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Salerno Economy X.46 – 03.12.2021

Mentre altri accelerano, rimaniamo indietro, ma “pronti a scattare”. Il problema della credibilità resta prevalente.

E’ “solo” il tempo la vera “questione” da risolvere

Già si profila qualche “riflessione” avanzata in ambito Ue sulla tenuta dell’Italia in merito alla capacità di spesa delle somme già individuate e stanziate. Siamo certi che la “partita” sul Quirinale si “giochi” al netto di tattiche che provano solo a “dilatare” giornate e mesi?
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Scadenze "illimitate"
In questi giorni - sempre politicamente proiettati sulle cose da fare, senza mai provare seriamente a fare i conti sulle cose (impossibile rendicontarle) solo preannunciate o “disegnate” nell’aria per decenni - riprende forma la “teoria” della “lotta contro il tempo”. “E’ una corsa contro il tempo”, “Non bisogna perdere tempo”, “C’è chi rallenta e accumula ritardi, tempo perduto”, “Non ha responsabilità chi disperde forze e energie nel tempo”. Insomma, alla fine dei conti, nessuno prova - come dovrebbe - a farsi parte integrante, in qualunque ruolo graviti, della colossale dispersione di tempo che avvolge da sempre l’agire politico-istituzionale italiano. A tutti i livelli, con particolare rilevanza, però, in quelli massimi, dove si procrastinano decisioni rilevanti - o anche assolutamente non rilevanti, spesso, però, “narrate” come importanti, anzi essenziali - finendo con il fare prevalere il senso dell’agire “difensivo” e, solo in determinate circostanze, il senso dell’agire “offensivo” che prevalentemente assume il connotato del “nulla”: “non fare niente” è meglio di “fare”? Quasi sempre sì. Ma, a guardare bene quello che ancora accade in questi giorni difficili e preoccupanti, è la forma del fare scivolare in secondo piano la decisione che non si prende, che provoca quasi ammirazione. Esiste sempre, cioè, qualcosa di “oggettivamente” più rilevante, importante, sfidante, imminente che sfida la massima attenzione, il principale sforzo e, quindi, “obbliga” - “momentaneamente”, sia chiaro - a farsi carico di “assumersi la responsabilità” di non decidere.
(continua)
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La società cooperativa attiva nella grande distribuzione è organizzata in 3.305 punti di vendita, 65.772 addetti, 2.390 soci imprenditori associati.

Conad entra in Confcommercio

Siglato l’accordo quadro tra l'Associazione Nazionale Cooperative Dettaglianti e la Confederazione. I protocolli d'intesa sono stati firmati dal presidente Carlo Sangalli, dal presidente di Ancd Maurizio Pelliconi e dall’amministratore delegato Francesco Pugliese.
Foto Conad-Confcommercio
Da sinistra: Carlo Sangalli e Francesco Pugliese
Conad e Confcommercio “hanno firmato i protocolli di intesa che siglano l’ingresso del Consorzio Nazionale e delle Cooperative nella Confederazione di Piazza Belli”, (il 24 novembre a Roma). L’intesa è stata ratificata “nell’ambito di un accordo quadro tra Ancd (Associazione Nazionale Cooperative Dettaglianti, struttura politico-sindacale aderente a Legacoop a cui sono associate le cooperative territoriali e il Consorzio Nazionale Conad) e Confcommercio”. Presenti alla firma il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli, il presidente di Ancd Maurizio Pelliconi e l’amministratore delegato di Conad Francesco Pugliese, “che assume la carica di vicepresidente di Confcommercio con delega alla fiscalità e alla finanza d’impresa”.
“Siamo lieti di iniziare - ha dichiarato Francesco Pugliese, ad di Conad - questo nuovo percorso insieme a Confcommercio. Il nostro ingresso segna la prosecuzione di un processo di progressiva semplificazione del sistema di rappresentanza nel nostro settore. Questo ci permette di essere meno frammentati e più uniti, di restituire maggiore forza alla rappresentanza, e di essere quindi più efficaci nello sviluppo del settore del commercio. Oggi, finalmente, operatori e associazioni sono più coesi perché gli interessi sono più simili rispetto al passato. Auspichiamo che altri soggetti possano seguire la nostra scelta, rafforzando la rappresentanza della comunità di imprenditori e di lavoratori che serve il Paese e contribuisce alla ripresa dell’economia, generando valore aggiunto e occupazione”.
(Fonte: confcommercio.it/25.11.2021)
(continua)

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Dopo le recenti considerazioni del sindaco di Milano sui temi dell’emigrazione verso l’estero di talenti e persone qualificate del comprensorio lombardo.

