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Salerno Economy VIII.43 – 15.11.2019

Diventa sempre più difficile individuare percorsi sostenibili per il sistema produttivo meridionale.

La politica? Troppo “distratta”. E l’economia soffre

Una sola considerazione: non si intravede in alcun modo una sensata e ponderata via d’uscita dalla decelerazione di alcuni canoni fino a poco tempo fa, sebbene in forte crisi, ritenuti ancora fondamentali. Troppi problemi per le imprese del Sud.
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Cambiamenti epocali?
La situazione politica continua a raccontarci una sequenza di eventi che risulta sempre più difficile decodificare nell’unica direzione che interessa alla stragrande maggioranza della popolazione: verso quale “nuovo indirizzo” ci siamo incamminati? In quale contesto socio/economico ci siamo impelagati? Dove si ritroveranno a vivere i nostri ragazzi? E noi meridionali? Insomma, in queste ore sono le famiglie a porsi gli interrogativi più difficili, a cercare una risposta più o meno sostenibile. E, invece, le forze politiche – a tutti i livelli e senza eccessive distinzioni – provano a sforzarsi sempre di più nel delineare contesti alquanto difficili da interpretare. Alla fine, tirando le somme, la maggioranza della popolazione assiste a quanto accade nel circuito della politica provando ad estraniarsi dalla polemica quotidiana e tentando di intravedere un minimo percorso attuabile. Non si tratta qui di fare riferimento alle stagioni del passato, che, ovviamente, conducono quasi sempre a una deriva di pessimismo. Ma semplicemente di mettere in sicurezza alcune priorità che sono diventate in pochissimo tempo lo specchio del degrado nel quale siamo precipitati.
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Le trasformazioni del sistema produttivo e il ruolo del Sud in una strategia di sviluppo sostenibile.

“La debolezza delle politiche pubbliche”

Per la Svimez risulta necessario “tornare a una visione unitaria della stagnazione italiana, smarcandosi dalla lettura dell’aumento delle disuguaglianze esclusivamente legata al confine immutabile tra Nord e Sud. Vanno valorizzate le complementarietà che legano il sistema produttivo e sociale delle due parti del Paese”.
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Il dramma del lavoro
Come analizzare la stagnazione italiana? Quali criticità affrontare nell’immediato e come uscire da una debolezza ormai strutturale? L’analisi che propone la Svimez parte da una considerazione sostanziale che inserisce il problema italiano nel contesto europeo. “Nell’ultimo ventennio - scrive la Svimez - la politica economica nazionale ha disinvestito dal Mezzogiorno, ha svilito anziché valorizzare le sue interdipendenze con il Centro-Nord. Il progressivo disimpegno della leva nazionale delle politiche di riequilibrio territoriale ha prodotto conseguenze negative per l’intero Paese. I dati rivelano: il pronunciato processo di convergenza sperimentato dall’Europa dell’Est, l’allontanamento dei Paesi dell’Europa del Sud, Italia inclusa, dai livelli medi di tenore di vita europei; la crescita tendenziale del reddito pro capite nell’Europa del Nord”. Il contesto transnazionale si rivela particolarmente difficile e complesso.
(Fonte: Com. Stampa Svimez/ 4 novembre 2019)
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Le piccole superfici continuano ad accumulare variazioni negative (-0,4% rispetto a settembre 2018).

Negozi, persi 300 milioni di vendite

Confesercenti: “A trainare è essenzialmente il commercio elettronico, che continua a viaggiare a ritmi molto elevati, con un incremento del 26,3% sul settembre 2018, il dato più alto degli ultimi due anni”.
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Ciclo negativo
La traiettoria di crisi degli esercizi commerciali è ben delineata e continua a manifestarsi, purtroppo, con chiarezza. L’analisi della Confesercenti dei dati sulle vendite del commercio al dettaglio diffusi da Istat delinea complessivamente il quadro della situazione. “I segnali che arrivano dall’economia non inducono, purtroppo, all’ottimismo: i consumi - scrive in una nota l’associazione - restano deboli, trainati dall’online, mentre non accenna a frenare la crisi dei negozi, che da inizio anno hanno perso circa 300 milioni di vendite. La leggera ripresa mensile registrata a settembre dal commercio nel suo complesso rimane infatti sotto il punto percentuale (+0,7% in valore), continuando a segnalare un andamento dei consumi ancora sostanzialmente piatto. E a trainare è essenzialmente il commercio elettronico, che continua a viaggiare a ritmi molto elevati, con un incremento del 26,3% sul settembre 2018, il dato più alto degli ultimi due anni”.
(Fonte: confesercenti.it/ 07.11.2019)
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Censis. Progetto Respect. Hanno il primato negli studi, “altro che gender gap”.

Donne avanti, studiano più degli uomini

Risultati più brillanti in tutti i cicli scolastici. “Il voto medio di diploma è 79/100 per le femmine e 76/100 per i maschi. All’Università il 55,5% delle studentesse si laurea in corso, contro un numero più basso (il 50,9%) degli studenti maschi”.
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Constatazioni
I numeri parlano chiaro. E non ammettono conclusioni diverse. “Le donne laureate in Italia sono 4.277.599, pari al 56% degli oltre 7,6 milioni di laureati. E sono in crescita: negli ultimi cinque anni sono aumentate del 22,7%, più dei maschi (+16,8%). Nel 2018 hanno conseguito una laurea 183.096 donne, il 57,1% del totale dei laureati. Nello stesso anno risultano iscritte all’Università 938.816 studentesse, che rappresentano il 55,4% degli iscritti. Le donne sono la maggioranza anche negli studi post-laurea: sono il 59,3% degli iscritti a un dottorato di ricerca, un corso di specializzazione o un master”. Questi sono alcuni dei risultati del progetto Respect-Stop Violence Against Women, realizzato dal Censis con il contributo del Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
(Fonte: censis.it/ 07.11.2019)
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Sì convinto ai prodotti di stagione con grande attenzione alle non poche prelibatezze.

Autunno, buonumore servito

Con le temperature che si abbassano la tendenza a mangiare di più aumenta e privilegiamo piatti pesanti e grassi pur di combattere il freddo. Invece frutta e verdura restano un ottimo alleato per affrontare al meglio la stagione che preannuncia il letargo della natura.
Green Style-Frutta
Scelte intelligenti
di Maristella Di Martino

Atmosfera più frizzante, giornate che si accorciano e profumi cangianti. Nell’aria si annusa l’umido della pioggia sulle foglie cadute e le mille sfumature di arancio e marrone creano una cornice quasi magica. E’ il tipico paesaggio autunnale. Ma capita di sentirsi spossati e un po’ malinconici. Complice la diminuzione della luce, il bel tempo lascia il posto alle nuvole e anche il nostro umore ne risente. Certo, dire addio all’estate non è facile. Soprattutto se poi dobbiamo fare i conti con il cibo. Con le temperature che si abbassano la tendenza a mangiare di più aumenta e privilegiamo piatti pesanti e grassi pur di combattere il freddo. Invece frutta e verdura restano un ottimo alleato per affrontare al meglio la stagione che preannuncia il letargo della natura.

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