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Salerno Economy X.23 – 11.06.2021

In uno splendido libro (Il Mulino, 1978) di George Huppert, la descrizione delle dinamiche antiche (e sempre nuove) che attraversano le classi sociali.

Lo sviluppo (quasi) perduto e i borghesi-gentiluomini

Una maggiore interazione con le forze più autenticamente disponibili a mettersi in campo per avviare le riforme del Recovery fund resta a tutti gli effetti il valore più costruttivo di tanti processi basati su una positiva dinamica anche sindacalmente rilevante.
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Questione di tempo
Ma è davvero possibile che in questa fase così delicata e complessa prenda forma una conflittualità sociale incentrata, alla fine, sullo strategico ritiro - dal “ring” dove si verificano le forze in campo - di tutte quelle persone che a pieno titolo si inseriscono nella casistica dei “borghesi-gentiluomini”? In uno splendido libro (Il Mulino, 1978, 365 pagine) di George Huppert, un saggio dedicato alla definizione di èlite nella Francia del Rinascimento, si propone un’approfondita lettura delle classi sociali emergenti a partire dal tredicesimo secolo per arrivare agli anni finali dell’Ancien Règime. Si ripercorre la storia del contrasto permanente tra nobiltà e borghesia per arrivare all’individuazione di una terza classe “che giocò un ruolo determinante nella struttura sociale del tempo”. In estrema sintesi, Huppert descrive “i borghesi gentilshommes”, che “hanno origine dalle famiglie più ricche di mercanti”, ma “abbandonano il commercio, la marchandise, e investono i loro capitali in terre, nell'educazione dei figli, negli uffici regi, cominciando ben presto a reclamare un status più adatto al loro nuovo potere e trovando la loro strada nel mondo, fino ad allora chiuso, della nobiltà”. Sulla base di un numero più che corposo di dati viene ricostruito un chiaro percorso “attraverso il quale i «nipoti» dei mercanti borghesi usurparono il titolo di nobili dopo essere giunti a dominare la burocrazia, le professioni liberali, la chiesa e la cultura della nazione: una vera sfida alla nobiltà di sangue”. I «nipoti» dei “mercanti borghesi” si scontrarono, però, non solo con l’antica classe nobiliare, ma anche con un ceto abbastanza esteso che espresse la sua “invidia” perché “non aveva saputo fare altrettanto”. E i borghesi “gentilshommes” non poterono che “perdere il loro potere e ritirarsi a sognare un mondo egualitario, dove conta solo la virtù personale”.
(continua)
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L’incertezza spiega l’annunciato boom dei contratti a termine. Si agisce sul tempo breve-medio.

Lavoro, occupazione e contenimento del danno

La situazione del sistema economico nazionale ed il ridisegno di quello globale spingeranno inevitabilmente verso politiche di sostegno la cui qualità (e umanità) non deriverà soltanto da garanzie assolute.
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Incertezza
di Mariano Ragusa

Sul pannello dei settori produttivi brilla il segno “più” che vuol dire ripresa in corso. Diffuso, non senza punti di caduta, da spingere gli esperti alla rivalutazione dell’aumento del Pil indicato adesso nel +5%. Ne ha dato conto, incrociando più dati attinti da fonti autorevoli, il Corriere della Sera in un articolato articolo firmato da Dario Di Vico. Anche rispetto ai consumi, benchè ancora con marcata impronta psicologica, il sentiment è positivo. Segnali diffusi di ripartenza grazie evidentemente ad un clima generale alimentato dalla fiducia.
Nel quadro di analisti c’è anche il lavoro, tema cardine nella prospettiva di ripresa della crescita e caldo in queste settimane per il nodo licenziamenti al centro del confronto tra sindacati e imprese con il governo chiamato a comporre una non facile mediazione. La questione è decisiva. La materializzazione dello spettro della disoccupazione renderebbe plastico il passaggio dalla crisi sanitaria, subita con la pandemia, alla sua traduzione in crisi sociale. Costi umani già pagati, con il flagello del Covid, ad altri che se ne aggiungerebbero. E’ doloroso affermarlo: la situazione del sistema economico nazionale ed il ridisegno di quello globale spingeranno inevitabilmente verso politiche di sostegno la cui qualità e “umanità” deriverà più che da garanzie assolute, dal massimo contenimento del danno in termini di perdita di posti di lavoro.
(continua)
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L’idea di non “basarsi” solo sulla visione “adattiva” dell’adesso da completare.

