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Salerno Economy XIII.19 – 24.05.2024

Il nodo cruciale del riordino della spesa pubblica continua a essere centrale in Paesi come l’Italia.

La verifica elettorale Ue, tra noia e scarso interesse

Il cammino verso Bruxelles mantiene una tradizionale distanza dall’elettorato italiano e si perde ancora di vista il fondamentale contributo che è stato dato alla lotta contro il virus, riportando con nettezza la vittoria della scienza e della medicina contro un’epidemia che stava sradicando ogni cosa.
Ue-G. Coppola
Il percorso dell'Europa
Sembrano inaridirsi le prospettive di ritrovare il perimetro di una descrizione adeguata di quanto si verifica nel quadrato magico, perché davvero insondabile e non prevedibile, della macchina “politica” nazionale. Come sempre accade, a quindici giorni dal voto, la partita non solo si complica, ma, soprattutto, assume le sembianze di un vero e proprio palco teatrale, dove non solo non mancano i protagonisti, ma tutti - proprio tutti - si reputano al centro dell’attenzione e, quindi, destinati, in ogni caso, ad esprimere il proprio parere, la propria visione, la propria prospettiva senza dubbio in grado di complicare ancora di più le cose. In altre parole, lo spettacolo entra nel vivo e conferma, questo sì, la confusione più totale che regna sovrana, ma soprattutto lascia emergere una piena consapevolezza che è alla base del disimpegno e della distanza che in tanti hanno ben messo tra loro stessi e i partiti che intendono, in qualche modo, rappresentarli. Almeno nel contesto utile a determinare il vestito che l’Ue riuscirà a ricavarsi dalle prossime elezioni, il quadro che si delinea con largo anticipo è proprio questo. Una larghissima massa che non parteciperà il voto, questo dicono le proiezioni/previsioni, e una partita che proverà a ricordare l’accaduto nei mesi duri della pandemia. Ma di veramente buono l’Ue - oltre, naturalmente, a potere legittimamente rivendicare di avere saputo dominare e sconfiggere il dilagare ulteriore e in ogni caso nefasto del virus - che cosa ha messo in campo? Un supporto economico certamente più che adeguato - il cui costo effettivo sicuramente grava e graverà, in relativa parte naturalmente, anche sulle nostre spalle - e una ripartizione di ulteriori risorse che dovrà comunque produrre, al di là della serie di rimodulazioni alle quali stiamo assistendo, nuovi spiragli di crescita (prima o poi). O no? Il problema sostanziale che prende forma, quindi, e che nel tempo chissà quante volte sarà affrontato e produrrà pure diverse e superflue interpretazioni, riguarda non solo la capacità di spesa (primariamente pubblica), ma il piano di accoglienza delle risorse e relativa (ma soprattutto efficace e programmata) pianificazione. Questo discorso è, per la verità, già fuori dai tempi, ma, a parte qualcosa (anche di meritorio ed effettivo) non si intravede il “prendere forma” concreta del Pnrr, che pure sembra così ben strutturato e predisposto per attivare al meglio opere, posti di lavoro, risorse e quanto altro ancora è possibile e auspicabile. Ma in questo punto medio e determinante arrivano le elezioni.
(continua)
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Istat. “A marzo 2024 si stima una flessione congiunturale per le esportazioni (-1,7%) e una crescita per le importazioni (+1,5%)”.

