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Salerno Economy XI.44 – 09.12.2022

Le idee più "influenti" e circolanti? Occorre, in effetti, non "invocare soltanto un cambiamento ma attuare un cambiamento".

Draghi/pensiero, equilibrio e destra-centro dominante

La “semplificazione” del contesto politico attuale non pone alcuna esigenza di considerare da vicino, quasi urgente, la proposta di un nuovo “format” per essere, eventualmente, pronti a governare.
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Cambiamento?
Il punto centrale - di fronte alla situazione che si è creata in seguito alle votazioni politiche dello scorso settembre e alle dinamiche che ne sono susseguite sul versante dei partiti - è, ormai, chiaro a tutti, sebbene circondati da una “distrazione” generale che ben si concilia con l’attenzione (molto scarsa) che circonda passaggi, in realtà, non secondari per lo scenario più generale che ci aspetta. La riorganizzazione, per esempio, di un partito che è stato fino a qualche mese fa prioritariamente importante - prima di tutto per se stesso, è bene dirlo subito senza infingimenti, in considerazione del percorso estremamente lungo trascorso a guidare il Paese al netto delle reali vittorie elettorali - non appassiona, in verità, in maniera coinvolgente chissà quale massa di popolazione. Eppure, nell’ambito del centro-sinistra (meglio riposizionare il trattino per evitare confusioni analitiche) si tratta di un traguardo che nel giro di poco tempo potrebbe assurgere a una rilevante “rilettura” di quanto, politicamente, sta accadendo. A prescindere dai candidati alla segreteria nazionale, a prescindere dalla piattaforma di idee e di iniziative che prima o poi sarà in campo, è una delle questioni che vanno considerate con attenzione nel medio-lungo periodo nel contesto di una situazione che, al momento, è ben netta e precisa. Le forze di destra-centro - sempre per essere precisi - stanno confermando una tenuta particolarmente radicata, pur posizionandosi al centro di una situazione irta di difficoltà a ogni passaggio.
(continua)
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“I consumi si riducono, in termini reali, ai minimi da 15 anni, superando di poco i 1.500 euro a famiglia”.

Tredicesime più “magre”, ma salgono “fiducia e sostegni”

Analisi dell’Ufficio Studi di Confcommercio sull’impatto delle tredicesime sulle spese di Natale. “Performance splendida della nostra economia negli ultimi 21 mesi”. “Sottovalutato il boom del turismo”.
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Ma budget ridotti
I consumi di Natale si scontrano con inflazione e caro bollette fino a “pesare” per 13,5 miliardi sulle tredicesime. “Un aumento considerevole - spiega l’Ufficio Studi di Confcommercio - rispetto al 2021 (9,3 miliardi) e al 2020 (6,7 miliardi). Numeri che si traducono in maggiori costi (per le famiglie). Il volume delle tredicesime segna un aumento per dipendenti e pensionati, sia per il buon andamento dell’occupazione, sia per i maggiori contributi e un Irpef più bassa, arrivando a quota 47,3 miliardi contro i 44,4 miliardi del 2021. I consumi si riducono in termini reali, ai minimi da 15 anni, superando di poco i 1.500 euro a famiglia”.
“Questo non implica però necessariamente minori consumi a dicembre - ha spiegato Mariano Bella (direttore dell'Ufficio Studi Confcommercio) - tutto dipende dalla fiducia dei consumatori, molto cresciuta a novembre e dai nuovi sostegni in arrivo dal governo”.
Bisogna aggiungere “l’effetto boom del turismo”. “Nel 2022 si è registrato un incremento dei consumi al 4,5%, proveniente dal sostegno dell’eccesso di risparmio accumulato durante la pandemia, l’eventuale peggioramento delle fiducia però assesterebbe questo processo di trasformazione delle risorse liquide in maggiori consumi”.
Va detto - ha evidenziato Bella - che “c’è stata una splendida performance della nostra economia negli ultimi 21 mesi”. E che “siamo andati più forte di Francia e Germania. Un risultato di cui dovremmo essere orgogliosi, con giudizio, merito di cittadini, imprese e lavoratori, grazie anche alla buona risposta della controparte istituzionale”. Secondo Bella è stato “sottovalutato il boom del turismo che invece riesce ad attivare anche altri settori”. Si arriva, quindi, “in buona salute alla recessione tecnica”.
(Fonte: confcomercio.it/02.12.2022)
(continua)
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Come ispirare una politica di bilancio europea finalmente connessa ad una politica industriale europea?

Il ruolo di “sconsigliere” (ma anche di consigliere)

La stella polare del Prof. Tria, ancora prima di Draghi, resta il concetto del debito buono, che, per Keynes, svolge una funzione sussidiaria nel sostenere la domanda effettiva potenziale. La fiscalità va orientata agli investimenti, che sono la variabile più volubile in periodi di aspettative deboli.
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Pasquale Persico
di Pasquale Persico

