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Salerno Economy XII.32 – 22.09.2023

Alla vigilia di una bella prova di forza per provare a testare il vero e autentico stato di salute delle forze in campo.

Destra e sinistra, la vera sfida per la Ue (e per l’Italia)

Lungo la strada che porta in Europa si appresta a nascere un nuovo e più solido quadro politico che governerà a lungo. Molto più a lungo - non solo nel bacino Ue, ma anche qui da noi - di quanto immaginiamo.

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Prova di forza
In realtà è già iniziata, da qualche tempo, la corsa alla conquista delle poltrone, quelle europee, ma, giusto per capire bene quello che accade, si tratta di una bella prova di forza, soprattutto, per provare a testare lo stato di salute delle forze in campo. La domanda è molto semplice: ma siamo sicuri che il panorama di casa nostra abbia assunto queste nuove sembianze (di destra) e che la sinistra (o meglio: il centrosinistra, senza trattino) non abbia prospettive a breve termine di rientrare nel grande gioco dell’oca all’interno del governo dei Parlamenti? La domanda è (anche) abbastanza chiara, partiti, sembianze di partiti, monopoli di vario genere, forze in campo, mondi delle economie (plurale d’obbligo), rappresentanze rimaste attonite e rappresentanze immediatamente messe in campo (con esiti a volte incomprensibili), sono in fibrillazione per motivi, in qualche modo, opposti: per difendersi (se hanno già vinto) e per attaccare (se hanno quasi del tutto perso). Ma, naturalmente, manifestando, in ogni caso, l’esigenza di rinsaldarsi, è questo il punto serio e concreto, sia nel caso dei vincenti che nelle posizioni dei più solidi perdenti (i perdenti vincenti, per intendersi: quelli che mantengono posizioni “dominanti”, pur in uno scenario che li colloca, più complessivamente, dalla parte degli sconfitti). Insomma, le elezioni europee sono un primo e approfondito sondaggio in grado di determinare prospettive e percorsi che, è del tutto evidente, aprono direttamente la strada per i prossimi (e prossimi) anni, dopo una carrellata di clamorosi, ma ben tollerati errori ed erroracci.
Se questa è la premessa, è evidente che si lavora a tempo pieno non tanto per definire strategie illuminanti - probabilmente da una parte e dell’altra - ma, soprattutto - per valutare bene come strutturare la sfida, che, per la verità, non appare, al momento, ancora del tutto bene incamminata. Il tentativo delle destre di sconfiggere il centrosinistra in Europa passa attraverso la chiara definizione di un’alleanza che è chiamata ad autenticarsi, in ogni caso, ben distante - ha spiegato bene Tajani, ministro degli Esteri espresso da Forza Italia - dalla destra che resta bene a destra (molto lontana cioè dall’itinerario prescelto dai partiti di destra, che si sono incardinati, a tutti gli effetti, negli scenari istituzionali Ue, scegliendo di seguire, strutturalmente, il sentiero dei Popolari europei, Ppe).
(continua)
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L’analisi congiunturale della Confcommercio.

L’economia? In frenata, “ma i consumi tengono grazie alle famiglie”

