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Salerno Economy XIII.36 – 08.11.2024

Dopo le elezioni negli Usa e il nuovo, immediato, decollo del trumpismo che ha molti leaderismi sui quali appoggiarsi in Europa.

Ciao America, noi, in fondo, siamo l’Italia. Solo l’Italia . . .

E rimaniamo a chiederci, quasi senza crederci troppo, se abbiamo regole un po’ diverse, forse più solide, più “complicate”. Insomma, siamo veramente lontani da questo tipo di nazione stelle e strisce.
(Wikipedia) – Donald_Trump_official_portrait
Trump, il trumpismo
Lo spettacolo americano è sempre fonte di immaginazione, che si propaga, chiaramente, ai mille aspetti convergenti, sì convergenti, con lo scenario, sempre acceso, della politica italiana, ormai avviata, mestamente, verso la piena valorizzazione del carrierismo vincente e determinante nelle mille prospettive che si affacciano, pronte a ripiegare in base alla convenienza delle leadership dominanti.
Dopo le tante critiche che si sono susseguite con quanto accaduto negli Usa, dove è apparso subito evidente chi ha vinto e chi ha perso - anche dal punto di vista geografico, che in realtà riflette una conformazione socio/geografica ineccepibile - e che le precise responsabilità dei dem restano sul piatto delle sconfitte conquistate con pieno valore da un leaderismo, questo sì, del tutto fuori dal tempo della storia che fagocita ogni cosa. Occorre riconoscere il cambiamento, anche quello che non può piacere al progressismo, ai valori che incrociano quello che accade, che respingono solo una pare di tradizionalismo. Trump ha vinto solidamente, potendo ribadire quello che pure appare, magari, già superato, una specie di cupola già pronta a stabilire, così sembra, gli spazi, i luoghi, le politiche americane, che si compiono disegnando non lo spirito americano, ma l’obiettivo americano, l’interesse americano, il principio americano. E respinge anche solo l’idea politica dell’emancipazione della storia sociale che in America appare destinata a cogliere tutta la tradizione che torna, apparentemente (è chiarissimo), indietro.
Ecco, abituiamoci, noi europei, a guardarci intorno e a convincerci che dobbiamo pensare prima di tutti a noi stessi, non in senso egoistico - troppo bravi in questo gli americani, in generale - ma dal punto di vista dell’interesse primario generale, esteso, che abbraccia non soltanto la configurazione dei singoli Stati, ma la conformazione delle alleanze, almeno, continentali, per non rimanere schiacciati nella padella di Stati più grandi che operano (ed opereranno) sempre nella logica dell’interesse proprio, che resta un interesse forte e pronto a battersi con tutte le opzioni disponibili.
(continua)
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Come si manifesta l’involuzione del pensiero politico occidentale che arretra di fronte all’uomo che comanda (sempre).

Ha vinto Trump, si restringe lo spazio dell’economia civile

Se prevalgono la gestione "privatistica" del bene pubblico e le varie forme di ampliamento della distribuzione dei beni - perché vincono sempre i "ricchi" - è l’inizio della nuova marcia involutiva del presidenzialismo.
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Pasquale Persico
di Pasquale Persico

Il mondo occidentale guidato dagli Usa si è predisposto per un esito da “suicidio” globale,  rinunciando ad una evoluzione verso un’economia civile, cioè basata su temi fondativi, come la sussidiarietà e la reciprocità, senza trascurare l’etica. Gli spazi per i cittadini del mondo saranno meno liberi, ci saranno sempre muri direzionali o di divieto delle attività. Mirare ad una civiltà dei giusti diventa un miraggio che si allontana, fino a dovere interpretare i temi di una saggio di A. Margalit, che rappresenta una crescente società indecente. Certo le probabilità di avere una civiltà indecente stavano maturando da tempo ma mancava la nazione leader del cosiddetto occidente democratico. La prospettiva di una società a bassa densità di socialità era già percepibile subito dopo la pandemia, quasi un’evidenza misurabile, per il Prof. Ugo Pagano, emerito a Siena. Egli  segnala la perdita di condivisione della conoscenza come prassi crescente. Dal 1990, la tendenza a moltiplicare i beni posizionali da parte del potere politico (per la sopravvivenza dei partiti) è misurabile, anche nel settore privato, oltre che nel settore pubblico; esso incide sulle diseguaglianze, ma soprattutto impedisce di dare spazio ai beni relazionali ed alla  democrazia sostanziale.
Non a caso è emerso, dopo la crescente globalizzazione, un sovrappeso parassitario a sostegno  delle posizioni di potere e del lusso. Anche le istituzioni hanno mostrato esempi di governance di assoluta inefficacia, per l’assenza di reciprocità e sussidiarietà, praticata e orientata alla giusta fattibilità.
La prospettiva è chiara, il benessere delle nazioni non potrà che peggiorare, se misurato in termini di esclusi dal diritto alla cittadinanza attiva e  sostanziale, cioè con accesso ai beni necessari. Le società autenticamente liberali e plurali tenderanno a diventare minoranze, fino ad un improbabile risveglio nella storia  che verrà. La partecipazione attiva si attenuerà di molto, specie nel mondo della conoscenza (vedi Ugo Pagano ed il racconto dell’Europa nella recente pandemia, nel libro scritto con Barca).
(continua)
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August W.E.T. Henschel nel 1837 nella biblioteca universitaria di Breslavia nella Slesia orientale, oggi Wroclaw in Polonia, scopre un manoscritto della fine del XII secolo che contiene 35 trattati medici di scuola salernitana.