Il Prof. Giovanni Tria, keynesiano convinto, diventa ministro del Tesoro - per la stima in lui riposta dal presidente Mattarella - orientato a sconsigliare le politiche consigliate dal ministro - allora proposto - dalla Lega. La stella polare del Prof. Tria, ancora prima di Draghi, è il concetto del debito buono, che, per Keynes, è quello che svolge una funzione sussidiaria nel sostenere la domanda effettiva potenziale, la politica fiscale va orientata a sostegno dagli investimenti che sono la variabile più volubile in periodi di aspettative deboli.
La sua fede europeista sogna la nascita di una politica fiscale orientata da una politica industriale europea adeguata alle sfide globali, con la nascita di un’Europa federale attraverso la cessione di sovranità chiara e strategica, a cui le nazioni fanno riferimento nelle loro politiche di bilancio. In questa direzione, lui, da ministro, è costretto a sconsigliare alcune politiche proposte dai partiti gialloverdi che sono mal orientati rispetto al concetto di debito buono, perché orientati, invece, sulla spesa pubblica non strategica, ma di consenso politico.
Con l’arrivo del governo giallorosso è Draghi, da esterno, che invoca i temi del debito buono proprio quando nasce il tentativo di politica economica europea dedicata al Pnrr. Si consolida, allora, l’idea che una politica di bilancio europea possa consolidarsi, cambiando tutte le direttive connesse alla sorveglianza sul debito delle nazioni ( i Patti di Stabilità). Si consolida, inoltre, l’idea che possa essere Draghi la persona adatta a condizionare l’Europa, offrendo come credibilità il comportamento ipotizzato e sognato dal Prof. Tria.
(continua)
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Nella letteratura (X-XII secolo) vi sono echi della presenza di numerosi esponenti di questo ambito scientifico.

La medicina a Salerno nelle cronache antiche

In ordine cronologico, l’episodio più vetusto tramandatoci, sarebbe accaduto tra l’867 e l’878. E’ citato nella Historia inventionis ac traslationis et miracula Sanctae Trophimenae, il cui autore narra di una giovane sposa Teodonanda che all’improvviso si ammala gravemente.
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Fonti di archivio
di Giuseppe Ferrantino

Si sa poco sulle origini della Scuola medica salernitana, intesa come istituzione organizzata. Kristeller sostiene che la menzione occasionale di medici in documenti locali del IX e X secolo non fa distinguere Salerno da altre città italiane dello stesso periodo e non prova l’esistenza di una scuola medica (1), ma, nella letteratura, che va dal X al XII secolo, vi sono echi della presenza a Salerno di medici illustri e dell’ampia diffusione in essa dell’esercizio della medicina.
In ordine cronologico, l'episodio più antico tramandatoci, che sarebbe accaduto tra l’867 e l’878, lo troviamo nella Historia inventionis ac traslationis et miracula Sanctae Trophimenae, (a) il cui autore narra di una giovane sposa Teodonanda che all’improvviso si ammala gravemente, pertanto, il marito ed i parenti decidono di portarla a Salerno e l’affidano alle cure dell’archiatra Girolamo, il quale però dopo averla visitata ed aver consultato immensa volumina librorum, si dichiara impotente a salvare la giovane donna. Data la natura del testo, l’episodio non ha un fondamento storico sicuro, ma testimonia che agli inizi del X secolo, periodo durante il quale è stata scritta la citata Historia, appariva credibile, agli abitanti della costa d’Amalfi ai quali si rivolgeva l’autore, che a Salerno vi fosse un archiatra (b) famoso e che possedesse molti libri (2).
(continua)
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L’analisi presentata all’apertura del Villaggio Coldiretti di Palermo. 1200 ettari fra Puglia, Sicilia e Calabria.

Frutta tropicale, triplica il Made in Italy

I giovani agricoltori “hanno scelto questo tipo di coltivazione, spesso recuperando e rivitalizzando terreni abbandonati a causa dei mutamenti climatici e in precedenza destinati alla produzione di arance e limoni”.
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Ricchezze
“I cambiamenti climatici spingono la frutta tropicale Made in Italy con le coltivazioni di banane, avocado, mango & c. che nel giro di cinque anni sono praticamente triplicate arrivando a sfiorare i 1200 ettari fra Puglia, Sicilia e Calabria”. E’ questo il quadro descritto dall’analisi della Coldiretti presentata all’apertura del Villaggio Coldiretti di Palermo. “A fare la parte del leone - spiega Coldiretti - è la Trinacria con coltivazioni ad avocado e mango di diverse varietà nelle campagne tra Messina, l’Etna e Acireale, ma anche a frutto della passione, zapote nero (simile al cachi, di origine messicana), sapodilla (dal quale si ottiene anche lattice), litchi, il piccolo frutto cinese che ricorda l’uva moscato”. Il tutto “grazie all’impegno di giovani agricoltori che hanno scelto questo tipo di coltivazione, spesso recuperando e rivitalizzando terreni abbandonati proprio a causa dei mutamenti climatici”. Coldiretti segnala che “anche in Puglia i tropicali sono ormai una realtà consolidata, spinta dagli effetti della siccità con una impennata delle coltivazioni di avocado, mango e bacche di Goji (Made in Puglia) insieme a tante altre produzioni esotiche come le bacche di aronia, le banane e il lime”. A Castellaneta “sono state piantumate - specifica sempre Coldiretti - altre 32mila piante di avocado, mentre in Salento si stimano 100mila piante di avocado e 8mila piante di mango e altrettante piante di lime, mentre fanno capolino timidamente le coltivazioni di banane 100% made in Puglia”. Come pure “tropicali italiani anche in Calabria dove alle coltivazioni di mango, avocado e frutto della passione si aggiungono melanzana thay (variante thailandese della nostra melanzana), macadamia (frutta secca a metà tra mandorla e nocciola) e canna da zucchero, mentre l’annona, altro frutto tipico dei paesi del Sudamerica, è ormai diffuso lungo le coste tanto da essere usato anche per produrre marmellata”.
(Fonte: coldiretti.it/03.12.2022)
(continua)
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