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L’indice di coesione sociale riferito alle aree sub-provinciali del territorio salernitano.
Agro trainato dalle famiglie
L’ampiezza delle reti di parentela è collegata al tasso di partecipazione al voto. Si conferma la crisi di fiducia nelle Istituzioni Pubbliche.

Questo articolo è stato pubblicato sul quotidiano “Il Mattino” (Edizione di Salerno) sabato 18 febbraio 2017.

di Paolo Coccorese e Ernesto Pappalardo

In tempi di crisi occupazionale e di contrazione dei redditi, il valore della coesione sociale diventa (o meglio, dovrebbe diventare) predominante nell’ambito delle politiche delle amministrazioni centrali e periferiche dello Stato. E, invece, arriva l’ennesima conferma che il più potente e funzionale “ammortizzatore sociale” resta sempre la famiglia, intesa prima di tutto nel suo nucleo fondante (genitori e figli), ma anche nella sua estensione più ampia ed articolata. Se si prendono in considerazione alcuni degli indicatori principali che consentono di delineare le dinamiche socialmente aggreganti in provincia di Salerno, emerge chiaramente una notevole correlazione tra l’ampiezza della famiglia (il numero medio dei componenti) e la “spinta” coesiva che si realizza sui territori. L’analisi dell’insieme dei comportamenti e dei legami di solidarietà tra le persone che convivono in una determinata comunità locale al fine di attenuare disuguaglianze economiche e sociali, evidenzia che nella nostra provincia la consistenza del nucleo familiare determina una maggiore propensione a comportamenti coesivi in grado anche di influenzare i flussi quantitativi dei partecipanti al voto. In altre parole: il riferimento centrale resta – nonostante ogni “racconto” demagogico della politica – non la fiducia nelle Istituzioni, ma l’aspettativa di un aiuto concreto attraverso l’unico legame che dimostra di resistere ad ogni tipo di crisi. E’ chiaramente il segnale estremo della debolezza della relazione Stato/cittadini che alimenta a cascata una serie di comportamenti censurabili (dalla violazione del patto fiscale fino alla deriva dei poteri criminali “alternativi” allo Stato, etc.).
Agro Nocerino Sarnese area vasta più “coesa”.
Se si fa riferimento alle aree della provincia, l’indice di coesione sociale più alto (70,95 su 100) si registra nel comprensorio dell’Agro Nocerino Sarnese. Subito dopo si colloca l’area di Salerno/Piana del Sele (69,48). Seguono la Costiera Amalfitana (63,78); la zona Calore/Alburni/Tanagro/Alto-Medio Sele (52,27) e il Cilento/Vallo di Diano (51,73). Il valore medio dell’indice a livello provinciale è pari a 65,47. E’ interessante notare la correlazione tra il valore della coesione e l’indicatore dell’ampiezza della famiglia (numero di componenti). Nell’area dell’Agro Nocerino Sarnese tale indicatore è pari a 3; nell’area del capoluogo e della Piana del Sele a 2,73. Seguono la Costa d’Amalfi (2,53), il Cilento/Vallo di Diano (2,46) ed il Calore/Alburni/Tanagro/Alto Medio Sele (2,41). A sua volta l’ampiezza della famiglia pare riflettersi positivamente nel tasso percentuale di partecipazione al voto. E, infatti, anche in questo caso il valore è più alto nell’Agro Nocerino Sarnese (68,66%), a Salerno città/Piana del Sele (68,17%) e nella Costa d’Amalfi (67,56%).
Il volontariato.
Anche il numero di volontari operanti nelle unità locali delle istituzioni non profit per 1000 abitanti contribuisce in maniera sostanziale alla determinazione dell’indice di coesione. In questo caso le aree a più alta densità di volontari sono la Costa d’Amalfi (47,89) e Salerno/Piana del Sele (47,64), ma non l’Agro Nocerino Sarnese (24,17), che pure è il primo comprensorio per coesione sociale ed è sopravanzato in questa graduatoria anche dal Cilento e Vallo di Diano (37,72) e dall’area Calore/Alburni/Tanagro/Alto-Medio Sele (34,56).
La popolazione e il reddito medio.
A livello di macro-area sub-provinciale, i dati fanno emergere un legame sostanzialmente positivo tra popolazione media per comune e indice di coesione. Infatti, l’Agro Nocerino Sarnese, oltre a mostrare il valore più alto di tale indice, è anche la zona più abitata (con una media di 22.157 abitanti per comune). Alle sue spalle si posiziona l’area Salerno/Piana del Sele (17.421), seconda anche in termini di coesione sociale. Seguono Cilento/Vallo di Diano (2.857), Costa d’Amalfi (2.726) e Calore/Alburni/Tanagro/Alto-Medio-Sele (1.909).
Con riferimento al reddito medio per contribuente, le due zone identificate come le meno coese – Cilento/Vallo di Diano e Calore/Alburni/Tanagro/Alto-Medio Sele – sono anche quelle con il più basso livello di reddito (13.493 € e 11.718 €, rispettivamente). L’Agro Nocerino Sarnese, con una media di reddito pro capite pari a 14.926 euro, è pure al di sotto della media riferita all’intera provincia (15.376 €). Lo precedono i comprensori di Salerno/Piana del Sele (16.826 €) e della Costa d’Amalfi (16.270).
La top five dei comuni più coesivi.
L’indice pari a 100 (dunque, primo nella graduatoria) appartiene al comune di Scala, in Costiera Amalfitana, grazie soprattutto al numero di persone impegnate nelle associazioni o negli enti di volontariato (179 per 1.000 abitanti). Alle sue spalle si collocano: Sant’Egidio del Monte Albino (87,29), che si caratterizza per 3 componenti per nucleo familiare (in media) e per il 72,95% di partecipanti al voto; Sessa Cilento (85,38), dove è pure molto alto il numero di volontari (174,23); San Valentino Torio (81,03), in cui il quoziente di ampiezza familiare è ancora superiore a 3 ed il tasso di votanti è del 76,94%; Castiglione del Genovesi (79,92), dove risaltano i 78,17 volontari per mille residenti.
E i comuni meno coesi.
Nelle ultime cinque posizioni si ritrovano i comuni di Corleto Monforte (indice 30.05), Magliano Vetere (29,96), Morigerati (25,64), Monteforte Cilento (18,70) e Castelnuovo di Conza (indice pari a 0, essendo all’ultimo posto). Da notare che l’indicatore dell’ampiezza familiare in questi ultimi cinque casi è sempre ampiamente inferiore a 3.
Gli indicatori di Salerno città.
I numeri del capoluogo segnalano un’ampiezza familiare pari a 2,61 componenti, una buona incidenza di volontari ogni 1.000 residenti (75,50, 12° posto nella relativa graduatoria) ed una percentuale di votanti (67,35%) superiore alla media provinciale (65,68%). L’indice di coesione sociale, pari a 73,06, è sensibilmente più alto dell’area salernitana nel suo complesso: 65,47. Uno scenario sociale, quindi, abbastanza positivo.
Il quadro complessivo.
Le due aree socialmente più “deboli” – nell’ambito dell’intera provincia – risultano quelle a Sud del capoluogo: i sub-comprensori del Cilento-Vallo di Diano (indice 51,73) e del Calore/Alburni/Tanagro/Alto-Medio Sele (52,27). In tutti e due i casi, i valori sono molto lontani dalla media provinciale, che è pari a 65,47. Senza dubbio la ridotta dimensione del nucleo familiare (nettamente inferiore a 3 unità, ed anche molto più bassa della media provinciale, che è 2,71) indebolisce notevolmente la “rete” di assistenza sociale che, invece, viene messa in atto nel resto del Salernitano. Come pure vanno notate le percentuali di votanti: le più basse e molto distanti dalla media della provincia.

