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Salerno Economy IX.47 – 11.12.2020

Indispensabile un cambio di passo, una maggiore interconnessione tra dichiarazioni ed iniziative che incidono sulla realtà.

La politica paralizza ancora scelte e programmi

Tra “riappacificazioni”, accordi, precisazioni e nuove “intese”, si scopre (?) quanto è ben delineato il confine tra il Paese che vorremmo essere e il Paese che non siamo.
Glocal-Politica
"Indecisioni"
E’ sempre più complicato riuscire a comprendere (con un minimo di precisione) quanto accade e si evolve in queste giornate di fine anno. Al quadro complessivo di notizie che raccontano l’evolversi del fenomeno pandemico si è aggiunta l’onda lunga della politica che non trova più - mentre l’epidemia accavalla zone gialle, rosse e arancioni - il senso di un percorso giunto, per fortuna, ai primi bivi importanti, significativi, che portano (dovrebbero portare?) al dipanarsi di uno scenario almeno disegnato e programmato. Le discussioni sull’individuazione delle competenze reali, per esempio, sui finanziamenti stanziati in sede Ue, in realtà, nascono da uno scontro che è in atto da non poco tempo, tra le varie forze politiche (di maggioranza), finendo con l’inquadrare la presidenza del Consiglio e non solo. Insomma, tra “riappacificazioni”, accordi, precisazioni e nuove “intese”, si scopre (?) quanto è ben delineato il confine tra il Paese che vorremmo essere e il Paese che non siamo.
(continua)
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Su nove indicatori, ben sette non solo sono negativi, ma, alcuni, anche in peggioramento rispetto ai mesi precedenti.

Lavoro, posti sempre più in bilico

Le ultime indagini Istat tracciano lo stato di salute familiare e confermano una condizione di grave difficoltà, in netto peggioramento. Il sistema economico viene ritenuto sempre più fragile e traballante.
E’ crisi
Trend decrescenti
di Diletta Turco

In gergo tecnico si chiama “clima di fiducia”. Tradotto, però, in vita reale significa potere d’acquisto effettivo delle famiglie, possibilità concreta di investimenti oppure di risparmi. Insomma, lo stato di salute delle microeconomie familiari del Paese.
E, stando alle ultime indagini dell’Istat, le famiglie italiane non se la passano per niente bene. Sui nove indicatori che formano i questionari telefonici condotti su un campione di famiglie dello Stivale, infatti, ben sette non solo sono negativi, ma alcuni anche in peggioramento rispetto ai mesi precedenti. Il 2020 ha rappresentato - e sta rappresentando - un vero e proprio spartiacque nel rapporto tra cittadini (famiglie), mondo del lavoro e situazione economica. Con dei valori antecedenti la pandemia da Covid, che, adesso - dopo mesi di sofferenze economiche e restrizioni di ogni genere, e ristori non sempre puntuali - sono del tutto ribaltati.
Ma cosa è che non funziona per le famiglie italiane? Innanzitutto, l’attuale sistema economico viene ritenuto sempre più fragile e traballante, così come sono sempre meno immediate e ottimistiche le previsioni di una ripresa non solo celere ma sostenuta.
(continua)
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Nella prossima campagna elettorale, sicuramente, i candidati ci diranno di dovere “salvare” le loro città.

Se i sindaci dimenticano il futuro e le “MacroRegioni” …

Difficile un’analisi sincera e autonoma delle scelte non fatte in passato, non facendo nascere, negli ultimi venti anni, le aree metropolitane ad elezione diretta. Dove sono le reti di nuovi cluster urbani a dimensione ampia e a valenza di territorio resiliente?
P. Persico-casa-morra-cs-Pasquale-Persico
Pasquale Persico
di Pasquale Persico

