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di Pasquale Persico
Al nastro di ripartenza i lavori di sistemazione dell’ultima parte del Parco Dora, in specifico, dell’area che prende il nome: “Parco Dora-Spina 3. Valdocco”. L’intervento, annunciato tempo fa, prevede la sistemazione a parco dell’ultima area rimasta incompiuta del Parco Dora ( a Torino) delimitata dal corso Mortara, via Livorno, corso Principe Oddone e dall torrente. Quest’area, utilizzata per collocare la terra di scavo del passante ferroviario e di alcuni lotti di Spina 3 è stata oggetto di studio di un progetto di ricerca europeo in collaborazione con l’Università di Torino e di una sperimentazione di phytoremediation, ossia una bonifica tramite la pulitura della terra dai metalli pesanti attraverso l’utilizzo di alcune particolari tipologie di vegetazione; grazie a ciò si è potuto così individuare, ad esempio, le specie maggiormente adatte, le quantità di impianto ottimali, gli elementi inquinanti maggiormente assorbiti. L’innovativa tecnica, quindi, potrà essere utilizzata anche in futuro per riqualificazioni analoghe. “Al posto di una grande area industriale dismessa – sottolineano gli assessori all’Ambiente e alle Periferie – sulle rive della Dora, occupate per decenni dalle industrie di Fiat e Michelin, il parco Dora, progettato dal paesaggista tedesco Peter Latz, e dall’ artista Ugo Marano, è uno dei primi parchi ex industriali italiani. Obiettivo del piano di riqualificazione, che si ispira agli omologhi parchi della Ruhr, sorti su distretti ex industriali, è stato, dunque, quello di trasformare tutto in area verde, con alberi e prati, sentieri e aree giochi, mantenendo le tracce del passato industriale”.
L’opera di riqualificazione del Lotto Valdocco B prevede che verso il corso Principe Oddone sorgerà una collinetta belvedere alta circa 4 metri che offrirà punti di osservazione panoramici sulla basilica di Superga, la Dora e le Alpi, sviluppando il parco su due livelli dotati di rampe e gradini di accesso, oltre alla realizzazione di un corridoio verde di collegamento tra le due sponde della Dora, la risistemazione dell’area giochi già presente nel lotto realizzato in sponda destra e di una pista ciclabile lungo il fiume (da via Livorno a corso Principe Oddone). Numerosi saranno i percorsi interni, con connotazioni differenti a seconda della pavimentazione utilizzata, quando possibile in simmetria con i percorsi dell’area Valdocco Sud, il tutto coordinato con la nuova segnaletica prevista dal progetto Iron Valley. Anche l’arredo del parco sarà coerente con i restanti lotti del parco già realizzati: gabbie metalliche riempite con pietre, recinzioni e parapetti metallici.
A fronte del necessario taglio di due magnolie e un pioppo cipresso, i trecento nuovi alberi che verranno piantati, sia nel parco che lungo l’asse di corso Mortara, sono stati scelti tra le specie che producono dei bei foliage in autunno e una fioritura primaverile abbondante, proprio per questo sono stati scelti ciliegi e peri da fiore (Prunus avium florepleno, Pyrus calleriana), liquidambar, liriodendri, ma anche noccioli di Costantinopoli (Corylus colurna). Inoltre, siepi di agrifoglio, cotoneastrum, calicanto, arbusti di forsizia creeranno una barriera verde lungo il corso della Dora, visibile dai due ponti di via Livorno e di corso Principe Oddone.
Ancora una volta e da circa 20 anni non compare nessun segno del progetto congiunto tra terzo paesaggio nell’ipotesi di partenza di Pieter Latz come idea di rigenerazione urbana e l’eutopia di Ugo Marano sul quarto paesaggio, poggiato sulla sottrazione addizionante e la ceramica come Arte Regina. C’è da dire che l’originaria confusione tra terzo paradiso, del linguaggio di Pistoletto, che pure aveva partecipato al concorso architettonico del Parco Dora, ed i temi del terzo Paesaggio di Clement, aveva generato grande apprensione nella Commissione cultura del Comune di Torino, ma poi un rilettura del bando aveva ribadito la non separabilità del pensiero di Peter Latz da quello dell’artista Ugo Marano. Oggi i loro pensieri sono stati, in parte, assorbiti dalle nuove idee sulla rigenerazione delle città.
Il tema della sottrazione, implicita nell’approccio al terzo paesaggio, è sempre “mediato” dalla rendita urbana connessa alla progettazione. Le città si allontanano sempre più dal concetto partecipativo connesso al tema dei milieu creativi da moltiplicare, in evoluzione verso le esigenze della transizione ecologica efficace. I grandi vasi di Ugo Marano, portati a Torino in occasione delle Olimpiadi invernali, restano una testimonianza del passaggio del suo pensiero utopico sulla terza ecologia, pensiero pienamente realizzato, ipotizzando la sottrazione completa della sua Piazza dei Flauti dal grande catino carsico sul Monte Cervati.
Il Parco Dora rimane la testimonianza di un tentativo pregevole di rigenerazione urbana. Manca una valutazione quantitativa e qualitativa sul valore della nuova città di Torino connessa alla transizione ecologica verso la città del quarto paesaggio, a resilienza ambientale avanzata di area vasta.
Non c’è la visione dal Macroscopio adatto, connesso agli occhiali della mente di Sato Shimamoto, per uno sguardo largo sulle eco regioni euromediterranee, con riferimento specifico agli ecosistemi urbani in regressione ambientale.

Pasquale Persico