*La metodologia dell’indagine.
Si è giunti alla determinazione di un “Indice di Coesione Sociale” applicando una tecnica di analisi multivariata (ovvero l’analisi delle componenti principali) alle serie di dati comunali relative all’attività di volontariato, all’ampiezza del nucleo familiare e alla partecipazione al voto, e – successivamente – normalizzando il valore ottenuto nell’intervallo 0-100. La media per area sub-provinciale è stata realizzata pesando l’indice di ogni comune di quell’area con la rispettiva popolazione residente. I dati comunali utilizzati riguardano in particolare: il numero di volontari operanti nelle unità locali delle istituzioni “non profit” per ogni 1.000 abitanti; il numero medio di componenti per famiglia; il rapporto medio tra votanti ed elettori aventi diritto calcolato su quattro tornate elettorali (referendum del 4/12/2016, elezioni regionali 2015, elezioni per la Camera dei Deputati 2013, elezioni comunali più recenti).
Per il calcolo della quota di volontari si è fatto riferimento ai Censimenti Istat della Popolazione e delle Istituzioni “non profit” del 2011. L’ampiezza del nucleo familiare è stata determinata in base ai dati del Censimento Istat della Popolazione del 2011. Per la partecipazione al voto, tutte le informazioni provengono dal Ministero dell’Interno.

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La famiglia sempre al centro delle dinamiche inclusive
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