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Le nuove regole Ue. Dal 1° gennaio è entrata in vigore la Brrd (BankRecovery and Resolution Directive).
Bail in? Ripartiamo dai “fondamentali”
Si ravvisa un problema di cultura finanziaria (secondo l’Ocse siamo al 2° per ignoranza finanziaria battuti dalla sola Colombia); dall’altro permane un grave problema di trasparenza ed etica. Non sempre i risparmiatori sono bene informati sugli investimenti a rischio.

Dal 1° gennaio è attiva in Italia la Brrd (BankRecovery and Resolution Directive) e cioè la direttiva sul risanamento e la risoluzione delle crisi degli enti creditizi e delle imprese di investimento. La prima “r” (recovery) indica come prevenire i rischi di giungere al dissesto delle banche, la seconda (resolution) riguarda la possibilità, estrema, di applicare dolorose soluzioni di salvataggio.
Sottoporre una banca a risoluzione significa avviare un processo di ristrutturazione per risanare il più rapidamente possibile la situazione. Tra i vari strumenti di risoluzione c’è il cosiddetto bail-ino salvataggio interno.
Come funziona il salvataggio interno (bail in)? Con il bail-in le perdite della banca in crisi vengono coperte non più dallo Stato ma dal capitale degli azionisti, ed in caso di necessità, dagli obbligazionisti, subordinati prima, ordinari poi. La scure si può abbattere anche sui correntisti con depositi superiori a € 100.000,00; i risparmiatori meno facoltosi sono quindi comunque tutelati: non perderanno il loro denaro! Ma perché i correntisti vengono coinvolti nel procedimento? Il processo “produttivo” della Banca consiste nel prendere a prestito per prestare; di converso nel momento in cui depositiamo i nostri risparmi è come se stessimo prestando all’intermediario finanziario i nostri soldi. La novità con il bail in è che: 1) non è detto che la Banca sia in grado di restituirceli e 2) che lo Stato non interverrà più in caso di default dell’istituto di credito (bail out).
Una versione edulcorata del bail in si è già manifestata nel 2015 con la Banca d’Etruria e le altre tre “sorelle”: in questo caso a pagare sono stati solo gli azionisti e gli obbligazionisti subordinati. Da un lato si tratta di un cambio epocale, dall’altro rimane l’assoluta certezza che nessuna Banca, da un punto di vista politico, potrà mai trattenere i soldi dei suoi correntisti: genererebbe il bankrun, la corsa agli sportelli il che vorrebbe dire mettere in ginocchio l’economia.
Il bail in (salvataggio interno) è comunque solo l’ultima ratio: l’Autorità, la Banca d’Italia nel nostro Paese, ha diversi strumenti per evitare il dissesto finanziario delle banche e in Italia si è fatto di tutto per salvare le già citate quattro “sorelle” con il decreto “Salva Banche”, imperfetto e migliorabile ma indispensabile per evitare il collasso del sistema. Questo non deve fare abbassare la guardia dei risparmiatori/investitori: lo sanno bene proprio azionisti e obbligazionisti di Banca Popolare dell’Etruria, Banca Marche, Cassa di Risparmio di Ferrara e CariChieti. I risparmiatori vanno educati e responsabilizzati (e non protetti) come sostiene l’Europa, ma bisogna comunque distinguere tra risparmiatori sprovveduti, investitori consapevoli ed intermediari finanziari spregiudicati. Se è vero che da un lato esiste un problema di educazione finanziaria (secondo le classifiche Ocse siamo al secondo posto per ignoranza finanziaria battuti dalla sola Colombia), dall’altro permane un grave problema di trasparenza ed etica. Non sempre i risparmiatori sono bene informati sui rischi di un investimento, indipendentemente dal numero di firme che hanno messo sul contratto sottoscritto. Quanti, infatti, capiscono, o semplicemente leggono, le varie postille riportate nei moduli che il promotore finanziario, o il bancario di turno,ci sottopongono quando ci propongono un investimento mobiliare?
@LucaIovine6 Company Trainer

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A salvare le banche è già attiva in Italia la Brrd
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