L’analisi dei flussi di visitatori e il “dialogo” carente tra Salerno e le altre aree della provincia.
Da approdo a destinazione, le nuove sfide
Nella città capoluogo tra il 2008 ed il 2017 si è registrato un incremento del 219% di arrivi e del 326% delle presenze: una parabola ascendente che non era minimamente immaginabile un decennio fa.

Poca interazione territoriale
di Paolo Coccorese e Ernesto Pappalardo
Ad analizzare i trend degli arrivi e delle presenze nel periodo 2008-2017 – nostre elaborazioni su dati Ept Salerno – si arriva, senza alcun dubbio, alla conclusione che Salerno-città è diventata a tutti gli effetti una meta turistica. Naturalmente, ciò non significa che sia già una città turistica (in termini di servizi, qualità complessiva dell’accoglienza, offerta di eventi, capacità competitiva sui mercati interni ed esteri, etc), ma, in ogni caso, il lavoro più difficile e complesso – assumere le caratteristiche attrattive di destinazione turistica – è stato compiuto. Perché? Perché registrare tra il 2008 ed il 2017 un incremento del 219% di arrivi e del 326% delle presenze configura una parabola ascendente che non era minimamente immaginabile un decennio fa.
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Nel periodo 2016/2017 lieve calo degli arrivi ed aumento sensibile delle presenze: +12,6%. In crescita gli stranieri.
Salerno città turistica? Cresce a ritmi “cinesi”
I visitatori asiatici nel 2017 hanno fatto segnare la quota di 7.895 arrivi e 28.638 presenze, con una permanenza media di 3,6 giornate. Saldamente in testa alla classifica degli stranieri i francesi con 15.455 arrivi e 63.670 presenze (permanenza media di 4,1 giornate).

Appeal internazionale
(Pa.Co./Er.Pa.) - Nel 2017 sono arrivati a Salerno città 243.378 turisti che hanno generato 674.016 presenze. Se scorporiamo il dato degli stranieri, emerge che ne sono giunti 87.107 per 299.704 presenze. Solo una specificazione per ribadire – ammesso che ce ne fosse bisogno – che i mesi più importanti (turisticamente parlando) restano luglio (con un totale di 72.986 arrivi e 203.290 presenze) ed agosto (61.656 arrivi e 140.093 presenze). Insomma, il recupero della piena balneabilità è sempre l’obiettivo strategicamente più rilevante per diventare pienamente una città turistica e non solo una destinazione (sebbene questo traguardo, come detto, è da ritenersi fondamentale).
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Ecco perché il mondo della trasformazione cerca di imporre prodotti senza lattosio.
Latte fresco, una giusta battaglia
“Oltre i falsi miti e le non sempre realistiche intolleranze alimentari, restano incontestabili le qualità organolettiche e salutari della produzione Made in Italy che deve essere confezionata al massimo entro 48 ore dalla mungitura”.

Gioacchino Majone
Il ciclo negativo delle dinamiche produttive nel segmento del latte in Campania sono sintetizzate da alcuni indicatori molto significativi: negli ultimi 25 anni si è passati da oltre 13.000 allevamenti agli attuali 1800. La produzione del latte è calata del 10%, ma, comunque, a stento, riusciamo a produrre poco meno del 2 % del totale su base nazionale. Una produzione che resta al di sotto della domanda effettiva per oltre il 35% . I motivi sostanziali di tale entità del disastro nel quale siamo precipitati sono legati alla relazione tra prezzi e mercato. Il prezzo del latte alla stalla è lo stesso di 20 anni fa (0,40 euro al litro pari alle 800 lire di una volta ).
* Presidente Agricola Vallepiana Srl
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Le parole della nostra epoca / 6
Brand magazine e altri strumenti di buona reputation
Il blog, le p.r. digitali, i formati sferici, i cartoon e la strategia growth hacking, uno fra i concetti più misteriosi dell’era marketing. La nostra rassegna breve sulla qualità di pagine e profili si conclude con un decalogo di buone pratiche.

Comunicazione digitale
Nei 2 articoli precedenti di questa serie abbiamo annotato alcuni temi che riguardano la reputation online, ossia la qualità e l’efficacia della presenza in rete. Questa rassegna breve si conclude con alcune informazioni sui nuovi formati di tendenza (immersivo, mobile, interattivo eccetera) e un decalogo di buone pratiche. Prima, però, qualche accenno su blog, brand magazine, pubbliche relazioni digitali e uno fra i concetti più misteriosi della nostra era marketing: “growth hacking”, una strategia di crescita scalabile (ottima per le startup) che comprende l’analisi dei feedback e le competenze trasversali nelle declinazioni di creatività, ascolto attivo e immaginazione.
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L’analisi dei dati contenuti nell’indagine Ismea-Nielsen riferita al primo trimestre 2018.
Consumi alimentari, “Italia spaccata”
Ritmi di crescita in valore sostenuti nel Centro Italia (+5,6%) e nel Nord Est (+5%) e in misura minore nel Nord Ovest (+3,3%). Flessione dell'1,1% nel Mezzogiorno.

Nel carrello nuovi stili di vita
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