Minori vendite area extra-Ue, ma export stazionario

L’import cresce su base mensile per tutti i raggruppamenti, tranne che per l’energia; la sua flessione tendenziale è per oltre un terzo spiegata dalla contrazione degli acquisti da Germania e Paesi OPEC.
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Stazionarietà
“La riduzione congiunturale dell’export (-1,7%), dovuta in particolare alle minori vendite di beni strumentali verso l’area extra-Ue, è condizionata dalle movimentazioni di elevato impatto (cantieristica navale) registrate a febbraio 2024; al netto di queste, l’export risulta pressoché stazionario (+0,2%). Su base annua, la sua flessione investe quasi tutti i principali Paesi partner commerciali, Ue ed extra Ue. Si accentua la dinamica tendenziale negativa - ormai in atto da un anno - dell’export verso la Germania. L’import cresce su base mensile per tutti i raggruppamenti, tranne che per l’energia; la sua flessione tendenziale è per oltre un terzo spiegata dalla contrazione degli acquisti da Germania e Paesi OPEC. Nei primi tre mesi del 2024, il saldo commerciale è positivo per 12,8 miliardi (ammontava a +1,2 miliardi nello stesso periodo del 2023). Dopo tre mesi consecutivi di cali, i prezzi all’import tornano a crescere su base mensile e la loro flessione su base annua si attenua ulteriormente. Spiegano tali dinamiche i rialzi dei prezzi di beni intermedi ed energia”.
“A marzo 2024 si stima una flessione congiunturale per le esportazioni (-1,7%) e una crescita per le importazioni (+1,5%). La diminuzione su base mensile dell’export è dovuta alla riduzione delle vendite verso l’area extra Ue (-3,9%), mentre le esportazioni verso l’area Ue registrano un contenuto aumento (+0,6%). Nel trimestre gennaio-marzo 2024, rispetto al precedente, l’export si riduce dell’1,1%, l’import del 4,4%. A marzo 2024, l’export flette su base annua dell’8,9% in termini monetari e del 10,3% in volume. La contrazione dell’export in valore è più ampia per i mercati Ue (-12,3%) rispetto a quelli extra-Ue (-5,0%). L’import registra una flessione tendenziale in valore dell’11,2%, che riguarda entrambe le aree, Ue (-10,1%) ed extra Ue (-12,8%); in volume, si riduce del 6,4%. Tra i settori che più contribuiscono alla flessione tendenziale dell’export si segnalano: metalli di base e prodotti in metallo, esclusi macchine e impianti (-19,3%), macchinari e apparecchi non classificati altrove (n.c.a.) (-10,3%), articoli in pelle, escluso abbigliamento, e simili (-20,2%) e sostanze e prodotti chimici (-12,5%). Crescono su base annua le esportazioni di articoli sportivi, giochi, strumenti musicali, preziosi, strumenti medici e altri prodotti n.c.a. (+24,5%) e coke e prodotti petroliferi raffinati (+15,3%)”.
(Istat. Periodo riferimento: marzo 2024; Data di pubblicazione: 16 maggio 2024)
(continua)
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Tra antiche origini e contemporanei sviluppi dell’arte del fare il vino, che amplia la propria platea di appassionati.

Cultura nella coltura: paronomasia commistionata del nuovo turismo

Il settore vitivinicolo rappresenta un marchio Made in Italy ed è elemento fondamentale per creare un effetto a catena di sviluppo economico.
Vino Lo Speciale 2
Arte antica, ma anche post-moderna
di Marco Apicella

