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La strada maestra resta il partenariato pubblico/privato attraverso la consultazione permanente.
Turismo, identità e dialogo tra territori
Nelle sub-aree della provincia di Salerno si riscontrano target molto diversi per reddito e per format di vacanza richiesta, ma accomunati dalla “condivisione” delle stesse problematiche strutturali che penalizzano i comprensori a Nord ed a Sud del capoluogo.

Questo articolo è stato pubblicato sul quotidiano Il Mattino (edizione Salerno) domenica 17 giugno 2018.

di Paolo Coccorese e Ernesto Pappalardo

Se si dovesse tracciare il profilo dell’identità turistica della nostra provincia – in base alle elaborazioni dei dati di fonte Ept/Salerno – emergerebbe una “personalità” complessa, per molti versi ai limiti della bi-polarità patologica. Perché? Perché nelle varie sub-aree territoriali si riscontrano target molto diversi per reddito e per format di vacanza richiesta, ma accomunati dalla “condivisione” delle stesse problematiche strutturali che penalizzano le aree a Nord ed a Sud del capoluogo (oltre che il capoluogo stesso). Una criticità su tutte: la scarsa efficienza del sistema di mobilità e di trasporto di cose e di persone dipendente da una rete infrastrutturale locale a dir poco inadeguata e, soprattutto, non integrata con le macro-reti nazionali (ed internazionali).

Va detto che negli ultimi anni sono state intraprese iniziative – da parte della filiera istituzionale ed in particolare dalla Regione Campania – che appaiono orientate nella direzione giusta, a cominciare dalla maggiore valorizzazione delle vie del mare e dal potenziamento del combinato “ferro più gomma” soprattutto a Sud della provincia. Come pure la scelta di mettere in rete attrattori che aggregano nella dimensione interprovinciale varie tipologie di turismi e di puntare sulla promozione delle località interne – tentando di farle dialogare con le aree costiere – è senza dubbio rilevante.

Senza stravolgere le dinamiche dei flussi – stranieri e famiglie italiane con reddito medio e alto in Costiera Amalfitana; nettamente meno stranieri e famiglie italiane con reddito più contenuto nel Cilento – appare necessario lavorare sull’ampliamento del perimetro dell’offerta che entrambi i territori (a Sud e a Nord della provincia) sono certamente in grado di proporre ai loro target di riferimento. E’ in questo modo che si dilata il tempo di permanenza e si catturano anche nuovi visitatori.

Ma c’è anche una grande ed importante novità che entra in questo scenario con un ruolo molto diverso rispetto ai decenni passati. E’ la città capoluogo, Salerno, che di fatto già si pone come destinazione e non soltanto come snodo logistico o meta di passaggio tra una costiera e l’altra. L’aumento delle presenze ha già chiarito che Salerno è in possesso di tutte le opzioni necessarie per inserirsi nelle dinamiche dei flussi diretti a Nord e a Sud della provincia. A patto che sia in grado di aumentare la “qualità diffusa” dell’offerta potenziale.

Come venirne a capo? I modelli di riferimento non mancano, ma la strada maestra – quella seguita con successo anche in aree meno dotate di giacimenti turistici – resta il partenariato pubblico/privato attraverso la consultazione permanente e la programmazione condivisa dal basso (e non dall’alto) di eventi “spalmati” nell’arco dei dodici mesi. Perché il primo problema da affrontare resta – come da refrain in voga fin dagli anni ’70 –  l’allungamento della stagione turistica.

 

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