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Salerno Economy XI.41 – 18.11.2022

Resta bene impresso il danno economico creato da decenni di politica senza responsabilità.

Ritorna il “tempo lungo” per “vedere” la vera ripresa

E’ apparso un nuovo e più vecchio mondo, che non riesce a rimettersi in linea con una buona e giusta interpretazione di quella che resta la sfida da vincere: protagonisti vitali in Europa.
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L'unica, vera sfida
E’ abbastanza chiaro, ormai, come sia necessario prendere definitivamente atto di una situazione ben lontana da una svolta compatibile con le aspettative che, ogni tanto, prendono ancora forma. La parabola economica, intanto, appare destinata ad assumere una curvatura ancora più complessa e difficile. Non è una questione soltanto attribuibile ad un grave problema di gestione economica, appunto, di non poche emergenze al momento contrastate, ma, in realtà, rinviate a data da destinarsi. Le previsioni più affidabili, che delineano, nei prossimi mesi, un contesto generale (inflazione, ciclo dei prezzi del gas e dell’energia) economicamente più gestibile, non ci esimono dal confrontarci con l’enorme problema del debito pubblico, che resta la discriminante sempre più influente in tutti i contesti effettivamente decisionali. In sintesi: nonostante le varie interpretazioni - sempre protese a propagare scenari funzionali alla marcia del governo o dell’opposizione - resta che siamo permanentemente alle prese con l’eredità delle passate gestioni politiche, un fardello di soldi da pareggiare e gestire con la massima prudenza.
Inutile ribadire come tutto questo complesso di cose interagisca quotidianamente non tanto (e non solo) con i mercati, a cominciare da quello del credito (proteso a incamerare, il più possibile, utili anche per affrontare in sicurezza le difficili fasi che ci attendono), ma anche (soprattutto?) con una “formula” relazionale - sempre in bilico - tra forze politiche, sindacati, organismi rappresentativi del mondo imprenditoriale e quant’altro.
(continua)
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Il “decalogo di azioni e comportamenti virtuosi” per abbattere i costi durante la difficile stagione invernale.

Confcommercio, le regole per risparmiare energia

I consigli per contenere i consumi elettrici nei punti vendita. Il vademecum per spendere meno in casa.
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Adeguare i consumi
“Per contrastare più efficacemente i rincari delle bollette sono stati individuati alcuni principi generali per contenere i consumi e favorire il risparmio energetico dei punti vendita che ciascuna Organizzazione si impegna a promuovere tra i propri associati”. Ecco le indicazioni di Confcommercio “per contenere i consumi elettrici nei punti vendita e il vademecum per risparmiare energia in casa”.
Il “decalogo di azioni e comportamenti virtuosi”:
- Spegnere le insegne luminose e le apparecchiature non necessarie in concomitanza con gli orari di chiusura dell’attività commerciale;
- Ridurre l’intensità luminosa del punto vendita e spegnere o ridurre in modo significativo l’illuminazione in ambienti poco frequentati;
- Regolare la temperatura ambientale dell’attività commerciale (riscaldamento/raffrescamento) nell’ottica di contenere i consumi;
- Interrompere la funzione di riciclo dell’aria nelle ore notturne;
- Tenere chiuse le porte di ingresso per evitare dispersioni termiche in assenza di lame d’aria;
- Ridurre la temperatura dell’acqua utilizzata all’interno dei locali;
- Utilizzare in maniera efficiente l’energia elettrica ed il gas naturale per la cottura dei cibi, monitorando i relativi consumi energetici;
- Utilizzare in modo efficiente le celle e i banchi frigoriferi, attraverso un corretto caricamento degli stessi, limitando le aperture allo stretto indispensabile e sensibilizzando anche la clientela a tal fine;
- Utilizzare in modo efficiente gli elettrodomestici in dotazione all’attività commerciale;
- Razionalizzare l’organizzazione del lavoro al di fuori degli orari di apertura al pubblico (pulizie, caricamento banchi, ecc.) al fine di ridurre i consumi energetici.
(Fonte: confcommercio.it/10.11.2022)
(continua)
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“Non si può accantonare la soggettività politica ed istituzionale dell’industria come fattore di aggregazione”.

Le ragioni del Pnrr tradite e non realmente “ragionate”

“Nel 1957 una grande discussione nella Dc di allora respinse l’idea di rinunciare allo sviluppo del Sud e fu tentata una strada che diede i suoi frutti fino agli anni ’70”.
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Pasquale Persico
di Pasquale Persico

