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di Alfonso Schiavino
La provincia di Salerno è rimasta per vari anni “capitale” italiana dei matrimoni, come attesta l’indice di nuzialità, cioè il rapporto fra cerimonie e popolazione. Poi lo status è stato ceduto, ma il livello è restato alto. Nell’anno pandemico gli eventi nuziali si sono quasi dimezzati nel Paese (- 47,3%), ma il Mezzogiorno (-55%) e il Sud (- 58%) sono andati ben oltre. La provincia di Salerno (- 60%) ha raggiunto il perfetto indice nazionale di 1,6. Perché siamo scesi così tanto? La risposta implica qualche risvolto del carattere locale?
I dati essenziali.
Nel 2020 i matrimoni celebrati in Italia sono stati 96.841, rispetto ai 184.088 del 2019 (- 47,3%). Il calo maggiore riguarda il rito religioso (- 67,9%) e le prime nozze (- 52,3%). La riduzione è più pronunciata nel Mezzogiorno (- 54,9%) rispetto al Centro (- 46,1%) e al Nord (- 40,6%). I matrimoni in Campania sono calati da 22.997 a 10.128 (-55,9%). La provincia di Salerno segue la scia, passando da 4.307 a 1.719, con una differenza di 2.588 equivalente a – 60%. I dati di base per questo articolo sono estratti dalle tavole dell’Istat, integrati da nostre elaborazioni originali.
L’indice di nuzialità.
I numeri assoluti non dicono tutto. La maggiore o minore propensione dei territori a sposarsi viene valutata con un rapporto statistico fra il numero di eventi e la popolazione residente. Questo è l’indice di nuzialità. Nel 2020 il tasso è diminuito ovunque in Italia, come conseguenza delle continue restrizioni e della generale incertezza. Ma l’articolazione dice qualcosa di interessante. In Italia l’indice è planato dal 3,1 del 2019 all’1,6 del 2020. In Campania è calato da 4 a 1,8. La provincia di Salerno, con una discesa ancor più spinta – dal 4 all’1,6 – ha raggiunto esattamente la media nazionale.
Il primato vola lontano.
Questo dato è particolarmente rivelatore, perché Salerno è stata la “capitale” nazionale dei matrimoni: nel 2010 prese il testimone da Napoli con un indice di nuzialità pari a 5. Il record è stato mantenuto fino al 2015, con l’indice ancora ragguardevole di 4,5. L’anno successivo ha ceduto il primato, nonostante un miglioramento sensibile (4,8). Nello strano 2020 dobbiamo cambiare scenario. Le tavole dell’Istat assegnano l’indice massimo di nuzialità alla Sardegna, segnatamente alla Gallura (Olbia e Tempio) con un notevole 3,7. Valori maggiori della media italiana (1,6) raggiungono anche Ogliastra (2,9), Medio Campidano (2,9) e Sulcis Iglesiente (2,6), sempre in Sardegna. In realtà tutte queste province nel 2020 non esistevano, perché, istituite nel 2001 e annullate nel 2016, sono state riattivate nel 2021, ma contestate dal Governo e infine ammesse dalla Corte Costituzionale nel 2022. Un livello molto alto presenta anche Bolzano: 3,2. Dalla parte opposta, invece, l’indice più basso è lo 0,9 di Potenza. Perché il Sud ha rinunciato così tanto? Forse le restrizioni hanno prosciugato i budget? Forse le chiusure delle attività hanno tolto le residue sicurezze? O c’è altro?
Wedding location.
Salerno ha dovuto cancellare molti matrimoni di importazione, celebrati in alcuni comuni molto rinomati per storia o fascino. Ravello (circa 2.500 residenti) è passato da 197 a 34 (- 83%). Positano (circa 3.900 abitanti) è passato da 128 a 19 (- 85%). Amalfi (circa 5.100) da 104 a 25 (- 75%). Questo fattore ha una sua portata, utile per spiegare la maggiore flessione locale. Ma non è quello decisivo.
Il matrimonio è un evento.
Almeno due aspetti della tradizione servono per spiegare la situazione. Nelle usanze meridionali, normalmente, i matrimoni sono sontuosi, perché riuniscono le famiglie sparpagliate nel mondo. I banchetti sono una cosa seria. Nel 2020 sarebbe stato impossibile programmare un evento siffatto, considerando il terrore e le chiusure dell’emergenza sanitaria. Il lockdown italiano è finito a maggio, ma all’epoca non era neanche chiaro se avremmo potuto farci i bagni. Dato il contesto, le coppie non potevano immaginare un matrimonio con tutti i crismi.
Uno storico sorpasso.
A proposito, vediamo pochi altri dati. Nel 2019 i matrimoni nel Salernitano sono stati 4.307 così suddivisi: 2.932 religiosi e 1.375 civili. La chiesa prevaleva con il 68,1%. Nell’anno pandemico il totale si è fermato a 1.719 con un taglio del 60%. Entrambi i riti hanno manifestato forti diminuzioni: i parroci hanno stipulato 782 unioni (- 73%), i sindaci 937 (- 32%). Le vertiginose discese hanno comportato anche un sorpasso: per la prima volta il rito civile ha superato il religioso (45,5%). Questa è la tendenza del Centro-Nord già da molti anni. Il calo e il sorpasso riguardano sia il capoluogo sia il complesso degli altri comuni. Così Salerno, che fin dal secolo scorso ha sempre coltivato sogni “milanesi”, si è avvicinata in qualche modo al suo modello di modernità (Milano ha un indice 1,2).
E domani?
L’Istat anticipa che nei primi nove mesi del 2021 “i dati provvisori indicano, rispetto allo stesso periodo del 2020, un raddoppio dei matrimoni, ma la ripresa non è sufficiente a “recuperare” il calo dell’anno pandemico.

Flussi in evoluzione