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Salerno Economy VII.16- 20.04.2018

La comparazione dei dati riferiti ai periodi pre e post crisi identifica nuovi percorsi di crescita.

Le filiere “green”? Vincenti

L’accelerazione dei processi di integrazione virtuosa agricoltura/turismo e l’orientamento del manifatturiero all’innovazione tecnologica ed all’export si segnalano come priorità per lo sviluppo della provincia di Salerno.
Sviluppo-Glocal
Crescita in bilico
Da alcune settimane SalernoEconomy dedica spazio ed attenzione ai dati che emergono dal confronto tra il periodo antecedente la crisi e quello più recente, i mesi – cioè – nei quali il ciclo recessivo appare (più o meno) superato, sebbene non da tutti i settori produttivi. Perché? Perché è abbastanza chiaro – a guardare bene le cose – che siamo di fronte ad una metamorfosi del sistema economico della provincia di Salerno in pieno svolgimento. In altre parole la crisi ha picchiato duro su imprese e famiglie imponendo cambiamenti di lunga durata, destinati, cioè, a rimodellare le prospettive di crescita del territorio sulla base di un’accelerazione delle “contiguità virtuose” tra i settori dell’agricoltura e del turismo e, nello stesso tempo, di un forte orientamento ad una gestione più competitiva – e, quindi, con una maggiore pressione sui versanti dell’export e dell’innovazione tecnologica – delle aziende del manifatturiero. Va da sé che la selezione delle imprese è ancora in corso e non è del tutto chiaro quale possa essere il profilo definitivo che emergerà da qui a qualche anno dei nuovi assetti dell’economia provinciale.
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Lo studio individua nelle vendite di prodotti e servizi on line una frontiera a forte rischio di irregolarità.

Commercio e turismo, l’abusivismo vale 22 mld

Confesercenti stima che azzerando il fenomeno si recupererebbero 11,5 mld di di gettito fiscale e contributivo.
Commercio abusivismo
La giungla del web
Le cifre sono da capogiro e ripropongono il tema fondamentale della regolarità fiscale e contributiva, oltre che, naturalmente della piena conformità alle normative vigenti. Siamo di fronte ad un giro di affari di 22 miliardi di euro. “È il fatturato - si legge in una nota di sintesi - generato dall’abusivismo, secondo le stime elaborate da Confesercenti sul fenomeno nel commercio e nel turismo. Un valore molto elevato, pari al 14% del fatturato dei due comparti. E che danneggia non solo le imprese che operano nella legalità, ma anche lo Stato, causando un danno erariale di 11,5 miliardi di euro in mancato gettito fiscale e contributivo. Se le attività abusive fossero azzerate, l’Erario recupererebbe abbastanza entrate per finanziare un cospicuo taglio dell’Irpef. Ci guadagnerebbe anche l’occupazione: la regolarizzazione farebbe emergere 32mila posti di lavoro aggiuntivi”.
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Il MEFiRM è giunto alla sesta edizione con percentuali di placement mediamente intorno all’80 per cento.

Risk management, sfida per le imprese

La direttrice del master Unisa Alessandra Amendola: “L’obiettivo è colmare il gap esistente tra laureati ed aziende al fine di formare figure professionali competenti e immediatamente collocabili nel mercato del lavoro”.
Logo Master Unisa
Master Unisa
Uno dei parametri che caratterizzano la qualità operativa ed il livello di competitività delle imprese (dalle più grandi alle più piccole) è senza dubbio la capacità di gestire i rischi che possono emergere nel corso delle attività produttive o durante l’erogazione dei servizi di propria competenza. Con il termine risk management (gestione del rischio) si fa, quindi, riferimento all'insieme di processi attraverso i quali un'azienda identifica, analizza, quantifica, elimina e monitora i rischi legati alla sua attività. L'obiettivo principale del risk management si configura nel minimizzare le perdite e massimizzare l’efficacia (e l’efficienza) dei processi. Ma, naturalmente, non è facile sintetizzare l’insieme dei processi che le aziende attivano per valutare prima le probabilità che si concretizzi un rischio e, successivamente, le modalità di evitarlo, ridurlo o, nei casi estremi, attutirne l’impatto negativo. Sulla base di queste considerazioni e di una domanda sempre più selettiva di competenze specializzate proveniente da imprese, enti pubblici e soggetti privati, l’Università degli Studi di Salerno già da sei anni organizza il “Master in Economics Finance & Risk Management”.
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Le parole della nostra epoca / 3

Fundraising, l’obolo nell’era del marketing

In Italia il terzo settore (da molto tempo) e il mondo politico (più recentemente) fanno “raccolta fondi”, ma la traduzione è spesso incompleta. Bisogna saper “coltivare” i sostenitori e costruirsi un patrimonio di credito e stima.
Donazioni Fund raising-A. Schiavino
Parola/chiave: trasparenza
di Alfonso Schiavino

“Fundraising” è un anglicismo che viene reso in italiano con l’espressione “raccolta di fondi”, una traduzione spesso pericolosamente insoddisfacente, perché in effetti la parola originale contiene un’idea di “coltivazione” e implica un notevole apporto di tecnica e strategia. Sono varie le modalità per ottenere soldi senza contropartita materiale: dai dialogatori al 5‰, dai lasciti agli eventi. Sono vari i soggetti che “tendono la mano”, dai politici agli enti di ricerca. Questa risorsa, che è antica ma è stata “reinventata” e codificata negli Stati Uniti, poggia su altri due essenziali concetti anglosassoni: storytelling e accountability. Il primo lo conosciamo. Il secondo è abbastanza trascurato in Italia, tanto che potrebbe rivelarsi un tallone d’Achille per i “postulanti” nostrani.

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In occasione di Vinitaly pubblicata l’analisi del comparto che fa segnare numeri record all’estero.

Vino Made in Italy da primato

I dati Ismea. Con 42,5 milioni di ettolitri prodotti l'Italia precede i principali competitor (Francia e Spagna) sul mercato mondiale.
Vino-Immagine Green Style
Filiera vincente
I numeri del settore vitivinicolo confermano che il “Vigneto Italia” è uno dei principali fattori di crescita del Made in Italy all’estero. L’analisi dell’Ismea – in occasione di Vinitaly – pone in evidenza prima di tutto che “nel 2017 l'Italia ha mantenuto il primato produttivo internazionale. Nonostante un'annata particolarmente difficile, caratterizzata da una molteplicità di eventi climatici avversi, i 42,5 milioni di ettolitri prodotti hanno permesso all'Italia di posizionarsi prima dei principali competitor: Francia e Spagna”. Questo risultato è il frutto dell’attività e della crescita di una struttura produttiva che “conta 310 mila aziende agricole e quasi 46 mila aziende vinificatrici. Negli ultimi anni si è assistito ad un processo di concentrazione sia a livello di parte agricola, con una superficie media aziendale che supera ormai i due ettari, sia della parte relativa alla vinificazione. Il 50% circa della produzione afferisce al sistema cooperativo”.
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