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Una decodifica inattesa prende spazio e si presenta come potenziale di area vasta.
Buccino, ecco la città a tre eliche
Il vento dell’identità chiede di reinterpretare la “contemporaneità cosmica”, il territorio non vuole essere chiuso in un nuovo museo e vissuto come affresco del passato. Occorre scoprire le complementarietà dei progetti del buon vivere per esplorare meglio l’area vasta di riferimento.

di Pasquale Persico

Se un territorio antico, quello dei Volcei, che ha visto nella sua storia il passaggio di mille progetti di costruzione di comunità, oggi si interroga sulla prospettiva di diventare nuovamente città, la notizia merita attenzione. A Buccino città quadrupla, nella definizione di Ugo Marano, le case mostrano storie millenarie, l’archeologia si fa contemporanea ed entra nei progetti di sviluppo del territorio come memoria del futuro, un progetto di ecologia della fertilità illumina la mente dei nuovi abitanti. Da diversi anni, per merito di diverse competenze, il territorio dei Volcei viene riscoperto, e attraverso l’archeologia le valenze territoriali assumono diversi colori. Una decodifica inattesa prende spazio e si presenta come potenziale di area vasta. La casa dell’archeologia è finalmente la casa della cultura anche del contemporaneo. Gli strumenti della programmazione sono nuovamente in attesa di essere attivati, ma la politica avrebbe bisogno di una riflessione dal respiro lungo, prima di rincorrere finanziamenti inefficaci, e spiazzanti. Politici, amministrativi, economisti dell’industria ed economisti dell’agricoltura, archeologi in abbondanza, artigiani ed artisti, architetti, poeti, giuristi, agricoltori ed industriali, operai e operatori del turismo, giovani ed anziani, geologi, agronomi e naturalisti vogliono sapere della città possibile per riprodurre il lievito madre per nuovi standard materiali ed immateriali. Caggiano, poco distante, come città dei numeri, per la presenza temporanea di un matematico dell’utopia radicale, si fa riconoscere e diventa altro fuoco dialogante per allargare la geometria delle città da costruire. Il pensiero semplice non basta più, la città nuova è già piena di musei in transito e la città è città di passaggio. Caggiano e Buccino, ma anche altri paesi-città, per storia e dimensione, possono chiamare a raccolta i paesi di altre comunità, quelli dei parchi e delle comunità montane; è da una nuova domanda di aggregazione che viene la spinta alla rivoluzione urbana. I territori competono come organizzazioni complesse, servono leader illuminati e comunità aperte, serve la voglia di costruire insieme un percorso di nuova urbanità, l’Europa ha bisogno di un salto di civiltà.

Una città a tre eliche può essere progettata, l’elica della storia antica già spinge con la sua energia: il vento dell’identità chiede che sia riposizionata e reinterpretata come contemporaneità cosmica, il territorio non vuole essere chiuso in un nuovo museo ed essere vissuto come affresco del passato, induce a scoprire le complementarietà dei progetti del buon vivere, vissuti con felicità connessa alla ricerca, per esplorare l’identità evolutiva da costruire nell’area vasta di riferimento.

La seconda elica, quella della città esistente, commina solo con le discontinuità del vento favorevole e si ferma ogni volta che c’è la notizia di un progetto mancato; per fortuna la persistenza di molte altre attività rimane, come testimonianza di un territorio che non potrà morire, lo dice la storia e lo dice la popolazione che lo vive oggi. Per fortuna la notizia della terza elica è arrivata, essa è un’elica del motore contemporaneo che funzionerà per aprire i laboratori mancanti.

Una vera rivoluzione dovrà arrivare dall’apertura di mille laboratori interrogativi, capaci di sprigionare risposte volano. Un artista è arrivato a piedi dal Po, Luigi Bernardi, ha ispirato nuovi sentieri, è salito sul castello per farlo suonare, e suonerà come arpa inusitata per tre giorni e tre notti. Il vento ha identificato il suono del castello e la sua persistenza nello spazio afono attrae musicisti complementari alle note suonate come fluxus al crescere del vento favorevole.

I suoni hanno creato turbolenze, e alle altre eliche è stato chiesto di fare la loro parte, moltiplicando insieme le potenzialità esistenti. Le tre eliche hanno riposizionato la città montana da costruire, l’altra città, rete di città, ha allargato la visione, che emergerà come identità aperta da interpretare e sviluppare senza la paura di dover chiudere i cancelli; finalmente non ci sono muri da costruire ma solo da abbattere, al fabbro non resta che diventare ubriaco e sognare di lavorare soltanto il rame per offrire specchi sonori per la città del suono obliquo.

Non è questo un racconto allusivo, ma la cronaca nuova di una partenza appena iniziata.

Un museo extra archeologico è già in campo nascosto nell’Eliceto per i nuovi sposi. Dalla Provincia di Ferrara arriverà il racconto della nuova regolamentazione, urbanistica ed ambientale, e da Livorno una rivoluzione sulla finanza di città; il nuovo piano strategico parlerà dei comuni in amicizia e del paesaggio come infrastruttura a più economie, di scala, di scopo e di diversità. Tutte economie sviluppate per diventare città moltiplicata per mille, tante municipalità vive invece di tanti sindaci e nessuna città. La città come infrastruttura complessa ci manca, la città come organizzazione territoriale non è ancora percepita, la liquidità e la frammentarietà dei progetti del territorio ha fatto perdere competitività, l’effetto-città si è affievolito ed i progetti volano basso, lo sviluppo non è ancora decollato, chiamiamo in aiuto il Cugri (Centro Universitario Grandi Rischi), per  la quinta elica anche per i rischi ancora da affrontare.

La città bastevole è ancora solo un racconto interpretato da pochi come città relazionale ricca. Il racconto diventerà partenza e la città di città a tre eliche, potrà nascere da Buccino e da Caggiano, oggi o al massimo dopo domani, in una giornata di sole splendente e beneaugurante.

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Pasquale Persico
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