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I salernitani hanno debiti contenuti rispetto agli altri campani.
Consumi a credito? Con prudenza
In media un residente nella nostra provincia risulta indebitato per 1.660 euro circa (dati 2016 Banca d’Italia). Non recuperati i livelli pre-crisi. La contrazione nel periodo 2011-2016 è stata pari al 6,6 per cento, quasi il doppio della media nazionale (-3,4%).

Questo articolo è stato pubblicato sul quotidiano Il Mattino (edizione Salerno) giovedì 5 ottobre 2017.

di Paolo Coccorese ed Ernesto Pappalardo

In media un residente in provincia di Salerno risulta indebitato nell’ambito dei finanziamenti attivabili attraverso il credito al consumo per 1.660 euro circa (dati Banca d’Italia al 31/12/2016). Una cifra al di sotto della media campana (1.699) e molto distante da quella nazionale (1.811). Solo in Irpinia sono riusciti a scendere sotto la soglia della nostra provincia, con 1.602 euro pro-capite. Com’è noto il credito al consumo si configura nella concessione di credito – sotto forma di dilazione di pagamento, di finanziamento o di altre facilitazioni – a favore di una persona fisica (consumatore, appunto) da parte di un esercizio commerciale o di una struttura professionale. In altre parole, è il meccanismo più semplice – agevolato dal rimborso automatico rateizzato e generalmente appoggiato su un conto corrente direttamente o per il tramite di una carta di credito – per fare acquisti di beni o di prestazioni, diluendo nel tempo la spesa complessivamente effettuata. Non solo per beni durevoli (a cosiddetta fecondità ripetuta, cioè quei beni che possono essere usati più volte), come le automobili o gli elettrodomestici, ma anche per tante altre cose. Anzi, praticamente per tutto, perché il credito al consumo è il vero passaporto – nel bene e nel male – per fagocitare le famiglie o i suoi singoli componenti in un circuito di consumi al di sopra delle loro entrate per così dire strutturali.

Gli effetti della crisi.

Va subito detto che in provincia di Salerno – come in larghissima parte del Paese – il credito al consumo non ha recuperato i livelli pre-crisi. La dinamica della contrazione degli acquisti conferma che la riduzione nel periodo 2011-2016 è stata pari al 6,6 per cento. Al di sotto della media della Campania (-10,6%), fortemente influenzata dalla “catastrofe” verificatasi nel Napoletano (-14,2%), ma, in ogni caso, pari quasi al doppio della media nazionale (-3,4%). Se scendiamo nel dettaglio della parabola salernitana, possiamo constatare che nel 2011 il valore pro-capite del credito al consumo ammontava a 1.776 euro. Ma, un anno dopo, già si avvertiva il peso del ciclo economico recessivo: 1.744 euro (-1,8%), fino ad arrivare nel 2013 (vero e proprio annus horribilis) a 1.646 euro (-5,6% su base annua). E non era ancora finita. Perché nel 2014 l’importo medio pro-capite scende ancora: 1.591 euro (-3,3%). Solo nel 2015 (ben quattro anni dopo il 2011) inizia la risalita: 1.613 euro (+1,3%). Ripresa che prosegue pure nel 2016: 1.659 euro, +2,9%.

Banche e società finanziarie.

In provincia di Salerno se si disaggregano i circa 2 miliardi di euro (per la precisione 1,833) movimentati al 31 dicembre 2016 per il credito al consumo, si scopre che 1,401 miliardi sono stati erogati da banche (76,4%) e 432 milioni da società finanziarie (23,6%). Che cosa può significare? Rispetto ai valori nazionali (banche: 73,7%; società finanziarie: 26,3%), è il canale bancario ad assumere un peso maggiore, cresciuto, tra l’altro, nel tempo a discapito di quello riconducibile alle finanziarie (a dicembre 2015 le percentuali erano 74,5% contro 25,5%). Probabilmente perché è verso le banche che si incanala – a torto o a ragione – una  maggiore fiducia rispetto a quella riposta negli intermediari creditizi meno tradizionali. Nonostante nel 2016 i crediti al consumo – misurati in questo caso complessivamente e non pro-capite – siano cresciuti del 2,7% rispetto all’anno precedente, nel Salernitano essi risultano ancora al di sotto del livello del 2011 (-5,5%). Del resto, come visto, la “ripresa” di questa forma di finanziamento dei consumatori si è avuta soltanto a partire dal 2015.

Lo scenario regionale.

Nel contesto della Campania i salernitani si contraddistinguono per un indebitamento attraverso il credito al consumo più contenuto rispetto ai residenti nelle altre province, eccetto Avellino (1.602 euro pro-capite). Quelli con un carico più oneroso sono i casertani (1.750 euro a testa) seguiti dai beneventani (1.738 euro) e dai napoletani (1.707 euro). Tutti importi al di sotto della media nazionale: 1.811 euro. Dal punto di vista percentuale, la variazione 2015-2016 in Campania è positiva (+2,9%), ma resta molto inferiore a quella riferita all’intero Paese (+4%). A dare il polso della reale condizione delle famiglie è, in ogni caso, la variazione riferita al periodo più ampio 2011-2016. In questo lasso di tempo il credito al consumo è calato nella nostra regione del 10,6%, in Italia solo del 3,4%.

La “geografia” delle province.

E’ curioso osservare che le prime tre province dal punto di vista dell’esposizione pro-capite nel credito al consumo (anno 2016) siano sarde: Sassari (2.535 euro), Carbonia Iglesias (2.497 euro) e Olbia-Tempio (2.340 euro). Occorre andare al Nord per rintracciare, invece, i territori dove meno ci si appesantisce con rate e “prelievi” mensili: Sondrio (1.087 euro, 108ma posizione), Trento (1.010 euro, 109ma) e Bolzano (845 euro, 110ma). In questa particolare graduatoria dei consumatori virtuosi e meno virtuosi, Salerno risulta al 76° posto, meglio di Caserta (63° posto), Benevento (66° posto) e Napoli (71° posto). Seguita – perché, ricordiamo, l’ordine è decrescente in base alla diminuzione dell’esposizione finanziaria – soltanto da Avellino (88° posto).

 

 

 

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Salernitani prudenti nell'indebitarsi
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