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Siamo davvero certi che le risorse per quanto ingenti si adattino ad ogni fabbisogno emergente?
Se il Pnrr somiglia al “paltò di Napoleone”
La scena da film torna alla memoria ascoltando la pervasiva narrazione pubblica animata dai partiti e tatticamente rimpallata dal Governo. Lo strumento messo in campo dall’Ue diventa insistentemente la chiave di volta risolutiva di molteplici problemi.

di Mariano Ragusa

Il paltò di Napoleone è una delle scene più esilaranti del film “Miseria e nobiltà” interpretato da Totò con altri grandi attori. I meno giovani la ricorderanno. Povero in canna, Felice Sciosciammoca (Totò) detta la corposa lista di prelibatezze e leccornie alimentari ad un sardonico ed indolente Pasquale (Enzo Turco), da acquistare dal salumiere dando in pegno il suo liso cappotto. Pasquale ascolta e dopo una pausa sbotta: “Il tuo cappotto, Felì? Non è mica il paltò di Napoleone!”.

La comicità della scena nasce dalla paradossale sproporzione tra le aspettative (di mangiare) e i mezzi quasi nulli per poterle soddisfare, rappresentata tuttavia da Totò come una certezza nel potere di mercato del suo paltò.

Il costo delle emergenze.

La scena torna alla memoria ascoltando la pervasiva narrazione pubblica (animata dai partiti e tatticamente rimpallata dal Governo) sul Pnrr. Lo strumento messo in campo dall’Unione europea per rimettere sulla strada dello sviluppo i Paesi messi in ginocchio dalla pandemia, diventa insistentemente il toccasana, la chiave di volta risolutiva di problemi antichi (mai seriamente affrontati) e di improvvise devastanti emergenze. Sicchè allungandosi a dismisura la lista delle esigenze (e le relative aspettative) tutte convogliate sotto l’ombrello Pnrr, ecco che quest’ultimo finisce per somigliare tanto al “paltò di Napoleone”.

Tralasciamo – ma non perché in questo discorso non c’entri – la tragedia della Marmolada con la quale l’emergenza clima presenta il conto dei danni di un certo modello di sviluppo.

Prendiamo, invece, l’emergenza siccità, che pure ha a che vedere con la catastrofe climatica. Niente pioggia, sorgenti che deperiscono, fiumi che progressivamente si essiccano. Lo scenario è apocalittico. Il razionamento dell’acqua potabile è preso in considerazione. I danni all’agricoltura già pesantemente calcolati.

L’emergenza clima richiama vecchie inadempienze e scellerate trascuratezze che riflettono quanto siamo stati storicamente lontani dalla corretta tutela ed utilizzazione della risorsa idrica. L’abbiamo sprecata. E il premier Draghi ce lo ha ricordato quando, in una recente conferenza stampa, ha indicato il 30 per cento annuo di acqua che viene dilapidata per la inadeguatezza, inefficienze, mancata cura e manutenzione delle reti idriche.

Ora, legandoci a questo esempio e memori del paltò di Napoleone, facciamo qualche banalissimo conto. Serviranno soldi, tanti soldi, per fronteggiare l’emergenza idrica. In primis in sostegni risarcitori alle imprese agricole; e poi alla riparazione/rifacimento della rete idrica del Paese intero. Spese obbligate. Spese fino a che soglia prevedibili?

La politica che prova a rassicurare.

I partiti e lo stesso Governo rassicurano: c’è la dote del Pnrr. Ma siamo davvero sicuri? Siamo davvero certi che quelle risorse per quanto ingenti si dispongono a fisarmonica, dilatandosi ed adattandosi ad ogni fabbisogno emergente?

Il retro-pensiero che vien da cogliere nella trama di questa narrazione è il contrabbando del valore assolutamente automatico e sostitutivo (rispetto a risorse finanziarie ordinarie) del Pnrr. E forse a pensarla così non si è tanto lontano dal vero. Sarebbe un errore di prospettiva. Meno fuori luogo è ritenere che le tante emergenze cui bisognerà porre rimedio pur sotto l’ombrello del Pnrr ne imporranno la rivisitazione e la sua stessa rimodulazione. Ovvero: una maggiore incidenza che potrebbe assumere la quota del maxi-finanziamento che è assegnato come prestito. Ovvero, dal punto di vista del Paese e dei suoi contribuenti, come debito che andrà prima o poi pagato.

E qui iniziano i dolori. Gli stessi – che per altra causa (la guerra in Ucraina) ed altra ragione ma pur dentro il quadro generale delle dinamiche delle logiche di sistema – non tarderanno a farsi sentire per il costo di gas e carburanti ora appena narcotizzato dalla valanga di milioni stanziati dal Governo per tenere temporaneamente ferme le bollette.

Una operazione di chiarezza.

La questione si fa decisamente politica. Anzi, di responsabilità della politica. E chiama in campo tanto il Governo quanto, uno per uno, i partiti che lo sostengono. E’ indispensabile una operazione-verità sui conti, sulle linee di investimento pubblico, sui costi/sacrifici che finiranno per cadere sulle spalle dei cittadini.

Il discorso pubblico sul Pnrr è al momento decisamente cacofonico. Leggiamo e conosciamo spot di interventi a seconda delle varie misure previste dal Piano. L’Italia sta diligentemente svolgendo i compiti raggiungendo puntualmente gli obiettivi posti dall’Ue come precondizione di accesso progressivo ai finanziamenti (a fondo perduto e a debito: ricordiamolo) ma la sensazione è che si tratti di pur necessarie azioni formali. C’è sproporzione, e sempre meno corrispondenza, tra gli obiettivi raggiunti e le condizioni materiali di vita delle famiglie e della società.

Ridurre questa forbice è necessario. Si tratta di informare e coinvolgere tutti nella comprensione di ciò che sta accadendo. La democrazia si nutre di questo, trasparenza e informazione, altrimenti consegna se stessa alla propria deriva. Non possiamo permettercelo. La democrazia non è il paltò di Napoleone.

Foto Miseria e Nobilità-maxresdefault-Youtube
"Miseria e nobiltà"
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