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Una nuova Casa del dialogo tra continenti e nazioni, dove guerre e armamenti diventano parole usate con pesi e misure diverse.
Angela Merkel non balla da sola, il “sogno” indica la Nato
La statista tedesca può collaborare alla metamorfosi nella direzione dialogante, per spegnere la prospettiva storica del secolo passato. L’economia ha davvero troppo bisogno di una politica costruttiva e non divisiva.

di Pasquale Persico

Pur avendo previsto e ribadito che la scelta di Angela Merkel di tornare ad essere una semplice cittadina europea sarebbe stata quella realizzata, ho in mente anche un’altra ipotesi. Questa idea nasce dal comportamento delle nazioni  europee sulle strategie  per la candidatura a segretario Nato, a cui aggrego, nonostante la Brexit, anche la Gran Bretagna. Il loro comportamento mi spinge ad esplorare un’idea, anzi una pazza idea, non necessariamente irrealizzabile. La crisi dell’area balcanica – e della Ucraina in particolare – ha visto per ragioni diverse un nuovo protagonismo delle nazioni dove la spinta delle ragioni elettorali ha prevalso su ogni altro ragionamento, basta segnalare il viaggio di  Emmanuel Macron in Russia ed il movimentismo “strabico” dei leader dei nostri partiti. Se guardassi  indietro, al periodo in cui anche Draghi si era affacciato sulla scena internazionale per parlare del futuro, la sua analisi sul nuovo tema del multilateralismo – come base culturale capace di farci andare oltre la crisi globale accelerata dalla pandemia – poteva essere sviluppata, assegnando, con il consenso del Parlamento, un nuovo ruolo allo stesso Draghi per l’Europa. Questa ipotesi, dopo la elezione del presidente Mattarella e la nuova debolezza politica del governo, rispetto alla visione internazionale da condividere, costringono Draghi a camminare veloce, solo sui temi dell’efficacia del Pnrr come spazio politico ancora aperto (e da riempire di risultati).

Ed allora? Allora, ecco il sogno alternativo: Davide Sassoli entra ancora in campo e va in sogno alla presidente della Commissione europea – Ursula Gertrud von der Leyen – ed alla nuova presidente del Parlamento europeo – Roberta Metsola – e le  invita a guardare il film di Bernardo Bertolucci, “Io ballo da sola”, per ribadire che per le nazioni non è più questo il film da interpretare.  Il suo discorso è vivo ed appassionato: “L’Europa non deve assecondare il probabile assetto internazionale tra blocco occidentale e blocco orientale, deve riproporre l’idea forte della multilateralità tra continenti e nazioni, finalmente esse dovranno  parlare una lingua plurale per la reciprocità necessaria”. Davide  Sassoli ricorda alle due amiche che Angela Merkel non ha mai abbandonato la scelta europeista dei suoi predecessori. Ciò è dimostrato anche dalla sua ultima campagna elettorale, il cui messaggio principale si può sintetizzare: Non parliamo di Europa da formare, perché l’ Europa c’è.

Sicuramente sulle scelte della Cancelliera ha pesato, di volta in volta, l’orientamento dei cittadini tedeschi, facendola apparire troppo prudente e spesso anche nazionalista. Oggi, però, non è più l’euro l’elemento trainante dell’adesione dei tedeschi all’Europa. I tedeschi hanno fiducia nelle istituzioni europee, partecipano alle consultazioni, promuovono la cooperazione tra gli Stati, sono fortemente convinti che l’Europa abbia contribuito a portare la pace al centro della politica e si sentono cittadini europei. Anche nei confronti del Parlamento europeo, verso cui oggi si registra una sorta di sfiducia generalizzata, essi hanno una fiducia moltiplicata.

A differenza dei francesi e degli italiani, i tedeschi dimostrano di sentirsi partecipi dei processi decisionali europei (“la mia voce conta” potrebbe dire la Merkel europeista). Quando si parla di euro e di crisi, i tedeschi hanno individuato  nella Ue l’istituzione in grado di combattere e gestire la crisi economica e sociale e sono convinti che agire “collettivamente” consentirà il suo superamento (vedi il sostegno tedesco al Pnrr e il nome delle nazioni beneficiarie). I tedeschi guardano all’Europa non solo come mercato, ma anche come luogo di formazione e educazione, nonché di politiche economiche e finanziarie condivise. Anche i giovani tedeschi svolgono un ruolo importante nel rafforzamento del sentimento europeista.

Questi giovani, che non hanno vissuto le conseguenze della guerra, né la prima fase della costruzione europea, dimostrano un genuino trasporto verso l’idea di un’Europa quale luogo di pace, di scambi culturali, di libera circolazione di cose e persone, di lotta comune per i diritti umani e di crescita di una cittadinanza europea. In generale, nei giovani tedeschi si registra un attaccamento all’Europa che va oltre il coordinamento delle politiche nazionali.

Nella fase finale della sua carriera, Angela Merkel ha spinto il suo partito e soprattutto gli altri partiti vincitori delle elezioni ad occupare un ruolo centrale, che di fatto porta il Paese in una zona di equilibrio e di reputazione adatta ad rivestire anche un ruolo pro-attivo nel discorso sulla multilateralità necessaria.

Ed allora, per Sassoli, nel sogno, non rimane che portare la voce dell’intero Parlamento, come fatto per Mattarella, all’amica Angela e convincerla ad accettare la candidatura alla segreteria della Nato, per collaborare alla sua metamorfosi nella direzione dialogante, e per spegnere, in prospettiva, la situazione storica e consolidata, rigida e miope, del secolo passato; l’economia ha bisogno di Politica, col la P maiuscola,  dialogante ed oggi è pericoloso ballare da soli.

Nel sogno, a primavera,  l’intero Parlamento europeo organizzerà la conclusione della conversazione immaginaria, farà un viaggio ad Ischia per spingere la Merkel, dopo un anno sabatico, a giugno, ad accettare la segreteria Nato come nuova Casa del dialogo tra continenti e nazioni, dove le guerre e gli armamenti diventano parole usate con pesi e misure diverse.

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Pasquale Persico
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