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Salerno Economy XIII.39 – 29.11.2024

Numeri molto chiari sull’esposizione dell’Italia che conferma la tendenza a salire ancora.

Il debito pubblico accelera al 139,7% e nel 2027 sale al 143%

Secondo Moody’s i “tassi di interessi elevati e un potenziale di crescita di circa lo 0,8% richiederanno un ampio aggiustamento fiscale per raggiungere e mantenere avanzi primari in grado di procedere a una stabilizzazione”.
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Emergenza debito
Se si inquadrano le previsioni su come si profilano questa fine d’anno e l’inizio del prossimo, si percepisce con chiarezza la situazione di difficoltà che scuote il Paese. Moody’s mette sul tavolo una nota che spiega come la crescita dell’Italia resta “moderata sotto l’1% quest'anno” in seguito alla “debole domanda interna e delle esportazioni” dovuta alla decelerazione della Germania. Il deficit - aggiunge Moody’s - “invece calerà dal 4,6% di quest’anno al 3% del 2026”, ma la riduzione “non sarà sufficiente” per un calo del debito, “che salirà quest’anno al 139,7% del Pil fino a toccare il 143% nel 2027”. In base a queste notizie, contenute nel documento di Moody’s, si chiarisce che è in fase di avvio la revisione del “rating dell’Italia”. Sempre secondo Moody’s “tassi di interessi elevati e un potenziale di crescita di circa lo 0,8% richiederanno un ampio aggiustamento fiscale per raggiungere e mantenere avanzi primari in grado di stabilizzare il debito”.
E, poi, aggiunge - l’agenzia di rating - che “L’Italia è stato il primo Paese dell’Ue a chiedere le ultime tranche di finanziamento e prevediamo che la settima tranche sarà richiesta entro la fine del 2024”. Ma la spesa di queste risorse “è stata inferiore al previsto e la spesa totale dei fondi disponibili entro la fine del 2026 sarà impegnativa”.
Se prendiamo in considerazione le valutazioni della Commissione europea, assistiamo ad una limatura di quelle precedentemente espresse. Il Prodotto interno lordo italiano è atteso ora “in crescita dello 0,7% nel 2024, rispetto allo 0,9% delle previsioni di metà maggio”. Nel 2025 “è visto crescere dell’1%, rispetto all'1,1% delle stime di primavera”. E per il 2026 “il Pil è visto salire dell’1,2%”.
Il quadro dell’Eurozona mostra un aumento del Pil dello 0,8%, come previsto già a maggio. “La crescita attesa nel 2025, con il Pil che è visto salire dell’1,3%, rispetto all’1,4% indicato in precedenza. Nel 2026 il Pil nella zona euro è visto salire dell’1,6%. Limate anche le attese per l’Ue tutta, dove “il Pil è visto crescere dello 0,9% nel 2024 (da 1%), dell’1,5% nel 2025 (da 1%) e dell’1,8% nel 2026”. La Commissione europea “vede il Pil della Germania in recessione allo - 0,1% nel 2024 e in discesa dopo il -0,3% registrato nel 2023. Bruxelles stima il Pil tedesco allo 0,7% nel 2025 e all’1,3% nel 2026. Per restare ai Paesi con il segno più, guardando alla Francia, la Commissione europea stima il Pil all’1,1% nel 2024, allo 0,8% nel 2025 e all’1,4% nel 2026. Per la Spagna la stima è al 3% nel 2024, al 2,3% nel 2025 e al 2,1% nel 2026”.
(continua)
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Tra Nord e Sud, un percorso per la terza ecologia. E il Comune di Sant’Arsenio ci crede.

Autonomia differenziata, collaborazione tra imprese, cooperative e istituzioni

Si avvia il progetto di salvaguardia a sussidiarietà piena tra Regioni. E un patto con i cinghiali, che sono ghiotti di frutti e semi selvatici abbandonati, è necessario, potrebbero risultare graditi distillati e pere, invece di invadere vigneti e fossati.
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Pasquale Persico
di Pasquale Persico

Una distilleria di grande prestigio veneta, Capovilla, che ha come slogan di comunicazione la frase “La genialità é della Natura, noi la interpretiamo con impegno, cura ed amore”, apprende che un loro amico scrittore e saggista, Alessandro Bresolin, abita temporaneamente nella Valle delle Orchidee; questa valle è formata da due valli gemelle, una nel Parco naturale della Val D’agri e l’altra nel Vallo di Diano. La distilleria è abituata a parlare con la gente per cogliere notizie interessanti, per fare funzionare i propri alambicchi e dare voce a distillati puri; ascolta dalla Scrittore una storia di mele e di pere che la gente delle valli utilizza in maniera particolare. Le famiglie contadine sono abituate a conservare in acque Naturali, le pere, per poterle poi utilizzare in buone insalate miste in inverno. Apprende anche che dal qualche anno, un piccolo carico di pere risale verso il Nord, a Ferrara, per essere poi immerse in grappa di qualità, come le loro, fino a completare la maturazione, mischiando emozioni e genialità della natura.
Non resta che chiedere più particolari sulla possibilità di conoscere le pere e le mele, semi naturali, e dare inizio ad una collaborazione sulla conoscenza relativa alla manutenzione del paesaggio rurale e naturale dei due Parchi.
Avere la possibilità di disporre di un minimo di trenta chili, o 60, potrebbe dare il là ad una collaborazione geniale. Si tratta di riprendere una frase di Luigi Veronelli: se non fai quello che fai, non lo fa proprio nessuno, e questa non è una responsabilità ma un soffio di vita. Le quantità potrebbero suggerire una doppia collaborazione; o sono bastevoli i frutti, per una copiosa fornitura ed allora ci sarà una strategia produttiva come quella già in vita ma con un scopo preciso: la manutenzione a grande scala del paesaggio naturale e storico delle due valli; oppure le mele e le pere semi selvatiche saranno immesse nelle tradizionali grappe già note. Associando al distillato di pere, le mele delle valli da immergere, oppure nei distillati di mele le pere citate, si raggiungeranno obiettivi di scopo e di rete multipli. I due selvatici sono, Mals Silvestris Mill,( Melo), e Pyrus communis L, subsp. Pyrastes, (pero).
(continua)
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La contestazione che domenica si preannuncia allo stadio Arechi è solo l’ennesima dimostrazione dell’amore che circonda la causa granata.

