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GLOCAL di Ernesto Pappalardo »

All’ultima giornata del campionato 1966-67, la storia si ricordò di fermare la squadra di Helenio Herrera che così aprì le porte alla vittoria della Juventus in campionato.
A Mantova, l’antica (moderna) disfatta dei nerazzurri
Il presidente dell’Inter Angelo Moratti: “Siamo stati grandi quando si vinceva, cerchiamo di essere grandi anche ora che abbiamo perduto. Forse siamo rimasti troppo tempo sulla cresta dell’onda. E tutti a spingere per buttarci giù. Ora saranno tutti soddisfatti”.

Era il 1° giugno del 1967, quando l’Inter perse 1-0 a Mantova. Giuliano Sarti, grandissimo portiere, divenne l’incredibile protagonista di un autogol che segnò il tramonto del fenomeno nerazzurro in quegli irripetibili anni 60’. Il pallone che entrò in rete attraverso un banale cross al centro dell’area di rigore da parte di Di Giacomo (già per qualche stagione compagno di squadra dei nerazzurri), era lieve e innocente. Ma per Giuliano Sarti non ci fu niente da fare: fu il gol del vantaggio mantovano. La “grande” Inter andava, così, in archivio, dopo una sequenza di vittorie che resta ancora oggi ben scritta nella storia del calcio mondiale. La scena di Mantova restò impressa alla folla interista: a pochi minuti dall’inizio del secondo tempo, Bedin perse il pallone a centrocampo. Fu Di Giacomo ad impossessarsene e, giunto quasi sul fondo della fascia, a crossare proprio al centro dell’area di rigore: il portiere perse contatto con il pallone, che entrò desolatamente in rete. Addio sogni di gloria: scudetto e ambizioni precipitarono all’improvviso in terra. Fu Giacinto Facchetti, che sforò il perimetro di foto divenute storiche, a cercare di rincuorare, inutilmente, Sarti.

La “Grande Inter” non c’era più, era scomparsa dopo una galoppata indimenticabile: con il petroliere Angelo Moratti presidente e allenata dal franco-argentino Helenio Herrera, l’Inter conquistò – tra il 1963 e il 1966 – per tre volte il campionato nazionale e vinse due (consecutive) Coppe dei Campioni (1963-64, 1964-65) oltre che due Coppe Intercontinentali (1964, 1965). Fu Angelo Moratti a sintetizzare bene, con la perenne classe del tifoso che non vuole mai abbandonare la scia delle conquiste realizzate: “Siamo stati grandi quando si vinceva, cerchiamo di essere grandi anche ora che abbiamo perduto. Forse siamo rimasti troppo tempo sulla cresta dell’onda. E tutti a spingere per buttarci giù. Ora saranno tutti soddisfatti”.

All’ultima giornata del campionato 1966-67, quindi, fu sul campo del Mantova che la storia si ricordò di fermare, dopo non poco tempo, l’Inter che si arrese, perdendo in quel modo, alla Juventus di Heriberto Herrera (con lo scudetto recuperato e appeso quasi per miracolo alla maglia). Ma non si trattò solo di questo: l’anno dopo, Sarti passò a giocare con i  bianconeri.

Quel 1° giugno del 1967, era di giovedì. L’Inter era in testa alla classifica (48 punti), la Juventus seconda a 47. I neroazzurri schierarono: Sarti, Burgnich, Facchetti, Bedin, Guarneri, Picchi, Domenghini, Mazzola, Cappellini, Suarez e Corso. L’Inter era chiamata a vincere per conquistare il titolo. Nei primi minuti e anche dopo, Suarez fece vedere il livello della sua classe, Mazzola centrò una traversa con Dino Zoff ormai superato dalla palla. Ma il primo tempo finì 0-0. Bastarono, poi, 4 minuti del secondo tempo per assistere al compimento della “magia” nell’area dell’Inter, con Di Giacomo che crossò al centro la palla che inutilmente entrò dentro la porta nerazzurra.

La Juventus, intanto, segnò con Bercellino e, poi, con Zigoni: andò in testa alla classifica e si aggiudicò il suo 13° scudetto.

Ma non finì lì. In quella dura estate, ci pensò la Federcalcio – alle prese con le conseguenze del campionato mondiale in Inghilterra – a completare l’opera di demolizione anche dei sogni dell’Inter. Si decise di bloccare gli ingaggi dei calciatori provenienti dai campionati all’estero, solo chi già giocava in Italia non corse rischi e continuò a farlo. Ma l’Inter dovette dire no al grande Beckenbauer e, addirittura, ad Eusebio.

La grande Inter, insomma, era finita. Il grande sogno non c’era più.

Per ripetere una piccola parte di questa storia di calcio e di campioni, avremmo dovuto aspettare la materializzazione di un altro intramontabile testimone del tempo: José Mário dos Santos Mourinho Félix, noto, più,semplicemente come José Mourinho. Ma questa è, come sempre, un’altra irripetibile vicenda, che prima o poi, dovremo raccontare.

Ernesto Pappalardo

direttore@salernoeconomy.it

 

Facchetti consola Sarti-Serie_A_1966-67,_Mantova-Inter_1-0,_Facchetti_e_Sarti
Facchetti consola Sarti a Mantova (1967)
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