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di Pasquale Persico
Tra il 26 aprile e il 16 maggio 1955 Albert Camus si recò in Grecia per un ciclo di conferenze. L’unico incontro registrato è quello tenuto il 28 aprile ad Atene, “Il futuro della civiltà europea”. I quattro interlocutori del filosofo francese erano nomi di spicco nel panorama culturale greco dell’epoca: Euangelos Papanoutsos, filosofo; Georgios Theotokas, scrittore e saggista; Phedon Veleris, costituzionalista; Konstantinos Tsatsos, partigiano e poi diplomatico. Camus credeva nel federalismo europeo. Era convinto che l’Europa dovesse unirsi senza indugi in un forte modello federale e non in una tiepida confederazione di Stati che lasciava inalterato quell’anacronismo rappresentato dalle sovranità nazionali, soprattutto in un contesto mondiale segnato dall’internazionalizzazione dell’economia. Perciò indica in un’unione fondata sulla misura e sul rispetto delle diversità l’unica speranza per l’Europa.
Perché una civiltà viva deve rispettare l’individuo. Di conseguenza la difesa del pluralismo sta alla base di un’unità europea rispettosa delle diversità. Se riteniamo che la civiltà occidentale consista soprattutto nell’umanizzazione della natura, cioè nelle tecniche e nella scienza, l’Europa non solo ha trionfato, ma le forze che oggi la minacciano hanno mutuato dall’Europa occidentale le sue tecniche o le sue ambizioni tecniche e, in ogni caso, il suo metodo scientifico o di ragionamento. Vista così, in effetti, la civiltà europea non è minacciata, se non da un suicidio generale e da se stessa, in qualche modo.
“Penso (dice Camus) che in questa fase l’Europa sia chiusa in un quadro rigido all’interno del quale non riesce a respirare. Dal momento che Atene dista sei ore da Parigi, che in tre ore da Roma si va a Parigi, e che le frontiere esistono solo per i doganieri e i passeggeri sottomessi alla loro giurisdizione, viviamo in uno stato feudale. L’Europa, che ha concepito di sana pianta le ideologie che oggi dominano il mondo, che oggi le vede voltarsi contro di essa, essendosi incarnate in Paesi più grandi e più potenti industrialmente, quest’Europa, che ha avuto il potere e la forza di teorizzare tali ideologie, allo stesso modo può trovare la forza di concepire i concetti che permetteranno di controllare o equilibrare queste ideologie. Semplicemente ha bisogno di respiro, di grazia, di modi di pensare che non siano provinciali, mentre al momento tutti i nostri modi di pensare lo sono. Le idee parigine sono provinciali; quelle ateniesi anche, nel senso che abbiamo estrema difficoltà ad avere abbastanza contatti e conoscenze, a contaminare quanto basta le nostre idee affinché si fecondino mutualmente i valori erranti, che sono isolati nei nostri rispettivi Paesi.”
Al secondo piano del Palazzo natio di Achille Bonito Oliva, a Caggiano, la voce di 1000 bandiere sta diventando un coro riconoscibile; Ancor Camus, la bandiera ricavata dai Taccuini dello scrittore premio Nobel con il linguaggio visivo dell’artista Mimmo Longobardi è la bandiera madre ed ispira il desiderio di una nuova economia continentale, che sappia uscire dalla storia passata ed ispirarsi a tutta la forza delle culture ibridate attraverso l’incontro che oggi spinge per un salto verso una civiltà plurale, fortemente inclusiva e fertile.
Questa lunga premessa per dire del perché una Bandiera copia della Bandiera Madre sarà donata al rabbino Arthur Schneier dal Sindaco di Caggiano. La Fondazione newyorchese Appeal of Conscience, di cui il rabbino è presidente, lo scorso lunedì ha premiato Draghi con il “World Statement Award 2022” con la seguente motivazione: Il Presidente del Consiglio Mario Draghi è onorato dal premio per la sua multiforme leadership nella finanza e nelle istituzioni pubbliche, di cui ha beneficiato l’Italia e l’Europa. L’Italia, come l’ Europa, resti terra di diritti e dignità.
In particolare, Schneier ha auspicato che l’Italia rimanga una nazione faro del ventunesimo secolo, capace di abbracciare pluralismo, diritti umani e dignità delle persone.
E’ evidente che l’intera comunità newyorkese, connessa alla Fondazione, ha voluto condividere con Draghi la sua inquietudine e le preoccupazioni per un futuro tutto da perseguire con la moltiplicazione delle virtù connesse alle motivazioni del premio.
Ma, come nel caso del viaggio di Camus in Grecia, anche per il viaggio di Draghi è prevedibile che la storia auspicata per il 21esimo secolo sia ancora tutta da scrivere.
Intanto, sulla torre più alta del castello di Caggiano la bandiera Ancor Camus guarda ad Oriente e ad Occidente con nuove speranze di essere riconosciuta, e la visita del rabbino Arthur Schneider è già in programmazione, parola del sindaco Modesto Lamattina.
Pasquale Persico