Pil in calo dello 0,1% (agosto e settembre), mentre “prosegue il processo di rientro dell’inflazione (+5,3% su base annua)”. Sangalli: “Serve un’operazione fiducia”.
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Consumi e famiglie
“Il rallentamento in atto nella maggior parte dei Paesi europei ha ormai coinvolto anche l’economia italiana, che aveva reagito meglio di altre ai danni causati dalla pandemia. Dopo un secondo trimestre 2023 negativo, infatti, anche le dinamiche dei mesi estivi sono state molto deboli”. La stima che l’Ufficio Studi veicola attraverso l’ultimo numero di Congiuntura Confcommercio fa riferimento a “una diminuzione dello 0,1% in termini congiunturali sia ad agosto che a settembre”. Nel terzo trimestre “si avrebbe dunque una crescita del Pil dello 0,1% rispetto al periodo aprile-giugno e dello 0,2% su base annua. Non sarebbe possibile, di conseguenza, raggiungere l’obiettivo di una crescita all’1% a fine anno e dunque è ora possibile stimare un +0,8% (era +1,2% nella previsione precedente)”. Va detto che “il 2023 - ha spiegato il direttore dell'Ufficio Studi Mariano Bella - è caratterizzato da fibrillazioni ereditate dalla fine del 2022. Nel 2024 si proseguirebbe con variazioni congiunturali trimestrali attorno a 0,3-0,4, il profilo attuale è ai limiti della recessione tecnica, ma niente di drammatico sotto il profilo sostanziale”.
E “le incertezze e le difficoltà del quadro economico si leggono anche nella debolezza dei consumi. Non a caso ad agosto l’Indicatore Consumi Confcommercio è sceso dello 0,2% su base annua, per effetto della flessione della domanda di beni (-1,1%), non compensata completamente dalla crescita sul versante dei servizi (+1,3%)”. Su base mensile, “si confermano in recupero l’automotive (+16,3%), i servizi ricreativi (+12,7%) e i trasporti aerei (+11,7%), mentre poco dinamica appare la domanda sul fronte di alberghi e pasti e consumazioni fuori casa (+0,3%). In negativo, di nuovo, abbigliamento e calzature (-0,6%) e consumi di beni alimentari (-3%)”. L’Ufficio Studi Confcommercio stima che “in due anni le famiglie italiane hanno cercato di sostenere i consumi intaccando la ricchezza finanziaria, con una perdita reale di 17.600 euro di potere d'acquisto”.
(Fonte: confcommercio.it/14.09.2023)
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Il quadro che emerge dall’analisi della Coldiretti presentata in occasione del Sana.

Agricoltura, in Italia un campo su 5 è biologico

Record storico di 2,3 milioni di ettari (+7,5%), “con oltre 82.000 produttori, il numero più elevato tra i Paesi dell’Unione Europea”.
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Continua e si rafforza la corsa "bio".
“A livello nazionale la superficie agricola utilizzata (Sau) destinata a biologico in Italia raggiunge il record storico di 2,3 milioni di ettari (+7,5%) pari a quasi ad un campo su cinque (19%) del totale con oltre 82.000 produttori agricoli, il numero più elevato tra i Paesi dell’Unione Europea”. E’ questo il quadro che prende forma dall’analisi della Coldiretti illustrata al Sana - Salone internazionale del biologico e del naturale - alla fiera di Bologna. “I terreni coltivati a biologico - specifica la Coldiretti - sono destinati per il 43% da seminativi come grano, orzo e avena, per il 28% da superfici a prati e pascoli per l’allevamento, per il 24 % da colture permanenti come frutteti, oliveti e vigneto per il 2,5% a ortaggi”. E’ questo un risultato in grado di spingere “i consumi in Italia dove il valore del mercato interno dei prodotti biologici - spiega la Coldiretti - sale a quasi 5,5 miliardi con una crescita del +9% nel 2023 rispetto allo scorso anno. I tre quarti dei consumi interni pari a oltre 4,2 miliardi sono concentrati in ambito domestico e il resto riguarda la ristorazione dove si assiste a una crescita tumultuosa del +18% nell’ultimo anno, terminante a luglio”, analisi Coldiretti su dati Osservatorio Sana-Nomisma 2023.
Va detto che “il successo del biologico italiano e da filiera corta è confermato - specifica la Coldiretti - anche dalla riduzione delle quantità di prodotto biologico importate dall’estero. Si registrano in tutto il 2022 meno importazioni rispetto all’anno precedente per oli e grassi vegetali (-31%), colture industriali (-26%) e cereali (-22%)”, (ultimo Rapporto Bio in cifre).
Bisogna aggiungere che “l’obbligo di scrivere in etichetta l’origine della materia prima e la volontà di valorizzare prodotti a km zero da parte dell’industria e dei consumatori, sta favorendo la costruzione di filiere biologiche nazionali”.
(Fonte: coldiretti.it/07.09.2023)
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Partecipò, poi, ai Mondiali del 1970 e mise in rete la palla che permise agli azzurri di vincere con la Svezia.

