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I numeri dell'economia »

“La quota di spesa familiare assorbita per utenze e abitazione dovrebbe assestarsi quest’anno sul 45,8% del totale mensile”.
Aumento dei prezzi nel biennio 2022-23 al +14,1%
Confesercenti: “Le famiglie italiane hanno bruciato 41,5 miliardi di risparmi per mantenere il tenore di vita”. Sui consumi le conseguenze dell’inflazione “che per il 2023 risulterebbe pari in media al +5,6%”.

“Tra caro-energia ed inflazione, nel 2022 le famiglie italiane sono state costrette a bruciare 41,5 miliardi dei propri risparmi nel tentativo di conservare il proprio tenore di vita. Un tenore ormai assediato dai costi incomprimibili: la quota di spesa familiare assorbita da spese per utenze e abitazione dovrebbe infatti assestarsi quest’anno sul 45,8% del totale mensile. Nel 2019 era il 35%”. Sono queste le stime di Confesercenti sull’entità della spesa sostenuta dalle famiglie durante lo scorso anno attingendo ai propri risparmi per fare fronte al costo della vita.

Va sottolineato che l’impatto sulle famiglie si riflette “soprattutto sui redditi medio-bassi”. E, in particolare, sulle famiglie meno abbienti, sul “40% del totale, pari a circa 10,5 milioni di nuclei familiari, i costi fissi varranno quest’anno circa la metà dell’intera spesa mensile (il 49%), riducendo ancora di più lo spazio per le altre spese”.

Confesercenti specifica che “se si considerano anche abbigliamento, bevande e spesa alimentare, la parte di bilancio occupata dai consumi obbligati o quasi sale al 77%, lasciando meno di un quarto (il 23%) disponibile per altro”. Si evince che “le abitudini di spesa” hanno subito una forte modificazione “anche per chi ha un po’ di più”. Si specifica che “per il 40% di famiglie con un reddito medio la quota di bilancio assorbita da bollette e spese per la casa passa dal 35% del 2019 al 45% stimato per quest’anno, mentre la spesa per alimentari e bevande si riduce dal 25 al 23%, e quella da dedicare ad altre spese subisce un vero e proprio crollo, scendendo dal 40% al 32%”.

Potere d’acquisto e consumi nel 2023.

“A confermare la negatività del quadro è anche l’analisi dei redditi disponibili”. Secondo le stime di Confesercenti, “alla fine del 2023 il potere d’acquisto dei lavoratori dipendenti risulterà inferiore di 2.800 euro rispetto al 2021, mentre per i lavoratori autonomi la capacità di spesa si ridurrebbe di 2.200 euro”. Conseguenze dell’inflazione “che per il 2023 risulterebbe pari in media al +5,6%, portando così al +14,1% l’aumento dei prezzi nel biennio 2022-23”. E va detto che “per questo quest’anno la spesa delle famiglie aumenterà appena del +0,5%: un risultato deludente, dovuto quasi interamente all’aumento delle spese obbligate, cui si giungerebbe solo a fronte di una riduzione di ulteriori 11 miliardi dei risparmi delle famiglie”.

Il confronto con il pre-pandemia.

Come pure occorre evidenziare che “solo le spese per utenze e alimentari registrano una crescita rispetto al periodo antecedente al Covid, rispettivamente del +45,5% e +6,1%. Positiva, per gli sconti fiscali in campo, la voce mobili, articoli e servizi per la casa (+3%). Le restanti voci hanno tutte segno negativo: nel 2023 la spesa per ricreazione, spettacoli e cultura sarà ancora il -24,6% inferiore al 2019, quella in servizi ricettivi e ristorazione si assesterà al -20,6%, comunicazioni al -19,7%. Seguono, nella classifica delle voci più tagliate rispetto al pre-Covid: istruzione (-17,3%), abbigliamento e calzature (-15,2%), trasporti (-11,1%), altri beni e servizi (-11%), Bevande alcoliche e tabacchi (-9,7%), servizi sanitari e spese per la salute (-5,5%)”.

L’analisi Confesercenti.

“Covid, caro-energia ed inflazione – commenta la presidente di Confesercenti Patrizia De Luise – hanno rivoluzionato in senso negativo i bilanci delle famiglie negli ultimi tre anni, portando ad un vero e proprio tracollo di spesa per la grande maggioranza delle voci di consumo. Gli indicatori per il 2023, con un’inflazione che arriverà a sfiorare il 6%, confermano la difficoltà del quadro: il rischio è che la frenata della ripresa dei consumi abbia gravi conseguenze sulle prospettive di crescita del Paese. È indispensabile agire con politiche economiche espansive e di sostegno al potere d’acquisto e ai consumi. A partire dalla detassazione degli aumenti retributivi, per far ripartire la contrattazione e i salari in un momento difficile sia per le imprese che per le famiglie; ma serve anche una diminuzione generale – e consistente – della pressione fiscale”.

(Fonte: confesercenti.it/21.01.2023)

 

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