Su “Il Sole 24 Ore” di domenica scorsa compare una intervista al Sindaco di Milano; i contenuti sembrano non cogliere l’effetto della crisi sulle grandi città e lasciano prevedere un dibattito politico non proprio di alto profilo sul tema del riposizionamento (delle città) che in primavera andranno alle urne; il sindaco di Milano ha “dimenticato” di essere anche il sindaco Metropolitano; ha annunciato che si ricandiderà e illustrato il ruolo centrale di Milano, per l’Italia, tra le global city; non si rintraccia un’analisi sull’arretramento in classifica di Milano nel report 2020 e non si accenna alla crisi di queste città globali, raccontate sempre come città proiettate verso il futuro.
Nella prossima campagna elettorale, sicuramente, i candidati - aspiranti sindaci - ci diranno di dovere salvare le loro città, tutte capitali di qualcosa, rivendicando un ruolo insostituibile. A Napoli, per esempio, si parlerà di rilanciare la capitale del Mezzogiorno, a Roma la grande Roma, a Torino la capitale della cultura, a Trieste la capitale-cerniera verso Est; Salerno si presenterà come capitale di se stessa. Sarà difficile, insomma, un’analisi sincera ed autonoma sulle scelte non fatte in passato; ad esempio, non facendo nascere, negli ultimi 20 anni, le città metropolitane di area vasta ad elezione diretta, come reti di nuovi cluster urbani a dimensione ampia e a valenza di territorio resiliente.
(continua)
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Chi può ricorrerà a una cifra solo un po’ più bassa di quella dello scorso anno (164 euro a testa contro 170).

Natale, le famiglie provano a reagire

Indagine dell’Ufficio Studi Confcommercio su consumi (-12% rispetto al 2019) e tredicesime. Nonostante la crisi, i nuclei familiari appaiono intenzionati a non rinunciare ai regali. Forte riduzione di quanti spenderanno in doni: da quasi l’87% a poco più del 74%.
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Prove di "ripartenza"
“Non sarà un Natale come gli altri ma la voglia di reagire alla crisi c’è. Questo sembra essere il titolo dell'indagine annuale dell'Ufficio Studi Confcommercio su consumi di Natale e tredicesime. Nonostante la crisi e un calo pesante dei consumi, intorno al 12% rispetto all'anno scorso, le famiglie sembrano voler reagire al lungo periodo di difficoltà e non rinunciare, comunque, ai regali di Natale. Ovviamente le tredicesime saranno più leggere, con una forte riduzione di coloro che faranno regali: da quasi l’87% del 2019 a poco più del 74%. Ma chi può, spenderà per i regali una cifra solo un po’ più bassa di quella dello scorso anno (164 euro a testa conto i quasi 170 del 2019)”. E’ questa l’analisi dell’Ufficio Studi Confcommercio in vista delle prossime festività.
In ogni caso, "il mese di dicembre, che per i consumi commercializzabili vede ridursi il suo valore economico da 81 a 73 miliardi, resta, comunque, il mese più importante dell’anno. E potrebbe valere ancora di più se ci fossero condizioni più favorevoli di contesto e di fiducia: molti italiani potrebbero spendere le risorse involontariamente accumulate durante il lockdown per mancanza oggettiva di opportunità di consumo".
(Fonte: confcommercio.it/ 30.11.2020)
(continua)
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Al primo posto forma fisica e salute, attenzione al benessere e alla tutela dell’ambiente.

Cibi “senza”, cosa sono e quanto fanno bene

Il loro consumo in aumento costante, un pò per moda, un pò per indicazione di dietologi e nutrizionisti. Cresce la voglia di naturale e genuino. Ma l’Italia nel settore alimentare non è autosufficiente perché importa grandi quantità di materie prime dall’estero.
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Corsa alle diete "senza"
di Maristella Di Martino

I cibi “senza” vantano l’assenza di alcuni elementi. Senza grassi, senza zuccheri, senza olio di palma, senza conservanti. Ma spesso senza un reale vantaggio o necessità. Non sempre, infatti, l’esclusione è giustificata. Gli esperti consigliano di fare più attenzione agli ingredienti presenti che a quelli mancanti. E se il nuovo mantra, col carrello in pugno, è cercare cibo senza qualcosa, riflettiamo un attimo prima di fare acquisti inutili o peggio ancora sbagliati. Ci piace che gli italiani si dimostrino da decenni sempre più attenti alla qualità del cibo e che paghino di più per alimenti che non abbiano ingredienti indesiderati. Ma optare per elementi alternativi quanto fa bene? Mettere al primo posto forma fisica e salute, quindi uno stile di vita green attento al benessere e alla tutela dell’ambiente è una motivazione più che condivisibile. Occhio, però, ai reali riscontri scientifici.
(continua)
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