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Le proiezioni sugli effetti di una mancata sterilizzazione delle clausole di salvaguardia.
Aumento Iva? Per le famiglie conto salato (+687 euro l’anno)
Le stime Cer per Confesercenti: “Nel prossimo biennio riduzione di 10 miliardi della spesa. Mannaia sui consumi e quindi sul Pil, che aggraverebbe le già deboli condizioni di salute della nostra economia”.

Ciclicamente ritorna in maniera sempre più pressante il tema dell’eventuale aumento delle aliquote Iva e dei suoi effetti sulle dinamiche dei consumi. In allarme il circuito del commercio che teme un ulteriore aggravamento dei riflessi negativi derivanti da un quadro economico stagnante, se non recessivo. “L’aumento delle aliquote Iva – spiega in una nota la Confesercenti – si tradurrebbe in una stangata da quasi 28 miliardi di euro su imprese e famiglie, per le quali il conto sarebbe di 687 euro l’anno in più a parità di consumi. Una batosta abbastanza forte da annullare del tutto le misure di espansione del reddito adottate dal governo”. Determinante, quindi, il problema di individuare una soluzione che non indebolisca la propensione alla spesa. “Considerando l’importanza dei consumi per la nostra economia – continua la nota – preservare il potere d’acquisto delle famiglie è un passaggio necessario per rafforzare le prospettive di crescita. Gli aumenti previsti dalle clausole, secondo le stime Cer per Confesercenti, provocherebbero nel prossimo biennio una riduzione di 10 miliardi della spesa delle famiglie. Una mannaia sui consumi e quindi sul Pil, che aggraverebbe le già deboli condizioni di salute della nostra economia”.

Il Def genera incertezza.

“Esponenti del governo e della maggioranza hanno assicurato – evidenzia la Confesercenti – che gli aumenti anche se incorporati nel Def, non ci saranno. Bene, anche se c’è da chiedersi a questo punto se il meccanismo del Def non sia diventato un generatore di incertezza visto che, probabilmente, sapremo come andrà a finire solo in autunno con la Nota di aggiornamento”.

Le richieste.

La Confesercenti, quindi, chiede di “di mettere nero su bianco subito la cancellazione delle clausole. Procedendo, allo stesso tempo ad un piano rigoroso per reperire le risorse da una spending review più incisiva, da un maggiore e più efficiente contrasto all’evasione, da una Web Tax che faccia pagare il giusto a chi opera sul mercato italiano, così come dalla lotta all’abusivismo e alla contraffazione, buchi neri che sottraggono miliardi di risorse al mercato legale e al fisco”.

La riforma dell’Irpef.

Il passo successivo? “Progettare un graduale – e certo – percorso di riforma dell’Irpef. L’introduzione della Flat Tax – ad aliquote IVA invariate – sarebbe un passo decisivo in questa direzione: se considerate nel loro insieme, infatti la riduzione dell’Irpef e il non aumento dell’Iva potrebbero incrementare di 10 miliardi la variazione annua dei consumi. Ciò consentirebbe di riportare l’incremento del Pil al di sopra dell’1%: una soglia che oggi appare lontana, ma che rappresenta un obiettivo minimo se davvero si vogliono restituire prospettive alla nostra economia”.

(Fonte: confesercenti.it/ 18.04.2019)

 

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