“Quinta urbanità” e nuova ricerca, le città/infrastrutture complesse

Alla scoperta di perché il distretto degli asini sapienti - nell’area vasta di riferimento - pur disponendo di una serie di beni relazionali di grande qualità, ha problemi associabili alle ragioni dell’esodo dal circuito milanese.
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Pasquale Persico
di Pasquale Persico

Nel 2015, in occasione di Milano Expo, presentai la relazione sulla possibile risalita della città della Madonnina in tema di transizione ecologica, ponendo a confronto la funzionalità dell’intera area metropolitana - oggi oggetto di forestazione urbana per la risalita - e l’area del Parco Nazionale del Cilento, che, per la sua alta funzionalità ecologica e ricchezza di biodiversità naturale, è stata battezzata e riconosciuta dalla letteratura come città del quarto paesaggio. Nel 2020 il concetto di città bastevole - come critica costruttiva al dispositivo concettuale della teoria della decrescita - si arricchiva del contributo di Amedeo Trezza nel libro “Il Sogno di una civiltà plurale”, edizioni Fondazione Morra. In ambedue i contributi vi è la presunzione di poter far risalire l’urbanità delle due aree, quella milanese e quella del Parco Nazionale del Cilento, verso una nuova idea di urbanità, connessa alla transizione ecologica e digitale, che la letteratura di ricerca innovativa comincia a chiamare quinta urbanità. Ma torniamo alla parola bastevole a cui aggiungiamo reciprocità istituzionale. Da dove ripartire per dare valore a questo progetto culturale ed operativo?
(continua)
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Il presidente Maione: “Impegno meticoloso per economie nelle spese, efficientamenti nella gestione e potenziamento dei servizi offerti”.

Consac tra i 160 “campioni” nazionali

Bilancio e performance aziendali, a Roma la consegna del riconoscimento “Industria Felix-L’Italia che compete”.
Foto Consac-Gennaro Maione
Avv. Gennaro Maione, presidente Consac
“Siamo orgogliosi di questo importante riconoscimento, che premia il lavoro di tutti, un impegno meticoloso teso negli ultimi anni a consolidare la struttura attraverso economie nelle spese, efficientamenti nella gestione e potenziamento dei servizi offerti”. Questo il commento di Gennaro Maione - presidente di Consac Gestioni Idriche spa (il soggetto gestore del servizio idrico integrato per 55 Comuni compresi nell’area Cilento/Vallo di Diano) - tra le 160 società di capitali (22 in Campania), con sede legale in Italia, che si sono distinte, attraverso i risultati di bilancio, in termini di performance gestionale, affidabilità finanziaria e sostenibilità. La cerimonia di premiazione si è svolta, a Roma, presso l’Università Luiss Guido Carli. Le imprese vincitrici “sono state scelte tra i settori strategici e insignite del Premio Industria Felix-L’Italia che compete, assegnato sulla base di uno speciale algoritmo di competitività: il Cerved Group Score Impact (l’indicatore di affidabilità finanziaria di una delle più importanti agenzie di rating in Europa) e in alcuni casi del bilancio/report di sostenibilità”.
(Fonte: Ufficio Stampa Consac Gestioni Idriche SpA/24.11.2021)
(continua)

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Al via il nostro viaggio nelle varie località italiane. Partiamo dal Settentrione per poi arrivare al Centro e al Sud.

Ricette natalizie italiane, le vie del Nord

Cosa si mangia nelle prossime festività? I piatti della tradizione sono diversi da regione a regione. E agnolotti, bollito, panettone, polenta e strudel sono solo alcune delle tradizionali bontà che fanno capolino a tavola.
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Le mille ricette delle feste
di Maristella Di Martino

Tante sono le differenze tra Nord e Sud a Natale. A cominciare dalla date. 24 o 25? Se da Firenze in su, chilometro più chilometro meno, i festeggiamenti natalizi si concentrano per il pranzo del 25, da Roma in giù tutto comincia con la cena della vigilia. Nel Meridione ci si mette a tavola intorno al tardo pomeriggio del 24 per aspettare la nascita del bambino Gesù tra fritti, menu di pesce e frutta secca a profusione, vini, spumanti ed amari (chiamati “fiduciosamente” digestivi) e si gioca a carte e tombola fino all’alba. Lo stesso dicasi per gli invitati. E il detto “Aggiungi un posto a tavola” vale da Trieste a Lecce, isole incluse. Nelle famiglie del Nord si alterna la location, a casa dai nonni o dai suoceri (dai miei o dai tuoi?) per un totale, al massimo, di 8/10 persone. Al Sud, invece, si passa in rassegna l’albero genealogico fino al terzo grado di parentela. Insomma, mai meno di 20 seduti, compresi gli amici di amici di passaggio.
Ma le maggiori particolarità ci sono di sicuro sul menù. Esistono anche regole precise. Infatti, il 24 dicembre per la cena della vigilia la tradizione predica una cena di magro a base di pesce, mentre il 25 dicembre arriva il via libera anche alla carne.
(continua)
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