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GLOCAL di Ernesto Pappalardo »

Come arginare il dilagare della “dittatura” dello spionaggio dal buco della serratura.
Social e guerra delle notizie, questione di regole
Resta predominante la correttezza delle relazioni tra fonti e circuito mediatico, nell’interesse preminente della diffusione di informazioni vere, verificate e verificabili.

Crisi del modello info/comunicativo “classico”, disintermediazione, predominanza dei social nella creazione delle cosiddette “fabbriche” delle notizie, disarticolazione del sistema gerarchico delle fonti. In poche parole: siamo di fronte ad una rivoluzione permanente che giorno per giorno impone a chi costruisce giornali e notiziari radio-televisivi una nuova “dittatura” dei flussi di notizie o di non notizie. Al punto che va senza dubbio avviata e sviluppata una profonda riflessione intorno a quello che è sicuramente uno dei pilastri del mondo dell’info/comunicazione: la reputazione. Può bastare avere una buona reputazione per salvarsi dai cacciatori di bad news? O, al contrario, è proprio una buona reputazione ad attirarli maggiormente? E che cosa significa oggi immaginare, progettare e realizzare un piano di comunicazione o gestire le media relations per le diverse tipologie di committenti/prodotti-notizia? E dal punto di vista dell’utente finale – il lettore/ascoltatore/internauta/fruitore e consumatore seriale o occasionale – delle notizie? Come può difendersi dalla valanga inesauribile di informazioni/comunicazioni senza correre il rischio di essere travolto ed affogare nella palude che spesso rende indistinguibile il vero dal falso?

E’ evidente che non c’è alcun tipo di risposta strutturalmente organizzata rispetto allo scenario qui sinteticamente descritto per parole/chiave, ma, in ogni caso, tocca provare a difendersi in attesa che quotidiani e televisioni che per decenni hanno svolto un ruolo di presidio – nel bene e nel male, sia chiaro – rispetto alla cosiddetta disinformazione riescano ad elaborare una risposta credibile e adeguata a quanto sta succedendo già da un po’ di tempo.

Al centro di ogni ragionamento si colloca il rapporto tra giornalista e comunicatore e, in maniera più ampia ed articolata, tra giornalista e fonte. Tutto ruota intorno alla capacità/volontà del giornalista di controllare e verificare la fonte, incrociandola con altre, cercando riscontri e non legandosi mani e piedi al “verbo” che gli viene veicolato. Naturalmente, non è sempre un’operazione facile, ma attribuire ad una fonte il carattere della fiduciarietà deve ridiventare un’eccezione e non consolidarsi come una regola. E va anche recuperata la graduazione delle fonti: non tutte le fonti sono uguali in termini di autorevolezza e correttezza. Non tutte le fonti possono esserlo.

Ed ecco che, allora, si ritorna al punto centrale: la ricostruzione del rapporto tra giornalista e comunicatori, tra giornalista e fonti. Con non solo l’obbligo, ma la necessità – la necessità – da parte del giornalista di andare a verificare il percorso delle notizie per proteggere la propria sopravvivenza professionale. Perché se non si rinsalda la relazione fiduciaria con il lettore/utente finale non si intravede il motivo fondante che può portare alla scelta di un veicolo di informazione a pagamento rispetto ad una marea di offerte gratuite.

Ma il problema della professionalità e del rispetto della deontologia non è unilaterale, ovviamente. Riguarda anche le fonti: i comunicatori, addetti stampa, portavoci, esperti in relazioni mediatiche eccetera eccetera. Vero è che quanti tra questi non sono affidabili e corretti impiegano poco tempo ad essere valutati per quello che effettivamente sono, ma, comunque, “inquinano” i flussi e finiscono per imbarbarire ancora di più il percorso delle notizie (o, soprattutto, delle non notizie).

Il rispetto delle regole, quindi, da una parte e dall’altra si configura come fondamentale, ma è molto difficile non tanto individuare o capire chi disinvoltamente le aggira, ma come sanzionarlo in tempi ragionevolmente brevi, fino ad emarginarlo.

E’ molto importante che si proceda ad una grande campagna di sensibilizzazione degli attori del processo di creazione e diffusione dell’informazione nell’interesse superiore del pubblico variegato degli utenti e, soprattutto, senza mai dimenticare che l’informazione (non manipolata) è presidio di libertà e democrazia.

Il rispetto delle regole è naturalmente associato alla scrupolosità della verifica delle notizie, alla correttezza – nel rispetto dei ruoli – delle relazioni tra fonti e circuito mediatico, all’interesse preminente a diffondere solo informazioni vere, verificate e verificabili.

A guardarsi in giro, non c’è da essere ottimisti, ma la “dittatura” dello spionaggio dal buco della serratura saldamente nelle mani dei social solo così può trovare seri ed invalicabili ostacoli alla sua inarrestabile ascesa.

Ernesto Pappalardo

direttore@salernoeconomy.it

@PappalardoE

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