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di Alfonso Schiavino
In Europa un dipendente full-time lavora mediamente 40,3 ore ogni settimana standard. Gli uomini hanno un carico maggiore delle donne (41 ore contro 39,3). Gli addetti dell’industria estrattiva aprono la graduatoria dell’impegno (42), chiusa dal settore dell’istruzione (38,1). I Paesi stakanovisti risultano Regno Unito (42,3 ore) e Cipro (41,7). La Germania si colloca nella media europea (40), mentre i francesi e gli olandesi conquistano il terzultimo gradino (39). La settimana più corta spetta alla Danimarca (38 ore) ma l’Italia è medaglia d’argento con 38,8. Prima di fustigarci (o celebrare, dipende dai punti di vista), proviamo a capire come vanno veramente le cose fra i nostri compatrioti. E chi lavora di più, dai professori ai giornalisti.
Italiani “rilassati”. Anche quelli dell’economia informale?
I dati sulla lunghezza della settimana lavorativa, relativi al 2016, sono stati pubblicati lo scorso 25 gennaio da Eurostat. L’istituto statistico dell’Ue considera i dipendenti a tempo pieno, naturalmente quelli impiegati “in chiaro”. Già queste delimitazioni – unite all’avvertenza generale sul valore relativo delle statistiche – ci portano a concludere che non necessariamente l’inglese è uno sgobbone e l’italiano è un perdigiorno. Sul nostro versante, infatti, persiste non solo una porzione abbondante di part-time ma anche e soprattutto una vasta gamma di patti informali fra certi imprenditori e i loro collaboratori, per esempio: lavori 7 ore e te ne faccio risultare 6. Per tacere dei rapporti completamente a nero. Chissà. Prima o poi, forse, le statistiche di questo genere vorranno pesare anche il contributo dell’economia grigia, per tratteggiare quadri più rispettosi della realtà.
EUROSTAT: HOW MANY HOURS DO EUROPEANS WORK PER WEEK?
Diminuisce l’apporto degli uomini, stabile il contributo delle donne
In Italia, dunque, le ore lavorative di una settimana media sono 38,8 secondo le stime aggiornate al 2016. Nel 2008 l’impegno era più alto: 39,2 ore. Gli uomini lavorano mediamente 39,9 ore settimanali (40,5 nel 2008) e le donne 37 (stesso valore del 2008, con una leggera fluttuazione nel periodo considerato).
Le classificazioni seguenti sono quelle elaborate da Eurostat, con qualche sfumatura bizzarra. Per esempio, il cinema è compreso nella “comunicazione”, non nel settore “arti, intrattenimento e ricreazione”, dove invece si trovano le scommesse insieme a librerie e musei.
IL CATALOGO DELLE ATTIVITÀ ECONOMICHE (è molto lungo e scritto in inglese).
Tris italiano: industria estrattiva, lavoratori domestici e immobiliaristi
Ecco dunque la durata della settimana lavorativa media per le diverse attività in Italia nel 2016. SalernoEconomy propone inoltre un confronto con il 2008, l’anno più lontano della serie storica disponibile. Il raffronto “secco” ha un valore meramente indicativo, perché quasi tutti i settori fanno registrare oscillazioni positive o negative nell’arco di tempo considerato (la situazione del 2008 è scritta nelle parentesi).
È giusto ricordare che i docenti scolastici lavorano anche a casa per la correzione dei compiti e l’aggiornamento dei registri.
Industria estrattiva 42,9 (2008 42,3)
Uomini 43 (42,3) / Donne 41,4 dato poco affidabile
Produzione di beni e servizi dei lavoratori domestici 42,2 (2008 40,8)
Uomini 42,4 (40,6) / Donne 42,2 (40,8)
Attività immobiliari 41,6 (2008 idem)
Uomini 42,6 (42,3) / Donne 40,4 (41)
Attività alberghiere, bar e ristorazione 41,5 (2008 42,1)
Maschi 42,4 (43,1) / Donne 40,2 (40,8)
Commercio, riparazione di veicoli 40,7 (2008 41,3)
Uomini 41,1 (41,9) / Donne 39,9 (40,2)
Informazione e comunicazione (editoria, informatica, tv, cinema, radio etc.) 40,7 (2008 41,2)
Uomini 41 (41,5) / Donne 40 (40,5)
Trasporti, corrieri e magazzino 40,6 (2008 41,2)
Uomini 41,1 (41,8) / Donne 38,5 (38,6)
Altre attività di servizio 40,6 (2008 41,2)
Uomini 41,8 (42,9) / Donne 39,6 (39,9)
Agricoltura, silvicoltura e pesca 40,5 (2008 40,8)
Uomini 41 (41,5) / Donne 38,9 (38,8)
Attività di organizzazioni e organismi extraterritoriali 40,5 (2008 38,8)
Uomini 41,3 (39,9) / Donne 39,6 (36,4)
Manifattura 40,5 (2008 40,9)
Uomini 40,6 (41,2) / Donne 40,1 (2008 idem)
Costruzioni 40,4 (2008 40,8)
Uomini 40,5 (40,9) / Donne 39,6 (39,8)
Attività professionali e scientifiche (architetti, veterinari, marketing, pr etc.) 40 (2008 40,5)
Uomini 40,3 (41,4) / Donne 39,6 (39,7)
Forniture di elettricità, gas, vapore e aria condizionata 39,8 (2008 40,1)
Uomini 39,9 (40,1) / Donne 39,5 (39,9 nel 2008, ma +0,9 fra il 2014 e il 2016)
Arti, intrattenimento e ricreazione 39,5 (2008 39,4)
Uomini 40,8 (40,1) / Donne 38,1 (38,6)
Attività finanziarie e assicurative 39,4 (2008 40,2)
Uomini 39,8 (40,8) / Donne 38,9 (39,2)
Attività amministrative e di supporto 39,2 (2008 40,2)
Uomini 39,8 (41,2) / Donne 38,3 (38,7)
Fornitura d’acqua; fognature, gestione dei rifiuti e attività di bonifica 38,3 (2008 38,7)
Maschi 38,3 (38,7) / Donne 38,2 (38,3)
Salute umana e servizi sociali 37,5 (2008 37,9)
Uomini 38,2 (38,9) / Donne 37,1 (2008: 37,4)
Pubblica amministrazione, difesa, previdenza sociale 37,2 (2008 37,7)
Uomini 37,4 (38) / Donne 36,7 (37,1)
Istruzione 28,9 (2008 28,2)
Uomini 31 (30,2) / Donne 28,2 (27,6)

Italiani veramente "rilassati"?