Crisi difficile da risolvere per venire fuori da un contesto socio/economico che non ha termini di paragone con situazioni antecedenti.
Tra ritardi e partite politiche, la ripresa che non parte
Davvero troppe le “narrazioni” alle quali si è preferito attingere, senza preoccuparsi più di tanto delle contraddizioni e delle difficili conseguenze da affrontare. Impelagati in uno dei momenti più complicati e, nello stesso tempo, importanti dell’ultimo periodo.

Soluzioni difficili
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Traumatico è stato ritrovarsi come comunità fuori dallo spazio sociale, oltreché fisico, dell’aula.
La scuola tra plexiglas, innovazione e burocrazia
La Fase Tre inizia con la zavorra del “prima” della pandemia. I problemi strutturali e organizzativi sono solo una faccia del problema. L’altra riguarda il senso e il fine che occorre individuare dopo l'emergenza. Le nuove tecnologie non sono il toccasana. Troppi silenzi nella discussione pubblica.

Rimettere ordine tra i libri
E per ultima arrivò la scuola. Ultima nell’agenda del governo e del parlamento, impigliati nella difficile opera di rimettere ordine allo sconvolgimento prodotto dall’epidemia.
Il pacchetto di interventi è giunto al culmine di giornate e sedute parlamentari ad alta tensione. Note le decisioni: il concorso per l’immissione in ruolo dei docenti precari e poi alcune indicazioni generali sulla ripresa dell’anno scolastico a settembre. Orari di lezione ridotti, aule con drastico abbassamento del numero di alunni, lastre di plexiglas come divisori tra i banchi per contenere i contagi. Indicazioni generali sulla cui realizzazione pendono dubbi. Condivisibile l’intenzione: adattare le modalità delle attività didattiche alla difesa da un virus che non è ancora debellato.
Oltre l’emergenza.
Ma è solo questo il problema della nostra scuola? L’impressione è che si stia per perdere l’occasione per una discussione pubblica ampia e senza tatticismi sul modello nel quale i nostri ragazzi si formano. Se la pandemia ha assunto il tratto di un maestro che ha dispensato lezioni a tutti e in ogni campo della vita, cosa ha insegnato, il virus, alla scuola?
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È possibile lavorare coordinando le istituzioni che si occupano di sviluppo del Paese?
Stati Generali? Prima recuperiamo la ragione perduta
C’è il pericolo di una (ri) partenza affrettata, mentre abbiamo bisogno di una profonda riflessione sui processi da avviare: la “Città” e l’“Altra Città” rappresentano la vera infrastruttura di progettazione in area vasta. Solo così si può definire l’individuazione di un ambito territoriale più inclusivo e vicino al cittadino europeo, un autentico luogo dei diritti universali.

Pasquale Persico
La pandemia che ancora ci avvolge mette in discussione l’attuale organizzazione dei sistemi urbani, abbiamo bisogno di una nuova visione, un cambio di paradigma. Una definizione ampia di “Altra Città” - con riferimento al tema del “transitorio” nello “spazio urbanizzato” - implica una rivisitazione del concetto di città come infrastruttura complessa dell’abitare e del produrre. Questa infrastruttura complessa, che chiamiamo ancora città, ha perso nel tempo i caratteri di urbanità condivisa dai cittadini, che la definivano come un insiemi di “luoghi” o “ambiti” capaci di mantenere nel tempo una riconoscibilità specifica, spesso coerente con i caratteri ambientali della regione ecologica di appartenenza. Nei territori a forte urbanizzazione la qualità del paesaggio è sconnessa: nella “desiderata e indesiderata città” si produce in maniera crescente il nuovo Pil del mondo, con diversi gradi di disuguaglianza territoriale e sociale; come cambiare direzione anche in conseguenza delle indicazioni che ci arrivano dall’esperienza covid-19? È possibile lavorare coordinando le istituzioni che si occupano di sviluppo del Paese Italia ed immaginare una nuova transizione delle sue città verso “un’altra città” che aiuti lo spazio frammentato a riconnettersi, a rammendarsi fino ad essere riconosciuto come “città più sobria”, con valori diversi, più attenta all’ambiente ed ai beni relazionali emersi come prioritari dalla tragedia appena vissuta?
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L’analisi della situazione dopo il crollo delle vendite che si è verificato nel mese di aprile.
Confesercenti, piano speciale per il commercio
“Cambiare passo sulla burocrazia, accelerando e semplificando le procedure: la liquidità e gli stanziamenti a fondo perduto per le Pmi devono avere disponibilità immediata, insieme all’estensione degli ammortizzatori sociali e dei periodi di cassa integrazione”.

Corsa al risparmio
(Fonte: confesercenti.it/ 05.06.2020)
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Come definire meglio e approfondire le attitudini e le “voglie” a tavola.
Cibo e zodiaco, le ricette segno per segno
L’ascendente e i pianeti che ci dominano secondo il nostro tema natale possono assicurarci qualche indicazione su ciò che di buono e bello ci attira tra i fornelli.

Tendenze
Siamo segni di fuoco? Di acqua? Di aria? O di terra? Sapevate che a seconda della nostra appartenenza astrale risultiamo golosi, disponibili e curiosi ad abbinamenti arditi, fini di palato o viceversa pigri ai fornelli, amanti delle sperimentazioni o fissati con la dieta? Ebbene si. Lo zodiaco ci dice tanto sulle nostre attitudini e le voglie a tavola. Certo, i gusti restano tali e molto fanno anche il carattere, le esperienze personali e, ahimè, la mancanza di tempo da dedicare alla cucina. Quel che è sicuro è che le caratteristiche di ciascun segno influiscono sul rapporto che abbiamo col cibo così come l’ascendente e i pianeti che ci dominano secondo il nostro tema natale possono assicurarci qualche indicazione su ciò che di buono e bello ci attira tra i fornelli. Scopriamo quelle maggiormente gradite e quelle che non ci garbano per niente basandoci su cosa dicono le stelle in materia di “alimentazione zodiacale”…
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