Domenghini, ala destra con il tiro fortissimo

Nel 1964 arrivò all’Inter, dopo avere esordito con l’Atalanta, dove si era formato nel settore giovanile. Con i nerazzurri di Helenio Herrera conquistò due scudetti, una Coppa dei Campioni e due Coppe Intercontinentali: 54 gol e 164 partite.
Angelo_Domenghini all’Inter nella stagione 1965-66 (it.wikipedia.org wiki )
Angelo Domenghini con la maglia dell'Inter
di Ernesto Pappalardo

E’ stata una grande ala destra, veloce e con un forte tiro dei sogni, fino a spostare in una lieve ma intensa velocità il pallone che finiva molto spesso in rete: Angelo Domenghini, un campione che ha lasciato il segno nel cuore del tifoso nerazzurro. Un campione moderno e vincente, capace di accendere le luci di una partita, anche solo con lo scatto destinato a sedere a terra gli avversari. Era molto intelligente anche dal punto di vista tattico, non poche volte ha vestito la maglia del centravanti, un ruolo che sapeva interpretare più che bene. Nel 1964 arrivò all’Inter, dopo avere esordito con l’Atalanta, dove si era formato nel settore giovanile. Con i nerazzurri di Helenio Herrera conquistò due scudetti, una Coppa dei Campioni e due Coppe Intercontinentali: 54 gol e 164 partite. Fu protagonista anche del mercato: nella trattativa che fece approdare Roberto Boninsegna a Milano lui firmò per il Cagliari. Nel primo anno con la maglia rossoblu portò a casa il campionato. Dopo il Cagliari andò alla Roma, poi al Verona e al Foggia (in serie A), per terminare la carriera a Trento (1979). Approdò, ovviamente, in Nazionale: 33 presenze e 7 gol. Esordio il 10 novembre del 1963 contro l’Urss. Episodio fondamentale: nella finale dell’Europeo (1968) riuscì a segnare nella sfida con Jugoslavia (pareggiando) e, poi, vincendo il titolo nella ripetizione della partita. Partecipò, poi, ai Mondiali del 1970 e mise in rete la palla che permise agli azzurri di vincere con la Svezia.
Chiara e limpida la sua filosofia che resta valida per il calcio di oggi, così aggrappato e dominato (solo) dai soldi. “Si parla sempre dei soliti due o tre (...), mentre i giocatori medi, quelli che tirano la carretta, sembra che non esistano neppure. Si sono messi d’accordo perché così si vendono più giornali, ma non è vero che è uno solo che ti fa vincere le partite e i campionati. Ci vuole più rispetto per tutti, e più cultura sportiva nel nostro calcio”. E ancora: “Colpa della televisione, dei processi del lunedì, del martedì, del mercoledì, della onnipresente moviola. Apri la televisione e sembra che un fischio dell’arbitro conti più della partita nel suo insieme, è assurdo. La moviola va abolita, perché non crea la cultura sportiva nel tifoso. L’arbitro sbaglia come tutti, e l’attaccante è giusto anche che tenti di ingannarlo, il calcio è sempre stato così. La furberia ci può stare, piuttosto il calcio non si gioca con le mani, in area ormai ci sono delle risse, ci si appende alle maglie. E poi non si punisce chi randella a centrocampo. E se ci scappa qualche ammonizione o il rigore, guarda caso è sempre contro le squadre piccole. Ma anche in questo il calcio è cambiato poco: quando con l’Atalanta si andava a Milano o Torino non ci aspettavamo certo una mano dall'arbitro”. Principi fondamentali, di cui i campioni che giocano oggi, forse si sono dimenticati.
(continua)
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