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Salerno Economy IX.23 – 12.06.2020

Crisi difficile da risolvere per venire fuori da un contesto socio/economico che non ha termini di paragone con situazioni antecedenti.

Tra ritardi e partite politiche, la ripresa che non parte

Davvero troppe le “narrazioni” alle quali si è preferito attingere, senza preoccuparsi più di tanto delle contraddizioni e delle difficili conseguenze da affrontare. Impelagati in uno dei momenti più complicati e, nello stesso tempo, importanti dell’ultimo periodo.
E’ crisi
Soluzioni difficili
Può capitare, spesso e volentieri, che, quando giunge il momento di rialzarsi e di mettersi in cammino per recuperare quanto si è perso per strada, ci siano sempre attimi di tensione, indecisione e, in non pochi casi, di vera e propria incapacità di valutare con attenzione la strada da percorrere. Si preferisce, in queste circostanze, avviare, invece di stringere i tempi, consultazioni, riflessioni, dibattiti, analisi che - sebbene siano sempre un indicatore importante per arrivare ad una più o meno precisa descrizione di quanto sta accadendo - in buona sostanza non riescono a promuovere una vera e propria visione comune, un’intesa, cioè, basata su quelle priorità che mettono d’accordo tutte (o quasi tutte) quelle forze (politiche, economiche, sociali eccetera eccetera) che rappresentano una comunità. Non sempre è così, ma, intanto, quando si verifica uno stallo sostanziale, ne derivano sempre contesti che alimentano tensioni e contrapposizioni inevitabilmente protese verso scenari imprevedibili, difficilmente catalogabili. Nel nostro caso specifico – localizzato in un’area meridionale che già si mostrava colpita e gravata da non poche emergenze – è abbastanza evidente che mentre stentano a riprendere la loro traiettoria regioni molto ben contestualizzate in rapporti e relazioni economiche (ma non solo) con il resto d’Europa (e del mondo), il livello di rischiosità aumenta di giorno in giorno, come pure diminuiscono le occasioni di pronta ripresa.
(continua)
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Traumatico è stato ritrovarsi come comunità fuori dallo spazio sociale, oltreché fisico, dell’aula.

La scuola tra plexiglas, innovazione e burocrazia

La Fase Tre inizia con la zavorra del “prima” della pandemia. I problemi strutturali e organizzativi sono solo una faccia del problema. L’altra riguarda il senso e il fine che occorre individuare dopo l'emergenza. Le nuove tecnologie non sono il toccasana. Troppi silenzi nella discussione pubblica.
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Rimettere ordine tra i libri
di Mariano Ragusa

E per ultima arrivò la scuola. Ultima nell’agenda del governo e del parlamento, impigliati nella difficile opera di rimettere ordine allo sconvolgimento prodotto dall’epidemia.
Il pacchetto di interventi è giunto al culmine di giornate e sedute parlamentari ad alta tensione. Note le decisioni: il concorso per l’immissione in ruolo dei docenti precari e poi alcune indicazioni generali sulla ripresa dell’anno scolastico a settembre. Orari di lezione ridotti, aule con drastico abbassamento del numero di alunni, lastre di plexiglas come divisori tra i banchi per contenere i contagi. Indicazioni generali sulla cui realizzazione pendono dubbi. Condivisibile l’intenzione: adattare le modalità delle attività didattiche alla difesa da un virus che non è ancora debellato.
Oltre l’emergenza.
Ma è solo questo il problema della nostra scuola? L’impressione è che si stia per perdere l’occasione per una discussione pubblica ampia e senza tatticismi sul modello nel quale i nostri ragazzi si formano. Se la pandemia ha assunto il tratto di un maestro che ha dispensato lezioni a tutti e in ogni campo della vita, cosa ha insegnato, il virus, alla scuola?
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È possibile lavorare coordinando le istituzioni che si occupano di sviluppo del Paese?