Nella diversità dei capitalismi esistenti nell’attuale fase della globalizzazione all’Europa non si può non assegnare un ruolo strategico per la nascita di una politica industriale europea, perché, attingendo a fonti storiche precise, illuminismo e rinascimento sono “alimenti”, appunto, storici di un modello di democrazia capace di interpretare il trade-off tra ragioni dell’economia finanziaria e ragioni dell’industria per le comunità in cammino. Uscire dalla democrazia debole, rafforzando il progetto politico dell’interazione europea, è la speranza necessaria a cui dover dedicare gli sforzi del prossimo ventennio. Ma già Draghi nell’ultimo anno e la partenza del nuovo governo ci fanno capire che non usciremo facilmente dalla democrazia debole.
La raccomandazione da fare agli Stati - alla Germania in particolare - è quella di abbandonare l’idea di un’Europa che somigli più a se stessi (vedi il concetto di un’Europa tedesca) e lavorare affinché il paradigma identità e diversità sia pienamente riconosciuto e interpretato (Germania europea, Italia europea, etc. e così per tutti gli Stati aderenti).
La crisi globalizzata sta portando in tutti i Paesi del mondo verso riforme profonde che incidono non solo sulla vita economica dei cittadini, ma anche e soprattutto sulla loro vita sociale, con rinunce forti a diritti fondamentali. La ragione sta nell'identica struttura del suo strumento principale di sviluppo, dominato dalle grandi corporations. La differenza è data solo dall’attributo che viene accostato al sostantivo: capitalismo finanziario, capitalismo di Stato, capitalismo industriale, che con vaghe approssimazioni definisce i capitalismi esistenti.
(continua)
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Coldiretti: “Il 2022 segnato da una devastante siccità con i primi dieci mesi che hanno fatto registrare una temperatura addirittura superiore rispetto alla media storica”.

Agricoltura, il clima già “supera” 6 mld di danni

“A rischio gli alimenti base della dieta mediterranea con riduzioni che vanno dal 30% per l’extravergine di oliva al 10% per passate, polpe e salse di pomodoro, fino al 5% per il grano duro destinato alla produzione di pasta tricolore”.
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"Contrazione"
“I cambiamenti climatici denunciati al vertice Cop27 tagliano anche i raccolti nazionali e mettono a rischio gli alimenti base della dieta mediterranea con riduzioni che vanno dal 30% per l’extravergine di oliva all’10% per passate, polpe e salse di pomodoro, fino al 5% per il grano duro destinato alla produzione di pasta tricolore”. E’ questo il quadro che emerge dall’analisi della Coldiretti - nel giorno di San Martino (11 novembre) - “che chiude tradizionalmente il bilancio di un anno di lavoro nelle campagne con la Giornata del Ringraziamento, tradizionale ricorrenza che dal 1951 viene promossa (dalla Coldiretti) in tutta Italia”.
Il 2022 “è stato segnato da una devastante siccità con i primi dieci mesi che hanno fatto registrare una temperatura addirittura superiore di +1,07 gradi rispetto alla media storica, ma si registrano anche precipitazioni ridotte di oltre 1/3 (Isac Cnr). Il clima pazzo, con il moltiplicarsi degli eventi estremi, ha provocato danni in agricoltura che nel 2022 superano già i 6 miliardi di euro dall’inizio dell’anno, pari al 10% della produzione nazionale”.
Dal punto di vista dei raccolti Coldiretti “stima per quest’anno una produzione di pomodoro da industria per pelati, passate, polpe e concentrato di 5,5 milioni di tonnellate a livello nazionale, in calo dell’11% rispetto al 2021 con l’Italia che si classifica così come terzo produttore mondiale del 2022, dopo gli Usa leader mondiali e la Cina”. Va aggiunto che “nei primi 7 mesi del 2022 - elaborazioni Coldiretti su dati Istat - sono stati importati 120 milioni di chilogrammi di derivati del pomodoro, 47 dalla Cina, 30 dalla Spagna, 14 dalla Turchia e 13 milioni di chili dagli Stati Uniti”.
(Fonte: coldiretti.it/11.11.2022)
(continua)
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Presentato il Quaderno “Obiettivi di sviluppo sostenibile e politiche europee 2022”.

ASviS a Ecomondo: transizione e competenze sul lavoro

Stefanini: “Solo con un rinnovato accordo sociale, fondato sulle evidenze scientifiche e sulla condivisione della risorse, potremo realizzare le politiche occupazionali coraggiose e lungimiranti che segnano la strada verso un benessere comune e inclusivo”.
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“L’evoluzione del mondo del lavoro è fondamentale per affrontare la transizione ecologica, rendere più resiliente il sistema produttivo italiano di fronte alle crisi in corso, portare avanti il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) e prepararsi così ad affrontare un futuro più giusto e sostenibile”. Questi temi (11 novembre scorso) sono stati affrontati durante l’incontro “La sfida delle competenze per la transizione al lavoro” organizzato dall’ASviS-Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile con il Comitato Tecnico Scientifico di Ecomondo, “la manifestazione di Italian Exhibition Group dedicata alla transizione ecologica e all’economia circolare e rigenerativa, che si tiene alla fiera di Rimini”.
“Per portare a compimento con efficacia e tempestività i processi di transizione ecologica già in atto - ha sottolineato il presidente dell’ASviS, Pierluigi Stefanini - occorre diffondere competenze adeguate nel mondo del lavoro, dotandosi di programmi volti a rendere disponibili per quantità e qualità le risorse professionali necessarie al Paese per innovare in chiave sostenibile le sue produzioni di beni e servizi. La definizione e l’attuazione di tali programmi dipendono dal dialogo tra le istituzioni, le imprese, l’università, le parti sociali e la società civile. Solo con un rinnovato accordo sociale, fondato sulle evidenze scientifiche e sulla condivisione della risorse, potremmo realizzare le politiche occupazionali coraggiose e lungimiranti che segnano la strada verso un benessere comune sostenibile e inclusivo. Per accelerare la conversione ecologica l’Italia deve dunque superare la logica dell’emergenza, guardando agli orizzonti di lungo periodo, nel quadro dell’integrazione europea e del multilateralismo”.
(Fonte: asvis.it/11.11.2022)
(continua)
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