Salernitana, ora appare solo una “guerra” aperta

Il disimpegno di Iervolino può rappresentare la fotografia di ciò che accade in campo, con una confusione che travolge tecnico e squadra, assumendo le sembianze di un (presepe riuscito male o di una macchina senza benzina e portata a spinta.
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Il momento della distanza tra tifosi e società
di Ubaldo Gatto

L’uomo del monte ha detto stop. Con una nota del Centro di coordinamento Salernitana clubs gli ultras è stata denunciata una situazione al limite del grottesco e che meriterebbe maggiori attenzioni da chi detiene le quote della Salernitana. La squadra granata sembra avviata addirittura a fare peggio dello scorso anno, in una piazza delusa da chi appena tre anni fa prometteva molto e ora si ritrova a dir poco distante dalla città. La contestazione che domenica si preannuncia allo stadio Arechi è solo l’ennesima dimostrazione dell’amore che circonda la causa granata.
Sui social le idee si alternano: chi propone una coreografia per contestare Iervolino e i suoi collaboratori, chi propone striscioni di protesta, chi addirittura propende per la diserzione.
In società appare tutto fermo, immobile in attesa di una rottura di una situazione sospesa, con una squadra che è appare come la vera vittima di questa situazione insieme con un Direttore Sportivo che se dovesse conseguire un risultato positivo maturerebbe un grosso credito verso la società e la tifoseria.
Nel mentre, sta per arrivare la Carrarese reduce dalla vittoria con il Pisa e, quindi, carica a molla e pronta a tirare un brutto scherzo alla Bersagliera. Nel frattempo mister Colantuono e la sua truppa sono in ritiro per preparare la gara appena citata in un Arechi ribollente, con alcuni recuperi fondamentali come Torregrossa e Sepe. Difficile appare il recupero di Tonghia che sta continuando a lavorare a parte in seguito al problema alla caviglia.
Le probabili assenze di tutto il management non appaiono di facilitare le buone relazioni con la tifoseria. Se dovessero essere confermate rappresenterebbero, potrebbero apparire come l’ennesimo gesto di distanza verso un popolo che lo scorso anno ha dovuto subire non poche effrazioni alle buone pratiche nelle relazioni verso una squadra che non ha grandi responsabilità, se non quella di presentare vuoti in organico come abbiamo già più volte sottolineato.
Cosa si ha da fare la domenica pomeriggio se non assistere alla partita della propria squadra in una situazione così difficile come quella attuale?
(continua)

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Complessivamente, negli anni di proprietà morattiana, sono stati incamerati 23 trofei.

La storia dell’Inter, una storia tra Angelo e Massimo

Il figlio si insediò nel 1995 rilevando il club da Ernesto Pellegrini. Il padre, a capo della società dal 1955 al 1968, il periodo più rilucente: tra il 1963 e il 1966 si aggiudicò 3 titoli nazionali, 2 Coppe dei Campioni e 2 Coppe Intercontinentali.
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Angelo Moratti, presidente del club dal 1955 al 1968, assieme al figlio Massimo: quest'ultimo guidò la società in due periodi differenti, dal 1995 al 2004 e dal 2006 al 2013.
I riflettori accessi sul vertice dell’Inter, i presidenti, consentono di ricostruire la storia del club, soffermandosi su alcuni che conosciamo di più, che hanno segnato il mondo del calcio, non solo italiano. In 116 anni di storia, sono stati 22 i presidenti che si sono susseguiti alla guida dell’Internazionale. Primo presidente fu Giovanni Paramithiotti, peraltro tra i soci fondatori del club; già un anno dopo la nascita della società, nel 1909 Paramithiotti cedette l’incarico a Ettore Strauss. Dal punto di vista della longevità, il primato spetta alla presidenza di Massimo Moratti che si insediò nel 1995 rilevando il club da Ernesto Pellegrini. La gestione di Moratti attraversò gli anni dal 1995 al 2013, seppur con due interruzioni dovute alla dimissione: il primo caso fu nel maggio 1999, con l’atto revocato nel luglio successivo. La seconda parentesi interessò invece il periodo dal gennaio 2004 al novembre 2006, quando fu Giacinto Facchetti a subentrare in veste presidenziale: dopo la morte di quest’ultimo, avvenuta nel settembre 2006, Moratti (che aveva comunque mantenuto la proprietà del club) riassunse l’incarico. Proprio la gestione di Moratti è stata la più vittoriosa nella storia del club, con 16 trofei conquistati dal 1998 al 2011 (di cui 11 da presidente): 5 campionati italiani, 4 Coppe Italia, 4 Supercoppe italiane, una Coppa UEFA, una Champions League e un Mondiale per club. Il secondo posto in tale classifica è invece del padre Angelo, a capo della società dal 1955 al 1968: tra il 1963 e il 1966 la formazione nota come Grande Inter si aggiudicò 3 titoli nazionali, 2 Coppe dei Campioni e 2 Coppe Intercontinentali. Complessivamente, negli anni di proprietà morattiana, l’Inter ha incamerato 23 trofei.
(https://it.wikipedia.org/wiki/Presidenti_del_Football_Club_Internazionale_Milano)
(continua)
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