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La richiesta alle Regioni di approfittare dell’opportunità del Mef per avviare un progetto-laboratorio per abbassare lo spread ecologico e del debito pubblico.
Camus, Bruno e Schuman, lezione inascoltata
Verso una società euro-mediterranea a civiltà plurale e la nascita di una politica economica poggiata su uno Stato democratico continentale, protagonista di nuova umanità.

di Pasquale Persico

Da dove ripartire? Da molte settimane, approfittando dell’ospitalità di SalernoEconomy, ho potuto sviluppare un lemmario che forse oggi consente di impostare una risposta: da dove ripartire e come proporre per l’Europa il  salto di civiltà necessario a dare nuovamente  voce ai valori dei fondatori, considerando il discorso – celebrato qualche  giorno fa – di Schuman? Ritengo, per entrare nel merito più recente, che sia necessaria anche un risposta corale, politica e di cuore,  alle  censure arrivate dalla Corte Costituzionale della Germania sul ruolo del Recovery Fund e delle politiche a difesa della stabilità finanziaria promosse dalla  Banca Centrale Europea. Non sarà facile cambiare rotta: la sentenza ci fa fare, culturalmente, molti ma molti passi indietro, quasi a voler condannare, in contemporanea, sia il pensiero di Giordano Bruno, sia quello di Albert Camus,  che quello emerso a gran voce, proprio per parlare di Europa, dalla visione   di Papa Francesco che parla – a credenti e non credenti – di solidarietà e di unità nella diversità dei popoli dell’Europa e del mondo. Tutti nuovamente condannati dal pensiero-scafandro della corte di Karlsruhe? Riepiloghiamo i pensieri.Giordano Bruno ci suggeriva – e ci suggerisce ancora oggi – di guardare con la mente libera alla nostra storia e scoprire che “l’ideale assoluto è la pace (ecco Schuman, ndr), cioè la comunione degli uomini e  la civile conversazione” perché “l’Uomo con la propria radice nella Natura, solo nel faticoso operare storico attraverso i processi della cultura può sviluppare ordini civili”. Lo sguardo penetrante del Nolano propone  di mettere al centro delle nostre riflessioni la necessità di un drammatico incontro tra civiltà di continenti diversi, e dello sviluppo di un’etica interculturale sui diritti universali, assolutamente moderna ed attuale.Andando poi al secondo dopoguerra, pochi anni dopo il discorso di Schuman, il pensiero di Camus rilancia la riflessione radicale di Bruno e nella famosa lezione tenuta ad Atene nel Maggio del 1955 sottolinea: “ La civiltà europea è innanzitutto una civiltà pluralista, voglio dire che l’Europa è il luogo delle diversità degli ideali, degli opposti, dei valori contrastanti senza sintesi. La dialettica vivente in Europa è quella che non dovrà portare a una sorta di ideologia nel contempo totalitaria ed ortodossa.”

La voce di Camus griderebbe nell’ascoltare le parole dei giudici costituzionali di  Karlsruhe: “l’Ue non può essere investita dai pensieri indipendenti dagli Stati perché non si basa su un popolo europeo omogeneo.” Di colpo la Corte dà voce a tutti coloro che invocano un nuovo nazionalismo salvifico, per creare nuovamente un gerarchia tra Stati nazionali a danno degli Stati “minori”, nuovamente sudditi di Nazioni guida. Riemerge l’ideologia dell’identità di un popolo – il prima gli italiani – di molti nazionalisti, ideologicamente incolti.

Il pensiero di Camus è nuovamente ricacciato indietro e la sua lezione non viene nemmeno ricordata: egli già nel 1947 disse che “l’Europa, per affacciarsi sul Mediterraneo, anziché militarizzarsi doveva diventare una società di popoli uniti,  liberati dai miti della sovranità, una nuova forza istituzionale innovativa non più asservita al denaro”.

Sul piano politico l’idea di Camus proponeva un percorso istituzionale che poteva approfittare della debolezza degli Stati Nazionali usciti da poco dalla seconda guerra mondiale.

Ma proprio nella giornata delle celebrazioni per l’Europa il Papa nella sua preghiera mattutina riprende il pensiero di Bruno Giordano, senza citarlo e soprattutto trascurando il fatto che a tutt’oggi il filosofo nolano non è stato ancora risarcito sul piano culturale. Il Papa vede nella risposta alla pandemia una solo strada , anche per aprire lo scafandro in cui si è chiusa la corte di Karlsruhe, l’unità dei popoli del mondo, con un G20 moltiplicato, aperto e plurale. Per il Papa un nuovo ordinamento è invocato dalle forze morali emerse dalla pandemia che portano al centro diritti universali fondamentali da riconoscere come fondamento delle azioni politiche ed economiche.

