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Gli indicatori territoriali elaborati dall’Istat nell’ambito degli approfondimenti dedicati al benessere equo e sostenibile (Bes).
Servizi, il dualismo penalizzante
In provincia di Salerno il saldo migratorio per i laureati (differenza tra iscritti e cancellati per trasferimento di residenza fuori la provincia) è pari a -12,8 per mille laureati residenti (anno 2016). La percentuale di residenti ricoverati in altra regione è pari al 10% del totale dei ricoverati (media regionale 9%, media nazionale 6,4%).

Questo articolo è stato pubblicato sul quotidiano Il Mattino (edizione Salerno) venerdì 29 giugno 2018.

di Paolo Coccorese e Ernesto Pappalardo

Qualità dei servizi e mobilità di laureati ed ammalati. Ambiti di riferimento che consentono di perimetrare la “mappa” della vivibilità dei territori della provincia di Salerno segnalando una serie di gravi disagi. Gli indicatori elaborati dall’Istat (nell’ambito degli approfondimenti dedicati al benessere equo e sostenibile – Bes – provincia per provincia) confermano che il divario con il resto del Paese è una costante strutturale, peraltro aggravata dal lungo ciclo recessivo degli anni scorsi. Questa tipologia di analisi è molto utile perché da un lato consente di mettere a fuoco – senza approssimazioni, ma con la forza dei numeri – le aree di criticità sulle quali intervenire con urgenza e dall’altro individua oggettivamente i progressi effettuati. Va detto, in ogni caso, che la provincia di Salerno è una realtà territoriale in movimento, non staticamente adagiata in una dimensione periferica, ma che sconta, evidentemente, ritardi molto diffusi nel Mezzogiorno. E’ molto chiaro che il livello medio di qualità della vita è insufficiente e che la parte pubblica non è ancora in grado di offrire servizi in linea con gli standard che si riscontrano a livello nazionale, provocando in questo modo alcuni fenomeni di emigrazione non volontaria. Due indicatori su tutti riescono ad evidenziare con precisione il profilo critico di questa tipo di dinamiche sociali: la mobilità dei laureati nella fascia d’età compresa tra 25 e 39 anni e l’emigrazione ospedaliera in altre regioni del Paese.

La mobilità dei laureati.

Nel primo caso – la misurazione del tasso specifico di migratorietà di cittadini italiani con un titolo di studio come la laurea o il dottorato – il saldo migratorio (differenza tra iscritti e cancellati per trasferimento di residenza fuori la provincia) è pari -12,8 per 1.000 laureati residenti (anno 2016) a fronte di un saldo pari a +35,4 a Milano (prima della classe nella graduatoria di 110 province e città metropolitane). Occorre, però, sottolineare che Salerno è la provincia con il migliore indicatore in Campania. Se si allarga lo sguardo al Sud e alle Isole, la nostra provincia conquista il 5° posto (benché 67ma a livello nazionale), confermando una condizione dinamica rispetto al contesto meridionale.

Ma, ovviamente, non si può minimizzare l’ampiezza delle distanze con le regioni del Centro e del Nord. L’indicatore chiarisce le difficoltà di assorbimento di personale qualificato o di figure con alta specializzazione da parte del tessuto produttivo provinciale formato in larghissima parte da micro e piccole imprese. Da questo punto di vista la ridotta dimensione delle aziende diventa (o dovrebbe diventare) un riferimento prioritario per le politiche industriali regionali al fine di stimolare azioni di contrasto alla cosiddetta fuga di cervelli.

L’emigrazione ospedaliera.

Altro indicatore che rimarca la necessità di intervenire ancora di più in maniera diffusa e capillare sulla qualità dell’assistenza sanitaria è quello inerente all’emigrazione ospedaliera (in questo caso l’anno di riferimento è il 2015). La percentuale di residenti ricoverati in altra regione per ricoveri ordinari acuti sul totale dei residenti ricoverati è pari al 10% ed è più elevata di quella regionale (9%), ma soprattutto è molto più consistente rispetto a quella nazionale (6,4%). In ogni caso va specificato che la percentuale della provincia di Salerno è la più bassa della Campania dopo quella di Napoli (6,4%) che, però, può contare su una rete di ospedali ben più ampia rispetto agli altri territori della regione.

I servizi per l’infanzia.

Un indicatore che si segnala in maniera positiva rispetto al contesto regionale – ma non in relazione a quello nazionale – è la percentuale di bambini tra 0 e 2 anni che hanno usufruito dei servizi per l’infanzia offerti dai Comuni sul totale dei bambini residenti in questa fascia di età. In provincia di Salerno sono mediamente il 5,8% rispetto al 2,6% a livello regionale. La percentuale è nettamente più alta di quella delle altre province: 3,4% Avellino, 1,1% Benevento, 0,6% Caserta, 2,2% Napoli. Ma – ed è questo il problema – è anche enormemente distante dalla media/Italia che è del 12,6%.

Il trasporto pubblico locale.

Una delle aree a più alto tasso di disagio nell’ambito dei servizi è senza dubbio quello del trasporto pubblico locale. In questo caso l’Istat ha calcolato il numero dei chilometri percorsi in un anno (2015) da tutti i veicoli che svolgono servizio pubblico in rapporto al numero totale dei residenti. In provincia di Salerno i km ammontano a 1.695 per abitante. La media/Campania è pari a 2.182 e quella Italia a 4.503. Le distanze, in base a questo parametro, sono veramente molto ampie e confermano la condizione di grave disagio nella quale vivono gli utenti salernitani da diverso tempo.

L’elettricità a singhiozzo.

Altro tasto dolente – non solo per i residenti, ma anche (in molti casi in maniera estremamente penalizzante in termini economici e produttivi) per le aziende – è quello della qualità dell’erogazione della corrente elettrica. Il numero medio per utente delle interruzioni accidentali lunghe (senza preavviso e superiori ai 3 minuti) in provincia di Salerno è di 4,5 (in perfetta linea con il dato medio regionale), ma ben superiore al dato medio nazionale che è 2,4. Solo la provincia di Napoli sta messa meglio di quella salernitana con 3,5 interruzioni, mentre va peggio in provincia di Benevento (6,6) e Caserta (7,1). Indicatore uguale a Salerno per Avellino.

Bes Ospedali
Necessario migliorare gli standard ospedalieri
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