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I numeri dell'economia »

L’indagine di Unioncamere e Istituto Tagliacarne su un campione di 3.000 imprese manifatturiere.
Transizione digitale e sostenibile, Sud in ritardo
Nel meridione 66 su 100 non hanno investito e non hanno intenzione di farlo. Al Nord questa percentuale scende al 61% (con il 7% di aziende G&D).

di Diletta Turco

Stay digital, stay green. Sarebbe senza dubbio questo il consiglio attuale di un imprenditore “visionario” come Steve Jobs, rivolto alle giovani – e non solo – aziende che ancora si interrogano su come diventare competitive a livello internazionale. Le direttrici, in realtà, sono ben chiare: transizione digitale e transizione sostenibile. E allora perché le aziende non si incamminano su questi sentieri? O meglio, perché solo 6 aziende su 100 lo hanno fatto? È quanto emerge da un’indagine di Unioncamere e Centro Studi delle Camere di Commercio Gugliemo Tagliacarne su un campione di 3.000 imprese manifatturiere

I dati e le categorie.

L’indagine di Unioncamere mette in luce una situazione che, onestamente, non è ben augurante. E spiego il perché.

G&D = sono le famose imprese che hanno investito sia nel green che nel digital nel 2020. E sono il 6% citato prima.

GorD = sono le imprese che hanno investito o nel digital o nel sostenibile, e rappresentano il 26% del totale

PotentialGD = altro 6%, sono le aziende che fino ad ora non hanno fatto nulla, ma che – hanno detto – lo faranno.

noG&noD: è questo il dato allarmante: il 62% delle aziende non solo non ha investito ma non ha intenzione neppure di farlo.

Quest’ultimo punto deve essere letto anche alla luce del periodo pandemico: può essere, infatti, che il no agli investimenti sia legato alle attuali gravi difficoltà in cui versa il sistema produttivo. E che, quindi, con calo di fatturato e ristori spesso ritenuti parva res, nel mindset futuro degli imprenditori il capitolo “investimenti” sia stato proprio resettato.

Anche se si tratta di investimenti chiave per assicurarsi un futuro.

La ripresa? E’ G&D?

E’ la stessa indagine a sottolinearlo: “un ritorno ai livelli produttivi pre-Covid entro il 2022 – si legge – è previsto dal 61% delle imprese che hanno investito sia in eco-innovazione sia in digitalizzazione (imprese G&D) contro il più ridotto 55% del resto delle altre imprese. Mentre non si è mai ridotta la propria attività produttiva a causa del Covid, per il 13% delle imprese che hanno investito sia in eco-innovazione sia in digitalizzazione contro il 9% delle altre”.

La risposta dei territori.

E’, come sempre, incoerente. Nel senso che, l’attitudine green and digital è più radicata al Nord, mentre lo è meno nel Mezzogiorno, almeno nel presente.

Al Sud 66 aziende su 100 non hanno investito né in digital, né in innovazione ecologica e non hanno intenzione di farlo. Al Nord questa percentuale scende al 61%.

Dall’altro lato dell’analisi, invece, al Nord c’è il 7% di imprese G&D, mentre al Sud la percentuale scende al 4%.

A metà strada nel percorso di duplice transizione c’è il 22% delle aziende meridionali e il 27% di quelle del Nord.

 

 

 

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