La capacità di confrontarsi con le tecnologie condiziona la competitività delle produzioni (e dei servizi).
Ma non bastano talento e passione
Per evitare la “migrazione” di potenziali business è necessaria una factory di start up innovative con la realizzazione di una sede anche fisicamente localizzata a Salerno o nella sua provincia.
Innovazione, parola-chiave per lo sviluppo
di Paolo Coccorese e Ernesto Pappalardo
Il tasso di crescita reale di un territorio si misura (anche) dalla vivacità del tessuto imprenditoriale e, soprattutto, dalla capacità di confrontarsi con le tecnologie in grado di influire sulla competitività delle produzioni (e dei servizi). Da questo punto di vista la provincia di Salerno esprime alcuni indicatori di tutto rispetto in relazione – per esempio – alle start up innovative. Indicatori che, in ogni caso, vanno inquadrati all’interno del reale contributo che questa tipologia di imprese può offrire alle dinamiche economiche e produttive del territorio. Un contributo – è bene ricordarlo – più di natura qualitativa, ovviamente, che quantitativa. I dati contenuti nel Registro delle Imprese del Ministero dello Sviluppo Economico (Sezione speciale dedicata, appunto, alle start up innovative, consultata il 17 dicembre 2017) ci dicono che sono state censite fino ad oggi nella nostra provincia 158 imprese di questo genere.
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I dati contenuti nel Registro delle Imprese del Ministero dello Sviluppo Economico.
Una “Salerno Valley” con 158 start up innovative
Le presenze più diffuse di aziende ad alto tasso di tecnologia si rintracciano nelle aree del capoluogo e nei comprensori dell’Irno e dell’Agro Nocerino Sarnese.
Imprese ad alto tasso di tecnologia
di Paolo Coccorese e Ernesto Pappalardo
Sono 158 le start up innovative della provincia di Salerno presenti nella sezione dedicata del Registro delle imprese. Sono numeri importanti, sia in relazione al contesto nazionale sia in rapporto alla situazione della Campania. Se prendiamo in considerazioni il numero di tali imprese per ogni 10.000 abitanti, la provincia di Salerno (con 1,43) precede tutte le altre province tranne quella di Benevento (1,97). Si collocano dopo Salerno: Caserta (1,09), Avellino (1,02), Napoli (0,97). Ma va sottolineato che la media di Salerno è superiore a quella regionale (1,13) e si avvicina moltissimo a quella nazionale (1,48). Se restringiamo ancora il perimetro analitico – come peraltro evidenziato dal Sole 24 Ore nella recente indagine sulla qualità della vita – al rapporto start up innovative/ogni 1.000 società di capitale, il nostro territorio si piazza al 53° posto in Italia (con il valore di 1,1). In Campania anche in questo caso solo il Sannio evidenzia un indicatore migliore: 1,2 (39° posto). Le altre province seguono la nostra: Caserta (57° posto, 1,0), Napoli (63° posto, 0,9) e Avellino (79° posto, 0,7).
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Rifiuti, un bilancio in chiaroscuro. Arretrano tutti i capoluoghi di provincia, tranne Napoli.
Raccolta differenziata, come va nella tua città?
La situazione dei 158 comuni salernitani nelle certificazioni ufficiali della Regione per il 2016. La Campania varca la soglia del 50% e forse supera la Toscana, ma, curiosamente, soltanto con i dati dell’Ispra.
Campania 2016: 50,5% o 51,6%?
La raccolta differenziata aumenta nella nostra regione, sia pur in modo lento e disomogeneo. Nel 2016 la Campania ha guadagnato 1,2 punti percentuali sul 2015, attestandosi sul 50,5%. Siamo ancora molto sotto il minimo di legge (65% dal 2012), ma superiamo la Liguria, il Lazio, il resto del Mezzogiorno e forse la Toscana. Il dubbio è legato ai dati discordanti di 2 rapporti statistici ufficiali, che fra poco vedremo. Fra i 5 capoluoghi avanza Napoli, mentre gli altri arretrano. Stesso discorso per le province, con l’aggiunta positiva di Salerno. Nell’Agro, Nocera Inferiore arriva almeno al 50% ma Angri, Scafati, San Marzano e soprattutto Pagani (29%) falliscono l’obiettivo. Di seguito il quadro dei 158 comuni salernitani.
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Il trend in valore risulta, secondo le prime stime, leggermente inferiore allo scorso anno.
Saldi al via, spesa di 143 euro a persona
Confcommercio. Giro d'affari complessivo pari a 5,2 miliardi di euro. Ogni famiglia renderà disponibile un budget di 331 euro per l'acquisto di capi d'abbigliamento, calzature ed accessori.
Scatta la corsa agli acquisti
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Le rilevazioni di Unioncamere presso le centrali d’acquisto della Grande distribuzione organizzata.
Prezzi: burro, formaggi e salumi in crescita nel 2018
Dopo una prolungata fase di depressione, i prezzi alla produzione degli alimentari confezionati nel loro complesso potrebbero crescere di circa il 3%.
Dinamiche contrastanti nel carrello della spesa
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