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GLOCAL di Ernesto Pappalardo »

Se il marketing è “territoriale”

In tempi di crisi dovrebbe affiorare con maggiore evidenza nel dibattito politico ed istituzionale il tema della responsabilità. Un tema trasversale a tutti i partiti. Un tema sul quale si gioca il futuro di intere comunità chiamate – proprio in questo periodo così difficile per i sistemi locali di sviluppo – ad individuare con lucidità prospettive di crescita plausibili nello scenario complessivo di una competizione globale (glocale) sempre più articolata. Il dato che emerge con chiarezza negli ultimi tempi a Salerno è che il mondo delle categorie produttive, della rappresentanza sociale e sindacale, il sistema camerale si sta avviando convintamente per la sua strada. Insomma, si è reso conto che i tempi della politica e delle istituzioni non reggono il passo con le emergenze che quotidianamente sono chiamate ad affrontare le imprese ed i lavoratori. I segnali positivi sono molto apprezzabili anche in virtù di una concezione della propria missione estremamente pragmatica, anche scevra – e questa è una piacevole notizia – da esasperazioni mediatiche e dalla ricerca di visibilità a buon mercato. In altre parole, il mondo del fare e delle produzioni sta provando ad elaborare un proprio programma operativo in funzione delle diseconomie locali che pesano “distruttivamente” nella competizione con altre “piastre territoriali”. In questo contesto si inseriscono anche le dichiarazioni a “Imprese&Mercati” (ieri su “la Città”) del presidente dell’Asi Gianluigi Cassandra, che intende provare a “sburocratizzare” un ente senza dubbio strategico per il riavvio di una credibile fase di sviluppo. Senza essere tentati da facili ottimismi, si rintracciano, quindi, “nuovi orizzonti” di impegno civico che stanno spostando l’asse dal marketing sterile della politica elettoralistica e miope al marketing territoriale vero e proprio. La lezione di Kotler – il marketing è uno strumento per comprendere, creare, comunicare e distribuire valore – è il presupposto, quindi, per porsi in modo “valoriale” rispetto al territorio: un bene comune il cui “valore” va implementato e promosso nell’ambito di un processo virtuoso di miglioramento e di crescita socio-economica. In altre parole: applicare al sistema-territorio – che diventa “prodotto” a tutti gli effetti in competizione con altri territori-prodotto – le regole di Kotler (le cinque “P”, il marketing mix eccetera) non significa semplicemente fare “buona comunicazione” o – peggio ancora – propaganda, “pubblicità” talvolta “ingannevole”. Al contrario: significa individuare prima di tutto le strategie e gli interventi per “creare” un buon prodotto-territorio, da “vendere” poi sui mercati della competizione “glocale”. Insomma, le buone pratiche non possono nascere senza la base essenziale di ogni autentico e corretto percorso di marketing strategico: il prodotto di qualità, il prodotto che regge la competizione sullo “scaffale” dell’economia aperta e globale. A Salerno si inizia a parlare da questo punto di vista un linguaggio comune: può essere l’avvio di una condivisione virtuosa assolutamente necessaria in questa provincia. La politica e le istituzioni presto potrebbero ritrovarsi sui propri tavoli progetti e proposte concrete. Quali risposte saranno in grado di dare? Le solite? Oppure dovranno fare buon viso a cattivo gioco, se non altro per non perdere altra credibilità e consenso? L’auspicio è che il mondo del fare vada avanti da solo: senza tentennamenti, con lucidità e con lungimiranza. Entrando nel merito tecnico-operativo dei progetti: non libri dei sogni come quelli di natura politica, ma badando al sodo. E’ l’unico modo per dimostrare una volta di più da quale parte stanno le responsabilità di ritardi che ormai sembrano incolmabili. Ed ingiustificabili. ERNESTO PAPPALARDO direttore@salernoeconomy.it


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