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Salerno Economy IX.41 – 30.10.2020

Il tempo a disposizione non è affatto esteso. E noi siamo già rimasti indietro.

I problemi “emigrano”, si “risolvono” sempre a Roma . . .

Eppure, potrebbe risultare utile - magari ricorrendo alle forme di comunicazione garantite dalla rete internet - cercare di realizzare un quadro di riferimento che accerti il livello del danno fin qui subito e quello che probabilmente emergerà nei prossimi mesi.
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Territori
E’, ormai, evidente che si prospetta una prova di massima difficoltà per il mondo del lavoro e delle imprese nel breve e nel medio periodo. Nonostante i mille ragionamenti sulle cose già fatte e su quelle da fare, resta la convinzione che sarà molto difficile rimettere in piedi le filiere produttive che sono naufragate a partire da marzo in poi. E anche quelle che sono riuscite a mantenere una condizione accettabile - in alcuni casi pienamente competitiva - sono costrette a confrontarsi con scenari molto complessi e difficili. Resta, naturalmente, l’interrogativo sull’effettiva tempistica legata alla diffusione più ampia possibile del vaccino e all’uscita da una fase emergenziale gravissima. Se questo può essere considerato lo sfondo sul quale si muovono le cose, ogni singolo territorio - ritorna, quindi, la dimensione del territorio come punto di riferimento per provare a ragionare in termini di resistenza e capacità di risposta - deve interrogarsi (e dare risposte concrete) su che cosa sta realmente accadendo e tentare di mettere nero su bianco le cose da fare (o non fare). Senza, cioè, ritagliarsi solo un ruolo di attesa di quello che - prima o poi - prenderà forma e sostanza.
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Circa 330mila attività coinvolte tra bar, mense e ristoranti lungo la Penisola.

E la chiusura alle 18.00 costa 1 miliardo di cibo e vino

Coldiretti ricostruisce l’impatto del Dpcm che “pesa sulla vendita di molti prodotti agroalimentari, dalla carne al pesce, dalla frutta alla verdura, ma anche su salumi e formaggi di alta qualità che trovano nel consumo fuori casa un importante mercato di sbocco”.
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Riduzioni
“La chiusura anticipata alle 18,00 della ristorazione con il crollo delle attività di bar, gelaterie, pasticcerie, trattorie, ristoranti e pizzerie ha un effetto negativo a cascata sull’agroalimentare nazionale, con una perdita di fatturato di oltre un miliardo per le mancate vendite di cibo e bevande nel solo mese di applicazione delle misure di contenimento”. L’analisi elaborata dalla Coldiretti - in merito al varo del Dpcm - ricostruisce l’impatto sulla filiera agroalimentare derivante dalla chiusura alle 18.00 di ristoranti, bar, gelaterie e pasticcerie e si focalizza sulle conseguenze riconducibili alla diffusione dello smart working “che taglia le pause pranzo”. Si tratta “di un drastico crollo dell’attività che pesa sulla vendita di molti prodotti agroalimentari, dal vino alla birra, dalla carne al pesce, dalla frutta alla verdura, ma anche su salumi e formaggi di alta qualità che trovano nel consumo fuori casa un importante mercato di sbocco”. In alcuni settori, “come quello ittico e vitivinicolo, la ristorazione - precisa la Coldiretti - rappresenta addirittura il principale canale di commercializzazione per fatturato”.
Va aggiunto che “la spesa per pranzi, cene, aperitivi e colazioni fuori casa prima dell’emergenza coronavirus - spiega la Coldiretti - era pari al 35% del totale dei consumi alimentari degli italiani. Nell’attività di ristorazione sono coinvolte circa 330mila tra bar, mense e ristoranti lungo la Penisola, ma anche 70mila industrie alimentari e 740mila aziende agricole, nella filiera, impegnate a garantire le forniture per un totale di 3,8 milioni di posti di lavoro”.
(Fonte: coldiretti.it/ 25.10.2020)
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La stima delle risorse da mettere in campo da parte delle famiglie (solo a dicembre) è pari a 110 miliardi di euro (2019) su un totale (annuo) di 900.