Le idee di questi tre giganti del pensiero ci aiutano a trovare le nuove strade della ripartenza? La grande crisi che ci avvolge come oceano in burrasca non deve farci dimenticare che per appartenere alla storia ed entrare nel nuovo mondo desiderabile dobbiamo avere la consapevolezza di indagare sul nostro tempo e scoprire a quale momento storico apparteniamo nel contesto dell’abitare.

Se fosse persistente il sussulto dell’Europa causato dalla crisi in campo, avremo tutti   il tempo di capire che il particolare e l’universale non sono opposti. Noi italiani ed europei, differenti per identità accumulate, siamo, per il virus che ci circonda, uguali e questo virus battezzato Covid 19 si comporta come tanti altri virus o fenomeni naturali. Molte profezie politiche sono state smentite e molte previsioni economiche hanno mostrato le loro gambe d’argilla. È apparso chiaro subito a tutti che il diritto alla salute ed al lavoro dovesse essere un diritto universale da salvaguardare a livello mondiale.

Un ambiente economico e sociale che la nostra storia ha costruito nel tempo e che era ancora desiderabile aveva però chiuso il nostro sguardo sull’umanità. I progetti, spesso contrapposti, della politica sul commercio, sulla libera circolazione degli strumenti finanziari e sui negoziati di pace, hanno dovuto lasciare spazio ad un mondo di progetti più vicino ai beni fondamentali desiderati. Il nostro ambiente sociale ha saturato lo spazio della comunicazione di un mondo dell’umano che, da oggi, dovrà scontrarsi con le politiche fino a ieri praticate dagli Stati nazionali e dagli imperi continentali.

Da dove ripartire allora?

Può essere aperto un varco per fermare l’anarchia dell’economia e della finanza che stavano velocizzando l’aumento dell’asimmetria tra l’equilibrio ambientale e gl’insediamenti delle attività e delle popolazioni?

Ecco, allora, la proposta di una lettera aperta alla Conferenza Stato Regioni ed i particolare al Presidente del Consiglio, al ministro alle Autonomie, Francesco Boccia,  ed  ai tre presidenti protagonisti in positivo di un possibile nuovo approccio alla politica economica europea a partire dal primo progetto strategico da mettere subito in programmazione.

Al Presidente della Conferenza, On. Bonaccini, al Presidente della Regione Veneto Luca Zaia ed al Presidente della Regione Campania On. Vincenzo De Luca si chiede di approfittare con forza dell’opportunità di usare le risorse Mef per poggiare nei territori di Area Vasta del Nord, del Centro e del Sud un progetto-laboratorio internazionale di sperimentazione di una governance multilivello poggiata sul concetto di investimento strategico capace di abbassare lo spread ecologico e lo spread del debito pubblico.

Un investimento strategico che, partendo dalla mitigazione del rischio ambiente nella eco-regione di riferimento, rivoluzioni l’approccio alla sanità pubblica sulla base delle migliori pratiche di sistema territoriale integrato dove la prevenzione sia al centro del welfare di popolazione, incentrato sulla medicina di territorio.

La macro-regione di riferimento è la metodologia  prevista per la macro-regione europea, non una nuova istituzione, ma un ponte di coordinamento tra Regioni e Stato;  ecco il ruolo positivo già svolto dal Ministro deve ora immaginare di potere produrre  un effetto moltiplicativo del reddito e del benessere territoriale.

La lezione appena pervenuta dalla crisi sanitaria ed economica ci suggerisce che  fare investimenti in Aree Vaste è la strada maestra. Sarebbe così possibile ipotizzare che per regioni ecologiche ben definite – esempio: Pianura Padana allargata – si possa misurare l’intersezione tra salute, ambiente, ricerca, formazione, lavoro e sviluppo con un salto metodologico capace di parlare nuovamente di civiltà e democrazia nella visione di una Europa Agenda 2030. Si tratterebbe anche di dare una risposta politica alla Corte Costituzionale Tedesca che “ostacola”, come altri, la possibilità di avere almeno cinque benefici dall’arrivo di finanziamenti Mes che anticipano e consolidano possibili strategie di sviluppo sostenibile.

Un investimento strategico ben armonizzato già in giugno consente di abbassare il costo extra debito, favorisce l’accesso dello Stato e dei privati al mercato finanziario internazionale, aiuta la nuova politica immaginata dalla Commissione ed incoraggiata dal Parlamento Europeo, allontana i pericoli delle ideologie nazionaliste, struttura la visione di una nuova Europa come Stato democratico continentale a partitura complessa, capace di dare al coro dei popoli europei un progetto visibile oltre che fattibile.

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Pasquale Persico
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