L’origine del vino è antichissima e le testimonianze di questo affascinante prodotto si perdono nel passato; molte sono le civiltà o i personaggi a cui è stata attribuita la sua paternità, ma attualmente gli studiosi non sono in grado di indicare con certezza chi lo abbia inventato e dove. La storia si intreccia con figure mitologiche: il dio romano Bacco, diventato emblema del vino, i Romani, infatti, per contrastare lo stato di ebbrezza avevano l’abitudine di diluirlo con l’acqua (alcuni ancora oggi, ahimè, blasfemicamente, provano a farlo!); Noè che, dopo il Diluvio universale, piantò la prima vite; e infine la cacciata di Adamo ed Eva dal giardino dell’Eden che vedono proprio nell’uva e non nella mela il frutto proibito; o ancora come tema religioso che ritorna nel Cristianesimo durante l’Eucarestia.
Il mercato mondiale non fa la tara al dualismo enologico Italia-Francia e le considerano i territori prediletti, come il top della viticoltura e della produzione vitivinicola: i pregiati vini francesi si sono affermati per la loro superiorità, così come molti vini italiani per la loro esclusività. Tuttavia oggi questo primato si proietta anche verso nazioni, non notoriamente archetipi della tradizione, come Stati Uniti, Sud Africa, Cile, Germania, Nuova Zelanda (che produce un Sauvignon Blanc per una cena romantica da non dimenticare!), Ungheria e Giappone.
L’enoturismo nasce nei primi anni Novanta, combinazione, non spuria, di vino e turismo, un percorso che le aziende polarizzano verso il consumatore, e su questo humus si proietta l’ipotesi di un nuovo paradigma nel quale si riscopre il territorio locale valorizzando le tradizioni.
È un’esperienza in cui la degustazione e la commercializzazione delle produzioni vinicole e alimentari locali si abbina alla visita dei luoghi di coltura e di esposizione degli strumenti utili alla coltivazione della vite. L’enoturismo comprende, oltre alla semplice degustazione, tutta una serie di attività collegate, quali visite aziendali alla cantina di lavorazione e di affinamento, nonché all’architettura dei vigneti, e può estendersi fino allo svolgimento di attività educative, come il turismo vendemmiale. Oggi, dunque, può essere visto come un’opportunità di arricchimento culturale che coniuga il vino all’arte, alla musica, al design, alla storia.
Alla dimensione culturale e identitaria si aggiunge nel tempo libero l’attività di benessere (massaggi, idromassaggi e SPA) nei vigneti, attività artistiche e di rilassamento psico-fisico, tour e laboratori didattici per l’intrattenimento dei bambini, tour a cavallo, visite con un trenino turistico, tour in bicicletta e/o in e-bike e infine trekking tra i vigneti e momenti di animazione in villaggi turistici.
(continua)
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Un grande portiere, ben radicato nel cuore dei tifosi di Fiorentina, Verona e Roma.

Superchi, da esordiente a protagonista della magia viola

Il re di Coppe che riuscì a vincere e a mettere in campo grandi parate per salvare la squadra e lanciarla verso successi inimmaginabili all’inizio della stagione.
1973–74 Associazione Calcio Fiorentina - Franco Superchi
Franco Superchi
(Er.Pa.) - Un grande portiere, ben radicato nel cuore dei tifosi di Fiorentina, Verona e Roma: Franco Superchi (nato ad Allumiere il 1º settembre del 1944). Ebbe una carriera che prese il via quando era ancora un ragazzo, a quattordici anni prese parte ai tornei della categoria “Allievi” e “Juniores”. Un anno dopo, a quindici anni, traslocò alla “Bettini Quadraro”, società iscritta alla “Promozione”, a Roma, dove esordirono molti altri grandi talenti, come, per esempio, Francesco Graziani e Francesco Rocca. Nel 1961, poi, arrivò il trasferimento alla Tevere Roma, compagine di serie C, dove conquistò il titolo di campione d’Italia Juniores. Ma il salto vero e proprio, quello nella massima serie, si verificò nel 1965: alla Fiorentina. Il primo anno entrò nella rosa come terzo portiere, alle spalle di Enrico Albertosi e Alfredo Paolicchi. L’anno dopo fece la riserva di Albertosi insieme con Lamberto Boranga fino al 1968-1969: fu la stagione che portò Albertosi al Cagliari e Boranga al Brescia. E lui conquistò la maglia di titolare. Il suo debutto si agganciò al secondo scudetto della squadra viola. Superchi quell’anno esibì prestazioni di altissimo livello, considerando che era in quegli anni un esordiente, ma annoverandosi tra i protagonisti della stagione. E’ in quell’anno che Superchi esordisce nella rappresentativa Under 23, convocato per quattro volte.
A Firenze Superchi trascorse altri sette anni, portiere molto affidabile anche se non sempre riuscì a raggiungere i picchi di rendimento raggiunti nell’anno dello scudetto. Ricco il bottino di trofei vinto: Coppa Mitropa (1966), Coppa Italia (1975), con finale giocata a Roma contro il Milan e, ancora nel 1975, Coppa di Lega Italo-Inglese. Nel 1976-1977, poi, si trasferì al Verona dove in quattro stagioni raggiunse le 126 presenze tra Serie A e B. Infine, la conclusione della carriera nella Roma, come secondo di Franco Tancredi. Partecipò alla festa del secondo scudetto giallorosso, nel 1983, anche se nella veste di riserva. Chiuse la carriera due anni dopo, in serie C2, nel Civitavecchia.



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