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Punti di forza e criticità analizzati da Confartigianato con particolare riferimento alla situazione attuale (tra crisi Covid e lenta ripartenza).
Moda, le imprese scelgono investimenti green
Italia leader nell’area Ue. Con oltre 472 mila addetti è il primo Paese nell’Europa a 27 per occupazione dei settori del tessile, abbigliamento e pelli. Ripresa trainata da investimenti (1,1 miliardi di euro).

“Verso la fine dell’estate – prima dell’ondata autunnale di contagi a livello mondiale – il settore della moda ha registrato i primi segnali di ripresa: nel mese di agosto 2020 il calo tendenziale della produzione è stato quasi completamente assorbito e gli ordinativi segnano un aumento del 12,9%, superiore alla crescita del 6,1% della media del manifatturiero. Rimangono pesanti gli effetti della crisi Covid-19 sulle imprese del settore che, nei primi 8 mesi del 2020, registrano un calo del fatturato del 25,9%, quasi dieci punti più ampio del -16,1% della media del manifatturiero”. I punti di forza e le criticità del settore emergono dal nuovo report dell’Ufficio Studi Confartigianato: “Micro e piccole imprese della Moda, tra crisi Covid-19 e lenta ripresa”. I dati più rilevanti della ricerca sono stati anticipati dal presidente di Confartigianato Moda Fabio Pietrella in un webinar internazionale su innovazione, sostenibilità e prospettive delle piccole e medie imprese inserito nei lavori preparatori della sesta edizione del Foro italo-latinoamericano sulle Pmi.

Ripresa e investimenti.

“La ripresa – evidenzia una nota di Confartigianato – sarà trainata dagli investimenti, accelerata dagli interventi di policy nazionali ed europei, interessando in pieno le Mpi della Moda, le quali generano un flusso di investimenti di 1.108 milioni di euro all’anno. Nella fase di espansione degli investimenti (2014-2018), la domanda ha trainato anche l’offerta: nel quadriennio in esame la produzione di macchinari per le imprese del tessile, abbigliamento e cuoio è salita del 14%”.

Il report dell’Ufficio Studi Confartigianato sottolinea i punti di forza del settore nella fase di recupero: la crescente qualità del Made in Italy, il valore delle esportazioni “che cresce del 6,2% a fronte di un aumento dell’1,2% dei prezzi”, la capacità di innovare, “con il 46,8% delle imprese del settore che svolgono attività innovative e l’orientamento green fondato su quasi due terzi (62,8% del totale) delle micro e piccole imprese che svolgono una o più azioni finalizzate a ridurre l’impatto ambientale delle proprie attività”.

Le micro e piccole imprese.

“La struttura imprenditoriale della moda italiana – spiega Confartigianato – si fonda sulle micro e piccole imprese diffuse sul territorio. Una nostra analisi sul settore, ripresa nel report di Cassa Depositi e Prestiti, EY e Luiss Business School,  ha evidenziato come l’occupazione delle micro e piccole imprese del comparto del quadrilatero italiano della Moda che comprende Toscana, Marche, Emilia Romagna, Veneto e Lombardia, supera del 25,6% l’occupazione delle omologhe imprese di Spagna, Germania e Francia messe insieme”. E va aggiunto che “l’Italia è leader nell’Unione  europea nel comparto della Moda: con oltre 472 mila addetti è il primo paese dell’Unione europea a 27 per occupazione dei settori del tessile, abbigliamento e pelli”.

(Fonte: confartigianato.it/ 23.10.2020)

 

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