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Come tenere vivo il desiderio che può fare nascere il “nuovo umanesimo contemporaneo”.
Città socievole ed inclusiva? A Laurenzana la comunità dell’antica filanda
In Italia il 70% della popolazione vive in realtà urbane e sta attraversando una crisi profonda. Le città metropolitane dovranno dimostrare di saper interpretare i temi della “cucitura” e del rammendo delle infrastrutture complesse.

di Pasquale Persico

Laurenzana è un comune dell’interno della Basilicata che non conosco, ma ho ascoltato due storie parallele che avrò bisogno di approfondire. La prima è il tentativo di un paese “svuotato” di offrire case del centro antico ad un prezzo simbolico di 1 euro per tentare di aumentare il numero di residenti ed allargare il desiderio di  comunità più larga. La seconda, più intrigante, è quella di poter rimettere in produzione l’Antica Filanda De Rosa e produrre tessuti di lana capaci di moltiplicare l’attesa di nuovi colori, prima non conosciuti e pertanto non desiderati.

Laurenzana è uno dei mille casi di paesi lontani dagli agglomerati urbani che negli ultimi due secoli hanno perso popolazione fino a capovolgere la struttura della piramide ideale, molti giovani alla base e pochi anziati nella parte alta. Il suo potenziale contemporaneo é tutto da scoprire, ma non potrà essere rivelato se non si metterà in rete con altri comuni ed altre comunità per allargare il progetto di comunità inclusive e socievoli di cui parla Maria Cristina Treu. La scienziata urbanista le individua a proposito delle aree fortemente urbanizzate; queste aree  hanno bisogno di rivisitare il rapporto tra città pubblica e città privata,  per dare voce all’accoglienza significativa del nuovo potenziale a civiltà plurale.

L’Italia del 70% di popolazione che vive in realtà urbane sta attraversando una crisi profonda e le città metropolitane dovranno dimostrare di saper interpretare i nuovi temi della cucitura e del rammendo delle infrastrutture chiave e complesse, moltiplicando i   nuovi standard materiali ed immateriali ad efficacia riconoscibile.

E’ il grande tema degli ultimi 40 anni, la crescita dell’Italia manifatturiera ha un ritardo nell’aumento della produttività totale, anche sociale, esterna all’impresa, e questa è anch’essa in crisi perché la propria produttività non può essere più disgiunta dal territorio di appartenenza.

Questa problematica non è molto dissimile dall’Italia del 30% della popolazione insediata nell’80% del territorio non urbano: non ci sono infrastrutture complesse adatte a fornire i servizi connessi al buon vivere della popolazione insediata (mobilità, istruzione e sanità); qui, non solo i giovani tendono a lasciare quei luoghi, di straordinario valore ambientale e pieni di storia culturale. La non facile accessibilità  ai beni connessi ai diritti fondamentali fa sentire le popolazioni private di urbanità contemporanea. Questo stesso territorio è stato chiamato anche dalla prof.ssa Maria Cristina Treu Altra Città. Oggi la visione europea delle macroaree complesse e delle eco-regioni implica una approccio progettuale di area vasta capace di tenere concettualmente la Città e l’Altra città in rete di civiltà, disponendo di un Macroscopio della mente in grado di individuare le coerenze tra politiche macro e politiche micro, (vedi l’esperienza pandemica).

Tutta questa premessa per dire che anche un comune di dimensioni ridotte deve trovare il filo di cucitura possibile, capace di farlo sentire parte di un arcipelago a nuova urbanità, che chiameremo Città in Emersione, con un potenziale finalmente interprete delle valenze contemporanee della macroarea europea.

Ecco la riflessione ad utopia realizzabile per Laurenzana.

Non vendere le case; i casi realizzati sono pochi e non è stato ancora superata la massa critica per parlare di successo; basterà segnalare il caso di Calitri (Av),  che ebbe grande risonanza internazionale 30 anni fa, ma poca attenzione, successivamente, dalle amministrazioni per la massa critica necessaria alla manutenzione del progetto.

Il tema della città socievole ed inclusiva ha bisogno di un altro approccio, il comodato ai privati o alle associazioni non profit, aggregato al progetto di città pubblica contemporanea, è più flessibile e deve essere un coro di voci dei nuovi residenti equivalente e di quelli insediati. Riconoscibile, con i nuovi servizi a standard elevato a partire dall’istruzione di base e dall’accesso alla medicina (di base) ad alta efficacia,  per non parlare delle nuove opportunità di lavoro ad identità contemporanea.

Allora? Allora il grande tema è iniziare a rompere i diaframmi della geografia percepita nel vecchio secolo ed allargare l’idea di una comunità in amicizia, dove la macroarea ispira la formazione dei nuovi cluster di progettazione. I piani per la  efficacia delle reti ecologiche hanno bisogno di contiguità geomorfologiche ma la densità dello spazio urbano dipende anche da reti di comunità in empatia progettuale, non continue; basterà tenere in rete le comunità come desiderio di nuova urbanità, un nuovo umanesimo contemporaneo.

Come iniziare? Ecco la provocazione concettuale. Basterà produrre nuovi colori per fili di lana capaci di connettere Laurenzana a mille altri luoghi, per generare le densità specifiche, per fare evolvere il paese in città desiderata: finalmente Laurenzana farà parte dell’arcipelago urbano di area vasta,  di cui parla da tempo Francesco Indovina.

La città desiderata emerge come città in rete, fatta da nuove economie di scopo e di diversità, che rendono esplicito il concetto di bastevole contemporaneo, e di città socievole ed inclusiva e a più voci; il nuovo spazio urbano di Laurenzana con più valenze, potrà candidarsi a progetto esistente alla prossima Biennale di Architettura, perché attraente per i nuovi residenti equivalenti, concorrenti con i residenti esistenti nella realizzazione dell’idea progetto strategico.

Una comunità energetica a largo spettro dovrà rimettere in funzione la Filanda sapendo che non è l’energia di cui si parla la sola energia necessaria, si dovrà rivoluzionare il concetto di ecosistema, che abbiamo in mente, per attrarre non solo i fondi del Pnrr. Il direttore del Dipartimento di Ingegneria Meccanica del’Università degli Studi di Salerno ha già acceso le luci del nuovo laboratorio su Laurenzana e sull’ecosistema di riferimento.

 

 

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Pasquale Persico
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