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Tre recenti note analitiche dell’Inps consentono di avviare un primo approfondimento su alcuni effetti della pandemia.
Si accentua il declino demografico del Sud
“La decrescita ha interessato tutte le macro aree dell’Italia ma con intensità differente. In termini percentuali la popolazione è diminuita soprattutto nel Nord Ovest e nel Mezzogiorno con un decremento pari al 7 per mille. Leggermente più bassa è stata la variazione percentuale per il Centro (-6 per mille) e per il Nord-Est (-4 per mille)”.

di Gianluigi Coppola*

Dopo un anno di pandemia l’Italia si ritrova con meno abitanti, meno occupati e più indebitata. Questo è un primo scenario che emerge dalle tre note recentemente pubblicate dall’Istat, l’istituto centrale di statistica, il 22 marzo, il 4 e il 6 aprile, dalle quali è possibile produrre una analisi, anche se parziale, degli effetti che la pandemia ha prodotto in Italia. Il primo studio concerne la dinamica demografica registrata nel corso del 2020. Il dato più importante ed anche più impressionante contenuto nel rapporto dell’Istat è il numero dei decessi. Nel 2020 sono morte 746.146 persone, quasi 112 mila in più rispetto al 2019. Nello stesso anno il numero delle nascite è stato pari a 404 mila, toccando così un nuovo minimo storico.

La combinazione di questi due fenomeni, l’elevato numero di decessi e le poche nascite, ha comportato una decrescita della popolazione di 342 mila unità. Dall’Unità d’Italia si è registrato un decremento maggiore solo nel 1918 (-648 mila morti).

La pandemia ha quindi accentuato il declino demografico di cui soffre il nostro Paese dal 2015. La decrescita ha interessato tutte le macro aree dell’Italia ma con intensità differente. In termini percentuali la popolazione è diminuita soprattutto nel Nord Ovest e nel Mezzogiorno con un decremento pari al 7 per mille. Leggermente più bassa è stata la variazione percentuale per il Centro (-6 per mille) e per il Nord-Est (-4 per mille).

Preoccupanti sono altresì le statistiche del mercato del lavoro. Nel periodo tra febbraio 2019 e febbraio 2020 l’occupazione è diminuita di 945 mila unità, pari ad una flessione del 4,1%. Anche se la riduzione è stata generalizzata ed ha coinvolto sia gli uomini che le donne, i dipendenti e gli autonomi e i lavoratori di ogni fascia d’età, chi ne pagato il prezzo più alto sono stati soprattutto gli occupati a tempo determinato con circa 355 mila unità in meno.

Nello stesso periodo di tempo si è registrato un aumento delle persone in cerca di lavoro (+ 0,9%) ma soprattutto una crescita degli inattivi (+5,4%, +717 mila unità), ossia di coloro che sono fuoriuscite dalle forze di lavoro non sono né occupate né in cerca di lavoro. Ciò è dovuto in parte anche al nuovo metodo di rilevazione delle forze di lavoro introdotto dal gennaio 2020, che considera un lavoratore assente dal lavoro da oltre tre mesi, non più come occupato, bensì come inattivo.

La pandemia ha prodotto effetti negativi anche sui conti economici a causa principalmente della forte riduzione del Pil, imputabile alle restrizioni alle attività produttive imposte dal Governo per lunghi periodi di tempo, e del consistente aumento del debito pubblico, dovuto agli scostamenti di bilancio che sono stati necessari soprattutto per sostenere le famiglie e le imprese dal punto di vista finanziario

Nel quarto trimestre del 2020, le uscite totali delle Amministrazioni pubbliche sono aumentate del 9,8% rispetto allo stesso periodo del 2019, mentre le entrate totali sono diminuite in termini tendenziali del 2,9%. Ciò ha comportato un valore negativo del rapporto saldo primario/PIL delle Amministrazioni Pubbliche pari a -1,9% (nel IV trimestre 2019 era stato del +5,2%), ed una crescita della pressione fiscale dell’1,8% che ha così raggiunto il 52%

Infine, la crisi pandemica e le misure di lockdown hanno comportato una riduzione del reddito disponibile delle famiglie ed un aumento della propensione al risparmio delle stesse pari al 7% rispetto all’anno precedente.

*Ricercatore in Economia-Dipartimento di Scienze Statistiche Economiche, Centro di Economia del Lavoro e di Politica Economica-Università degli Studi di Salerno.

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