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Salerno Economy VII/02 – 12.01.2018

I risparmi messi da parte vengono gestiti prevalentemente in chiave conservativa.

La lezione saggia dell’eredità contadina

La casa, i box auto, i negozi, i locali commerciali si configurano come il bene prioritario nella composizione del “tesoretto” che consente di mettere da parte ansie ed incertezze per il futuro.

Immagine Glocal
Gestione prudenziale del risparmio
Questo articolo è stato pubblicato sul quotidiano Il Mattino (edizione Salerno) giovedì 28 dicembre 2017.

di Paolo Coccorese e Ernesto Pappalardo

L’analisi dei dati relativi alla composizione del patrimonio delle famiglie in provincia di Salerno lascia emergere un quadro complessivo in linea con altri indicatori inerenti – per esempio – all’accensione di linee di finanziamento bancario o al ricorso al credito al consumo. In altre parole, la famiglia media salernitana è molto attenta all’equilibrio strutturale delle proprie finanze ed è di gran lunga sintonizzata su prospettive di medio e lungo periodo. L’ulteriore conferma di questo atteggiamento prudenziale e, per così dire, saggio arriva dalla percentuale (sul totale della ricchezza accumulata) riferibile alla raccolta indiretta, ovvero ai titoli in deposito a custodia o in amministrazione (sempre presso banche e BancoPosta). Si tratta di una percentuale molto bassa (4,7%) ed in questo caso la nostra provincia è scavalcata nella corsa a chi “investe” di meno in questo specifico segmento del risparmio solo dal Sannio (4,1%), mentre è preceduta da quelle di Napoli (6,4%), Avellino (5,8%) e Caserta (4,9%). Una percentuale al di sotto della media/Campania (5,3%) e pari a meno della metà della media/Italia (10,2%).
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Come investono i propri soldi i salernitani? Come preferiscono “costruire” la ricchezza familiare?

Titoli e azioni? Salerno non si fida

La composizione del “portafoglio” delle famiglie salernitane conferma il prevalere di atteggiamenti prudenti anche alla luce della grave crisi degli anni scorsi.
Una veduta di Salerno

foto Massimo Pica
347-6716098
Mattone primo investimento
Questo articolo è stato pubblicato sul quotidiano Il Mattino (edizione Salerno) giovedì 28 dicembre 2017.

di Paolo Coccorese e Ernesto Pappalardo

Come investono i propri soldi i salernitani? Come preferiscono “costruire” la ricchezza familiare? Il verbo costruire non è scelto a caso, perché, tirando le somme, si arriva immediatamente alla conclusione che il valore del mattone resta predominante. La casa, i box auto, i negozi, i locali commerciali si configurano come il bene prioritario nella composizione del “tesoretto” che - secondo i salernitani - consente di mettere da parte ansie ed incertezze sul futuro, oltre che una solida eredità da trasmettere a figli e nipoti. A conti fatti la quota del valore di abitazioni e pertinenze incide per il 71,5% sul “portafoglio” delle famiglie, che accantonano poi il 23,8% in depositi e solo il 4,7% nella cosiddetta raccolta indiretta (obbligazioni, titoli, azioni etc etc). Insomma, regge ancora il profilo del risparmiatore molto legato alle radici dell’Italia contadina (emerso fin dagli anni del secondo Dopoguerra): casa (o case) di proprietà, terreni (sebbene in minima percentuale in termini di valore) e soldi liquidi, magari depositati nella banca o nell’ufficio postale sotto casa. Per tutto quello che, invece, prevede un rischio minimamente ipotizzabile, meglio soprassedere o, comunque, prenderlo in considerazione con grande prudenza.

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L'indice di fiducia del viaggiatore italiano elaborato in collaborazione con l'Istituto Piepoli.

Vacanze 2018? Più lunghe e “culturali”

Confturismo-Confcommercio. Sempre più importanti le mete artistiche. Diventano maggiormente rilevanti le aree caratterizzate dalla tipicità dell'offerta enogastronomica.
Immmagine Speciale Turismo Invernale
E' il momento delle vacanze sulla neve
Come si presenta la vacanza del 2018? “Le principali parole-chiave correlate saranno culturale e lunga. Ci si può dunque aspettare una sempre maggiore importanza delle mete artistico/culturali, - includendo fra queste anche le aree caratterizzate dalla tipicità dell'offerta eno/gastronomica - e un allungamento della durata media dei viaggi”. Se ci si concentra sul breve periodo, sulle intenzioni di vacanza per il trimestre gennaio-marzo “il turismo montano e della neve è l'elemento trainante, molto più che negli ultimi due anni. Se infatti le mete preferite rimangono quelle culturali, la voglia di montagna contagia il 40 per cento degli intervistati che dichiarano di volere fare una vacanza in questo periodo, ben superiore al valore registrato a dicembre 2016”.
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Gli organismi introdotti dal Decreto Sviluppo 2011 ed estesi con l’Art Bonus 2014.

Altri 9 distretti turistici, la Campania fa il pieno

Negli ultimi giorni del 2017 la Regione ha portato a termine una corsa contro il tempo per rispettare la scadenza della proroga. Da Napoli alle zone interne, la nuova geografia dei soggetti economici.
Lo Speciale 2 Turismo Schiavino
La Campania prova a rafforzare l'offerta
di Alfonso Schiavino

Sul finire del 2017 la Regione ha delimitato altri 9 distretti turistici. I dossier passano ora al Mibact (Ministero dei beni ambientali e culturali e del turismo), che istituirà i nuovi soggetti giuridici portando il totale della Campania a 24. Il rush dello scorso mese si spiega, perché a San Silvestro scadeva l’ultima proroga per la costituzione degli organismi. In effetti, anche se sono “zone a burocrazia zero” e possono diventare “aree favorevoli agli investimenti (Afai)”, il 29 dicembre 2017 i distretti risultavano 39 in tutta Italia. La Campania è saldamente in testa, sia per il numero assoluto (15) sia per la fantasia di talune denominazioni dotte, altisonanti, criptiche e ai limiti dello scioglilingua.

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L’intesa tra Accredia, Unioncamere e InfoCamere. La mappa aggiornata degli operatori diventa più accessibile.

In Campania 3.400 aziende “bio” certificate

A livello nazionale risultano censite circa 60.000 imprese, in maggioranza risultano localizzate nel Mezzogiorno (55,8%), più del doppio di quelle con sede al Nord (il 23,4%) e quasi tre volte quelle del Centro Italia (il 20,8%).
Foto Green Style
Cresce la domanda di alimenti bio
A inizio dicembre 2017 (dati Unioncamere), a livello nazionale “le imprese in possesso di una certificazione Bio erano 59.461. Per la maggioranza, si tratta di realtà localizzate nel Mezzogiorno (il 55,8%), più del doppio di quelle con sede al Nord (il 23,4%) e quasi tre volte quelle del Centro Italia (il 20,8%). Più della metà (il 56%) delle imprese certificate si concentra in sole cinque regioni con la Sicilia in testa (15,9), seguita dalla Calabria (13,4), dalla Puglia (11,6), dalla Toscana e dall’Emilia Romagna (7,7)”. Il dato della Campania segnala 3.414 aziende in possesso di certificazione biologica con un tasso di incidenza – ogni 10.000 – pari a 58 (media-Italia: 98).
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