Anatomia, fisiologia, semeiotica e chirurgia dei vasi nella Scuola Medica di Salerno

L’altro testo anatomico di scuola salernitana è la Demonstratio anatomica ed anche in questo caso la dissezione è riferita al maiale. Gli autori citati in quest’opera sono Ippocrate, Costantino, Isacco Giudeo e Filarete.
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Clisteri conservati nel Museo delle Arti Sanitarie e Storia della Medicina a Napoli (Foto di G. Ferrantino)
di Giuseppe Ferrantino

I maestri salernitani, già dal XII secolo, rifacendosi agli insegnamenti di Galeno e della Scuola alessandrina, sostengono che per un medico è necessaria la conoscenza dell’anatomia (1) e di origine salernitana sono due brevi testi di anatomia, il primo l’Anatomia porci (Anatomia del maiale) è stato attribuito a Cofone (2) ed è della prima metà del XII secolo, (3) la seconda opera la Demonstratio anatomica e codice salernitano descripta (Esercitazione anatomica descritta in un codice salernitano) è stata attribuita a Maestro Mauro ed è una relazione redatta nella seconda metà del XII secolo. (4)
L’Anatomia porci illustra a grandi linee gli organi che si incontrano dissecando il corpo del maiale ad iniziare dalla gola. Tra questi evidenzia i grossi vasi e accenna ai capillari intesi come presenza di vasi sanguigni invisibili ad occhio nudo. (5) Il manoscritto più antico finora conosciuto di questo trattato è della seconda metà del XII secolo, il Monacensis lat. 4622, che è conservato presso la Biblioteca Statale della Baviera, è molto vicino all’epoca della prima stesura, e fa assegnare inequivocabilmente il testo a Cofone. (6)
Questo trattato nelle edizioni a stampa del 1502, 1515, 1528 e 1562, delle raccolte di opere di Galeno, compare con il titolo De anatomia parva, (7) mentre verrà pubblicato con il titolo Anatomia porci, ex traditione Cophonis da Johann Dryander nel 1537 (8) (9) e come Cophonis Anatomia porci da De Renzi nel 1853. (10)
L’altro testo anatomico di scuola salernitana è la Demonstratio anatomica ed anche in questo caso la dissezione è riferita al maiale. Gli autori citati in quest’opera sono Ippocrate, Costantino, Isacco Giudeo e Filarete. Nella Demonstratio anatomica vengono corrette alcune imprecisioni ed errate interpretazioni di Cofone. Gli organi secondo le funzioni che svolgono vengono divisi in: animati, spirituali e naturali. In particolare gli spirituali consentono il respiro ed il mantenimento del calore innato, hanno il cuore come organo principale ed altri che cooperano. Tra questi ultimi vengono descritti i grossi vasi. (11)
August W.E.T. Henschel nel 1837 nella biblioteca universitaria di Breslavia nella Slesia orientale, oggi Wroclaw in Polonia, scopre un manoscritto della fine del XII secolo che contiene 35 trattati medici di scuola salernitana, (12) tra questi vi è la Demonstratio anatomica che De Renzi pubblicherà nel secondo volume della Collectio Salernitana nel 1853. (13)
(continua)
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La partita col Cosenza ha inaugurato una effettiva crisi di risultati che ormai appare chiara e lampante agli occhi di tutti gli sportivi salernitani.

E’ l’ora di svoltare: aria di “snodo” in casa granata?

Una sconfitta o anche solo un pareggio contro il Bari potrebbe costare la panchina al tecnico con un futuro tutto da immaginare in relazione alla panchina della Bersagliera (con Roberto Breda sullo sfondo come possibile sostituto).
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Momento delicato
di Ubaldo Gatto

La partita col Cosenza ha inaugurato una crisi di risultati che oramai appare chiara e lampante agli occhi di tutti gli sportivi salernitani. Ancora più evidenti sono le crisi di identità di cui la squadra è affetta le quali vengono aggravate dalle discutibili dichiarazioni del tecnico che gettano nel panico il gruppo e causano una spaccatura con la piazza e le sue legittime necessità. Proprio quest’ultima sta lanciando numerose grida d’allarme che non possono e devono essere ignorati da chi detiene e gestisce la Salernitana. Anche dal nostro punto di vista, come emerso da una nota trasmissione locale, abbiamo un allenatore che riflette proprio in queste ore sulle scelte che è chiamato a fare chiarezza, senza affondare nella confusione tecnica e comunicativa. Considerando il periodo della squadra e la media punti, l’involuzione tattica e l’assenza di schemi nelle ultime uscite. Insomma, è l’ora di provvedere iniziative necessarie, chiare e non discutibili.
L’esperienza di Martusciello potrebbe incamminarsi su una strada senza via d’uscita, basandosi su un quadro tecnico che ha bisogno, invece, di un chiaro schema tattico con varianti efficaci, in grado di sovvertire la stagnazione della manovra e la sterilità offensiva.
Perchè si aspetta a prevedere, invece, una possibile svolta tecnica se gli stessi dirigenti non sono pienamente convinti, come a volte appare, della figura del tecnico in carica?
Perché non dare a Petrachi la libertà di scegliere se continuare con l’attuale guida tecnica o virare verso un suo uomo di fiducia?
Siamo ancora più preoccupati - bisogna dirlo - di assistere ad un temporeggiamento che farebbe ancora più male ad una piazza che aspetta chiarezza anche da questo punto di vista.
Non è accettabile rimanere impelagati in un calcio che privilegia il rapporto tra entrate e uscite senza dare un’occhiata ai risultati del campo, che appaiono un pò lontani dalle stesse dichiarazioni del Ds, che pure auspicava un’ ingresso nei play off e addirittura una possibile promozione.
(continua)
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