Stati Generali? Prima recuperiamo la ragione perduta

C’è il pericolo di una (ri) partenza affrettata, mentre abbiamo bisogno di una profonda riflessione sui processi da avviare: la “Città” e l’“Altra Città” rappresentano la vera infrastruttura di progettazione in area vasta. Solo così si può definire l’individuazione di un ambito territoriale più inclusivo e vicino al cittadino europeo, un autentico luogo dei diritti universali.
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Pasquale Persico
di Pasquale Persico

La pandemia che ancora ci avvolge mette in discussione l’attuale organizzazione dei sistemi urbani, abbiamo bisogno di una nuova visione, un cambio di paradigma. Una definizione ampia di “Altra Città” - con riferimento al tema del “transitorio” nello “spazio urbanizzato” - implica una rivisitazione del concetto di città come infrastruttura complessa dell’abitare e del produrre. Questa infrastruttura complessa, che chiamiamo ancora città, ha perso nel tempo i caratteri di urbanità condivisa dai cittadini, che la definivano come un insiemi di “luoghi” o “ambiti” capaci di mantenere nel tempo una riconoscibilità specifica, spesso coerente con i caratteri ambientali della regione ecologica di appartenenza. Nei territori a forte urbanizzazione la qualità del paesaggio è sconnessa: nella “desiderata e indesiderata città” si produce in maniera crescente il nuovo Pil del mondo, con diversi gradi di disuguaglianza territoriale e sociale; come cambiare direzione anche in conseguenza delle indicazioni che ci arrivano dall’esperienza covid-19? È possibile lavorare coordinando le istituzioni che si occupano di sviluppo del Paese Italia ed immaginare una nuova transizione delle sue città verso “un’altra città” che aiuti lo spazio frammentato a riconnettersi, a rammendarsi fino ad essere riconosciuto come “città più sobria”, con valori diversi, più attenta all’ambiente ed ai beni relazionali emersi come prioritari dalla tragedia appena vissuta?
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L’analisi della situazione dopo il crollo delle vendite che si è verificato nel mese di aprile.

Confesercenti, piano speciale per il commercio

“Cambiare passo sulla burocrazia, accelerando e semplificando le procedure: la liquidità e gli stanziamenti a fondo perduto per le Pmi devono avere disponibilità immediata, insieme all’estensione degli ammortizzatori sociali e dei periodi di cassa integrazione”.
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Corsa al risparmio
“È crollo delle vendite al dettaglio ad aprile, con le conseguenze del lockdown che emergono in maniera sempre più forte e chiara: su base annua dopo la discesa repentina di marzo (-18,4%) arriva il crollo ancor più grave di aprile (-26,3%) purtroppo prevedibile considerando che le giornate di chiusura hanno riguardato l’intero mese”. E’ questa l’analisi di Confesercenti in base ai dati sulle vendite al dettaglio diffusi dall’Istat. “Per alcuni prodotti, in particolare l’abbigliamento (- 83,4%) e le calzature (- 90,6%) - scrive Confesercenti - con aprile si palesa la perdita dell’intera stagione primavera-estate, mentre si verificano anche forti accumuli di scorte. C’è una netta divaricazione tra i prodotti alimentari e non, con i primi che registrano un +6,1% tendenziale e i secondi -52,2%. Le vendite di generi alimentari si sono mantenute positive, i pasti in casa hanno infatti sostituito quelli fuori guadagnando di fatto quote di mercato di bar e ristoranti”. L’associazione segnala anche “una profonda divergenza nelle forme distributive, con i negozi di vicinato che ad aprile hanno segnato un calo delle vendite del 37% mentre la grande distribuzione registra un -16,4%, oggettivamente rilevante ma più contenuto”.
(Fonte: confesercenti.it/ 05.06.2020)
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Come definire meglio e approfondire le attitudini e le “voglie” a tavola.

Cibo e zodiaco, le ricette segno per segno

L’ascendente e i pianeti che ci dominano secondo il nostro tema natale possono assicurarci qualche indicazione su ciò che di buono e bello ci attira tra i fornelli.
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Tendenze
di Maristella Di Martino

Siamo segni di fuoco? Di acqua? Di aria? O di terra? Sapevate che a seconda della nostra appartenenza astrale risultiamo golosi, disponibili e curiosi ad abbinamenti arditi, fini di palato o viceversa pigri ai fornelli, amanti delle sperimentazioni o fissati con la dieta? Ebbene si. Lo zodiaco ci dice tanto sulle nostre attitudini e le voglie a tavola. Certo, i gusti restano tali e molto fanno anche il carattere, le esperienze personali e, ahimè, la mancanza di tempo da dedicare alla cucina. Quel che è sicuro è che le caratteristiche di ciascun segno influiscono sul rapporto che abbiamo col cibo così come l’ascendente e i pianeti che ci dominano secondo il nostro tema natale possono assicurarci qualche indicazione su ciò che di buono e bello ci attira tra i fornelli. Scopriamo quelle maggiormente gradite e quelle che non ci garbano per niente basandoci su cosa dicono le stelle in materia di “alimentazione zodiacale”…
(continua)
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