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Salerno Economy VIII.14- 05.04.2019

Le “geografie” più aggiornate della produzione del valore aggiunto in provincia di Salerno.

Modelli di sviluppo? Più cultura della coesione sociale

Le responsabilità sono diffuse a tutto campo: nessuno può tirarsi fuori. Ma bisogna fare più in fretta (e con strumenti agili) nel riconoscere il nuovo che avanza dal basso (le asimmetrie agrituristiche, il manifatturiero green ed export oriented, l’artigianato digitale, solo per fare qualche esempio).
Immagine fare rete
Più reti per la crescita diffusa
A riflettere bene sulle conseguenze dei lunghi anni della crisi recessiva - e su quelle che potrebbero derivare dal nuovo rallentamento in atto - la fisionomia del sistema economico e produttivo della provincia di Salerno, per la verità, non ne esce eccessivamente male. Si cristallizza in un paradigma ben saldo da diversi decenni in termini di segmentazione del valore aggiunto con una netta “propensione” verso i servizi, il turismo, la ristorazione, l’accoglienza (dichiarata o sommersa). Come in tutte le altre aree del Mezzogiorno (ed in larga parte d’Italia) il manifatturiero in senso stretto accusa difficoltà, ma risponde come può. E cioè con casi virtuosi di aziende export e green oriented che rappresentano una minoranza ben agganciata alle catene della produzione del valore nazionale (ed in parte internazionale), a fronte, però, di una maggioranza che si barcamena, naviga a vista ed è di nuovo alle prese con percorsi di accesso al credito difficili (e molto onerosi in termini di costi).
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Il documento conclusivo della manifestazione che si è svolta a Firenze dal 29 al 31 marzo scorsi.

Economia civile, l’economia che serve

L’appello a Parlamento e Governo per coniugare “valore economico, dignità del lavoro e tutela dell’ambiente” e per lanciare “una nuova visione per il Paese che sostituisca conflitto, rabbia e paura con felicità e ricchezza di senso della vita”
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Il manifesto del Festival Nazionale dell'Economia Civile
La prima edizione del “Festival Nazionale dell’Economia Civile” che si è svolta a Firenze nei giorni scorsi si è conclusa con l’individuazione di una serie di proposte operative per rimettere in moto il Paese. Non solo, quindi, declamazioni di intenti, ma la declinazione di una precisa visione delle cose da fare per coniugare “valore economico, dignità del lavoro e tutela dell’ambiente”. Una nuova visione in grado di sostituire “conflitto, rabbia e paura con felicità e ricchezza di senso della vita”. Tra le richieste dei promotori del Festival quella di “sbloccare al più presto i cantieri e di creare un rapporto armonioso tra mondi dell’economia, amministrazione e della giustizia civile”. “In Italia - si legge in una nota di sintesi dei promotori - sono disponibili circa 100 miliardi di euro di investimenti stanziati e da impiegare Le risorse ci sono, l’Unione Europea le ha messe a disposizione, dobbiamo saperle spendere. Uno sviluppo sostenibile passa anche per una più incisiva politica rivolta alle aree interne in corso di spopolamento, per ridare speranza a giovani e meno giovani che vi abitano (con il sostegno alle imprese sociali ed a cooperative di comunità)". La manifestazione è stata organizzata da Federcasse, Scuola dell’Economia Civile (SEC) e Nuova Economia per Tutti (NeXT), con il supporto di Confcooperative e delle BCC toscane.
(Fonte. Com. Stampa Festival Nazionale Economia Civile/ 31.03.2019)
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Storie di cervelli che non fuggono. Laureata in Scienze Politiche ha scelto di ritornare nella proprietà di famiglia in Cilento.

