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GLOCAL di Ernesto Pappalardo »

L’Istat continua a segnalare la diminuzione delle vendite in considerazione del rallentamento della spesa.
Frenata delle famiglie in attesa di maggiore chiarezza
Al problema molto diffuso del reddito insufficiente si aggiunge la “complicazione” delle prospettive, nel breve e medio periodo, dal punto di vista della contrazione delle opportunità di incrementare le entrate. Né sembrano in grado di rasserenare il clima iniziative che puntano sulla carta a garantire reti di sicurezza sociale.

L’articolo è stato pubblicato sul quotidiano Il Mattino (ed. Salerno) lunedì 22 luglio 2019.

I numeri continuano, purtroppo, a confermare la crisi delle vendite al dettaglio. L’ultima rilevazione disponibile dell’Istat (pubblicata il 9 luglio) evidenzia che a maggio si stima una diminuzione congiunturale delle vendite dello 0,7% in valore e allo 0,8% in volume. Ma si aggiunge un elemento di valutazione molto significativo: il calo delle vendite dei beni alimentari (-1% in valore e -1,1% in volume), che si somma a quello dei prodotti non alimentari (-0,5% in valore e -0,6% in volume). Stessa parabola se prendiamo in considerazione il confronto anno su anno. Non solo le vendite al dettaglio diminuiscono dell’1,8% in valore e dell’1,5% in volume, ma anche in questo caso si contraggono le vendite di entrambi i settori: alimentare (-1,1% in valore e -1,4% in volume) e non alimentare (-2,2% in valore e -1,7% in volume). E anche la rilevazione trimestrale conferma questo andamento. Nel trimestre marzo-maggio 2019, rispetto ai tre mesi precedenti, le vendite al dettaglio segnano -0,4% in valore e -0,5% in volume. Flettono le vendite dei beni alimentari (-0,1% in valore e -0,2% in volume) e dei beni non alimentari (-0,7% in valore e in volume).

Siamo chiaramente di fronte, quindi, ad una frenata delle famiglie che in condizioni di incertezza, anche in presenza di buone riserve in termini di risparmi e di disponibilità in conto corrente, preferiscono stringere la cinghia in attesa di maggiori rassicurazioni rispetto al quadro generale. In altre parole, al problema molto diffuso del reddito insufficiente si aggiunge la “complicazione” delle prospettive, nel breve e medio periodo, dal punto di vista della contrazione delle opportunità di incrementare le entrate. Né sembrano in grado di rasserenare il clima e di incrementare la fiducia iniziative che puntano sulla carta a garantire reti di sicurezza sociale o a favorire la creazione di nuovi posti di lavoro sia nel pubblico che nel privato.

Se, poi, entriamo nel merito delle vendite, nell’ambito dei beni non alimentari la regressione riguarda tutti i raggruppamenti dei prodotti. Si salvano solo beni e servizi inerenti ai segmenti dell’informatica, telecomunicazioni e telefonia; elettrodomestici, radio, tv e registratori; mobili, articoli tessili e arredamento. Insomma, nella maggior parte dei casi si tratta di acquisti effettuati ricorrendo al più classico degli strumenti di incentivazione agli acquisti: il credito al consumo che contrasta le crisi di liquidità o la volontà di non sguarnire troppo le riserve familiari.

Quali i segmenti più colpiti? A segnare il passo in maniera accentuata ancora una volta abbigliamento e pellicceria; calzature, articoli in cuoio e da viaggio.

A sottolineare un problema diffuso di risorse da destinare al consumo va, poi, aggiunto che rispetto a maggio 2018, il valore delle vendite al dettaglio registra una battuta d’arresto anche nella grande distribuzione (-0,4%). Ma a soffrire molto di più sono le imprese operanti su piccole superfici (-3,6%), mentre continua a crescere il commercio elettronico (+10,6%).

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