A Natale più prudenza, meno paura

L’Ufficio Studi Confcommercio sottolinea che i consumi nel periodo festivo di fine anno “rimangono centrali nella spesa”. Si tratta di una fascia di tempo che “potrebbe costituire una grande occasione per effettuare acquisti desiderati e rimandati”.
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Proiezioni
“Solo nel mese di dicembre la spesa complessiva per consumi vale circa 110 miliardi di euro (stima 2019) su un totale annuo di 900 miliardi”. Sulla base di questi dati, l’Ufficio Studi Confcommercio evidenzia che “considerato che nel 2020 si avrà a consuntivo una perdita rilevantissima di spesa pari a 116 miliardi di euro - che impatterà anche su dicembre - il prossimo Natale, anche per la grande quantità di risparmio forzoso accumulato durante il lockdown, potrebbe costituire per milioni di famiglie una grande occasione per effettuare acquisti desiderati e rimandati”. E aggiunge: “Se prevarrà la prudenza sulla paura, si potrebbero osservare favorevoli sorprese in concomitanza con le prossime festività. Con qualche conseguente e importante sollievo sulle finanze pubbliche in termini di maggiore gettito”. Ma va detto che proprio l’evoluzione più recente della situazione allunga un’ombra consistente sul prossimo periodo.
(Fonte: confcommercio.it/ 15-16.10.2020)
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Nel breve termine l’unico intervento economico praticabile è necessariamente basato sull’espansione della spesa pubblica.

Il piano Delors e la doppia valenza della politica keynesiana

“Lo sguardo consapevole della sfida in campo - capace di scacciare la malinconia civile e sociale che ci avvolge - riappare come segno di reciprocità collettiva e rimuove la negligenza istituzionale che ha dominato negli ultimi trenta anni”.
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Pasquale Persico
di Pasquale Persico
Nel breve termine, l’unica politica economica praticabile è necessariamente basata sulla espansione della spesa pubblica, con una molteplicità di funzioni: contenimento della pandemia, ristoro per i settori e le fasce sociali colpite, stimolo dei consumi e degli investimenti privati. E' questa l’analisi di Pasquale Lucio Scandizzo, che compare su formiche.net. Per Scandizzo la ripartenza dell’economia nel terzo trimestre, che aveva fatto sperare in un rapido recupero dei settori più colpiti, appare, ora, molto meno incoraggiante. Ciò nonostante, lo scenario internazionale continua a presentare segnali positivi, quali il rimbalzo degli scambi commerciali, il ritorno della crescita in economia in Cina e, seppure in tono minore, anche negli Stati Uniti, e la tenuta complessiva dei mercati finanziari. Sembra, quindi, prudente attendersi un quarto trimestre con performance meno positive di quanto ci si aspettava, e con implicazioni negative sull’intero prossimo anno, ma non un tracollo economico e finanziario. La narrativa sulla natura salvifica dei fondi europei, per Scandizzo,  si delinea, quindi, compromessa dal fatto che l’approvazione non sembra coincidere con una reale svolta europea nelle politiche fiscali resilienti, ma anche con la necessità di intervenire immediatamente con tutte le risorse disponibili, per fare fronte a un peggioramento inatteso, simultaneo e drammatico della situazione economica e sanitaria.

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Punti di forza e criticità analizzati da Confartigianato con particolare riferimento alla situazione attuale (tra crisi Covid e lenta ripartenza).

Moda, le imprese scelgono investimenti green

Italia leader nell’area Ue. Con oltre 472 mila addetti è il primo Paese nell’Europa a 27 per occupazione dei settori del tessile, abbigliamento e pelli. Ripresa trainata da investimenti (1,1 miliardi di euro).
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Made in Italy
“Verso la fine dell’estate - prima dell’ondata autunnale di contagi a livello mondiale - il settore della moda ha registrato i primi segnali di ripresa: nel mese di agosto 2020 il calo tendenziale della produzione è stato quasi completamente assorbito e gli ordinativi segnano un aumento del 12,9%, superiore alla crescita del 6,1% della media del manifatturiero. Rimangono pesanti gli effetti della crisi Covid-19 sulle imprese del settore che, nei primi 8 mesi del 2020, registrano un calo del fatturato del 25,9%, quasi dieci punti più ampio del -16,1% della media del manifatturiero”. I punti di forza e le criticità del settore emergono dal nuovo report dell’Ufficio Studi Confartigianato: “Micro e piccole imprese della Moda, tra crisi Covid-19 e lenta ripresa”. I dati più rilevanti della ricerca sono stati anticipati dal presidente di Confartigianato Moda Fabio Pietrella in un webinar internazionale su innovazione, sostenibilità e prospettive delle piccole e medie imprese inserito nei lavori preparatori della sesta edizione del Foro italo-latinoamericano sulle Pmi.
(Fonte: confartigianato.it/ 23.10.2020)
(continua)

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