La “svolta” di Lucia, da comunicatore ad agrichef

Il racconto dell’impresa (nel vero senso della parola) di aprire l’azienda agrituristica “Ai Monaci” a Montano Antilia, il borgo situato più in alto (766 metri sul livello del mare) nel perimetro del Parco del Cilento, Vallo di Diano e degli Alburni.
Lucia Giannattasio
Lucia Giannattasio
Questo articolo è stato pubblicato sul quotidiano Il Mattino (ed. Salerno) domenica 31 marzo 2019.

di Ernesto Pappalardo

Può capitare che una giornalista (pubblicista) impegnata da anni nella comunicazione con una serie di esperienze di tutto rispetto decida di mollare ogni cosa e di ritornare “Ai Monaci”? Può capitare. Per essere più precisi si tratta di monaci basiliani di rito greco-ortodosso, che si stanziarono nei pressi della casa di famiglia di Lucia Giannattasio a Montano Antilia, piccolissimo centro salernitano a un tiro di schioppo da Centola, Palinuro e Marina di Camerota. E’ in questo scenario ancora (per fortuna) incontaminato che ha preso forma la nuova vita professionale di Lucia che - adeguatamente supportata dai fratelli Gianni e Massimo (executive chef a Miami in un ristorante italiano frequentato da vip a stelle e strisce) e dalla sorella Antonietta (con il marito Giuseppe) - è riuscita nell’impresa (nel vero senso della parola) di aprire l’azienda agrituristica “Ai Monaci”, appunto, facendo uscire dalla sua vita computer e comunicati stampa per fare tutt’altro.
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L’Ismea lancia l’allarme sui rischi derivanti da una Brexit senza accordo.

Vino, l’export tocca il +70% (in valore) in dieci anni

Nel 2018 all’estero i Dop aumentati del 13% in volume e del 12% in valore. In frenata gli Igp (-23% le quantità e -15% il giro d'affari) ed i comuni (-22%).
Immagine vini export
Punta di diamante
La produzione enologica si conferma fondamentale per l’export tricolore, anche in un contesto internazionale che su più fronti evidenzia problematiche connesse alle guerre commerciali in atto tra Usa e Cina, ma, soprattutto, all’imprevedibile evoluzione del percorso di uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea. “Sul prossimo futuro - scrive l’Ismea in una nota di sintesi - pesa la prospettiva di una Brexit senza accordo, in un mercato importantissimo specie per le cantine del Nord Est”. Secondo le elaborazioni dell’ Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare “con 336 milioni di euro e una quota del 47% del mercato, prosecco e spumante tricolore hanno scalzato nel Regno Unito lo champagne francese, posizionandosi al primo posto tra le bollicine acquistate oltre Manica”. Mentre, invece, “sui vini fermi l'Italia è al secondo posto tra i principali Paesi fornitori, ma in questo caso il divario tra la sua quota di mercato e quella detenuta dai produttori extra europei, come Nuova Zelanda, Cile e Australia, è meno netto e potrebbe alimentare un effetto sostituzione”.
(Fonte: ismea.it/ 28.03.2019)
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Il rapporto realizzato da Isnart-Unioncamere e Legambiente conferma la crescente diffusione delle due ruote.

Cicloturismo, risorsa e nuovo modello di mobilità

Oltre 6 milioni di persone hanno trascorso una vacanza in Italia utilizzando più o meno intensamente la bicicletta.
Immagine cicloturismo
"Giacimenti" trascurati
di Giuliano D’Antonio*

I nuovi stili di vita, l’approccio salutista all’alimentazione e la ricerca di un rapporto più diretto con la natura trovano nuove ed interessanti conferme. Come, per esempio, la crescita del fenomeno del cicloturismo che nel 2018 ha fatto segnare in Italia oltre 77 milioni di presenze per un giro d’affari di 7,6 miliardi di euro all’anno (fonte Isnart-Unioncamere/Legambiente). “Si tratta cioè di oltre 6 milioni di persone - è evidenziato in una nota di sintesi - che hanno trascorso una vacanza utilizzando più o meno intensamente la bicicletta”. E’ una buona notizia, senza dubbio, anche perché – va detto – molto spesso per i cicloturisti e per quanti utilizzano la bici per i loro spostamenti quotidiani non è affatto semplice nel nostro Paese riuscire ad individuare percorsi sicuri e pienamente agibili. Se scendiamo nel dettaglio dei numeri, scopriamo che le presenze cicloturistiche - nelle strutture ricettive e nelle abitazioni private - nel 2018 hanno rappresentato l’8,4% dell’intero movimento turistico in Italia.

*Presidente Fonmed (Fondazione Sud per la Cooperazione e lo Sviluppo del Mediterraneo)
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