste da parte delle imprese riguardo il possesso di specifiche competenze e qualificazioni, a partire dalla capacità di stare al passo con l’innovazione”.

Il quadro generale.

Complessivamente “cresce di oltre due punti percentuali rispetto allo scorso anno anche la quota di imprese che ha in programma ingressi di personale, passando dal 14,5% di ottobre 2017 al 16,8% di ottobre 2018. A tenere maggiormente il passo sono soprattutto il comparto dei servizi alle imprese (oltre 1 impresa su 5 ha in programma di attivare nuovi contratti), dei servizi alle persone (il 16,9% delle imprese prevede nuove entrate) e del turismo (16,7%).

(Fonte: unioncamere.gov.it/ 26.10.2018)

 

 

Immagine Lavoro-Numeri Economia
Domanda e offerta, incontro difficile
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