Bonaccini, l’agorà e le nuove geografie funzionali

A proposito della presentazione di quanto realizzato da Stato e Regioni - Lombardia ed Emilia Romagna - in materia di ricostruzione post terremoto. Il “risveglio” per costruire una nuova percezione di cittadinanza.
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Pasquale Persico
di Pasquale Persico

“Cittadini dell’Europa e del mondo si diventa”, potrebbe essere questo il commento alla presentazione che il presidente Stefano Bonaccini ha fatto, resoconto di maggio, su quanto realizzato dalla Stato e dalle Regioni - Lombardia ed Emilia Romagna - in materia di ricostruzione post terremoto. E’ arrivato il tempo di rendicontare ma anche di fare riferimento a un bilancio sociale capace di vedere oltre l’atlante degli interventi effettuati negli oltre sessanta comuni dell’area vasta del cratere (quattro province dell’Emilia Romagna ed una della Lombardia). Il terremoto ha rivelato a tutti un altro sistema di rischi; è emersa, però, una nuova identità territoriale, prima non vista dalle geografie sovrapposte di riferimento. Ogni volta che il sistema complesso viene ignorato - a favore di altre finalità non condivise - si generano danni; questa è l’attuale raccomandazione sopravvenuta, a cui si aggiunge quella post-pandemica: l’uomo distrugge il proprio ambiente e non si accorge di distruggere anche se stesso. Bonaccini, nel presentare il resoconto, allarga la riflessione sulle relazioni tra l’uomo e il sistema in cui vive, fino ad invitare tutti quelli che hanno contribuito alla ricostruzione a fare un salto ulteriore in termini di credibilità futura.
(continua)
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L’indagine della Coldiretti diffusa in occasione della Giornata Mondiale dell’Ambiente.

Tre milioni di italiani scelgono le vacanze nei parchi

“La pandemia e le misure di restrizione e di limitazione degli spostamenti hanno portato con sé la voglia di stare nel verde unita a una nuova sensibilità e le scelte per le ferie 2021 ne sono una evidente dimostrazione”.
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Svolta green
“Il Covid spinge tre milioni di italiani a trascorrere le vacanze estive 2021 in parchi, oasi naturalistiche e riserve, considerati tra i luoghi ideali per passare le ferie nella natura e in piena sicurezza rispetto ai rischi di assembramenti legati alla pandemia”. E’ questo il quadro che emerge da un’indagine della Coldiretti diffusa in occasione della Giornata Mondiale dell’Ambiente (5 giugno scorso) dedicata ripristino degli ecosistemi. “La pandemia e le misure di restrizione e di limitazione degli spostamenti - evidenzia la Coldiretti - hanno portato con sé la voglia di stare nel verde unita a una nuova sensibilità ambientale e le scelte per le ferie 2021 ne sono una evidente dimostrazione. Una possibilità favorita, peraltro, dal fatto che in Italia ci sono circa mille parchi e aree naturali protette che coprono il 10% del territorio nazionale, (analisi Coldiretti)”.
A rendere attrattive le vacanze green “principalmente i 24mila agriturismi nazionali che - spiega la Coldiretti - spesso situati in zone isolate, in strutture familiari con un numero contenuto di posti letto e a tavola e ampi spazi nel verde dove le distanze non si misurano in metri ma in ettari, sono forse i luoghi dove è più facile garantire il rispetto delle misure di sicurezza per difendersi dal contagio fuori dalle mura domestiche”.
(Fonte: coldiretti.it/ 05.06.2021)
(continua)
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Indagine previsionale di Assoturismo Confesercenti su 2.185 imprenditori della ricettività.

Il turismo? Prova a ripartire dall’estate

In movimento soprattutto flussi di italiani. Presenze straniere ferme a 34,8 milioni. Prima della pandemia sfondavano la quota di 100 milioni. Messina: “Riaprire non basta, serve un piano di rilancio della destinazione Italia”.
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Lentamente
“Dopo un anno di stop, la stagione estiva 2021 consegna i primi segnali di riavvio del settore: tra giugno e agosto si prevedono 33 milioni di arrivi e 140 milioni di pernottamenti nelle strutture ricettive ufficiali, con un incremento del +20,8% sul 2020 e un fatturato complessivo di 12,8 miliardi di euro. Una rimonta che, però, non basta a raggiungere i livelli pre-Covid: l’estate 2019, l’ultima prima della pandemia, aveva registrato 73,5 milioni di presenze in più”. Questo il quadro che emerge dall’indagine previsionale condotta dal Centro Studi Turistici per Assoturismo Confesercenti su 2.185 imprenditori della ricettività. “ A segnalare gli andamenti migliori sono gli imprenditori del Sud e delle Isole (+23,9%). Valori più o meno omogenei sono attesi per il Nord Est e il Nord Ovest (rispettivamente +20,5 e +20,1%), mentre per le regioni del Centro la crescita si ferma al +18,6%. A recuperare presenze sono soprattutto le strutture extralberghiere (+21,6%), anche se il comparto alberghiero segue a breve distanza (+20,2%)”.
(Fonte: confesercenti.it/ 05.06.2021)
(continua)

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